Probabilmente, il nostro momento preferito di tutto l’anno, ossia la stagione estiva di concerti, resterà un sogno…
Rinviati, e nelle realtà più piccole addirittura cancellati, tutti i concerti e gli eventi culturali. Neanche il primavera sound, potrà festeggiare il suo ventesimo compleanno in questo infelice 2020.
Ma quindi? Si faranno i concerti ognuno rinchiuso in una capsula di vetro o dentro una piazzola stile campeggio? Ci dobbiamo accontentare e vivere anche quei momenti attraverso uno schermo? Ma a livello politico qualcuno ci sta pensando o sono troppo presi a cercare un nuovo modo per scaricare la responsabilità sul rispettivo avversario?
Non voglio mettere ansia a nessuno e non voglio far venire il magone a chi sta riguardando le foto delle scorse stagioni estive… Ma queste domande io me le sono fatte, durante la chiusura totale e continuo a farmele.
Ho pensato, soprattutto, alle realtà più locali, quelle dove trascorriamo la maggior parte dei weekend di tutto l’anno. E per questo abbiamo voluto dare spazio e voce a Simone Castello, direttore artistico del Circolo Ohibò. Un circolo indipendente che negli ultimi anni è cresciuto molto, facendo esibire importanti nomi della scena italiana.

Ciao Simone! Prima di tutto come stai? Per come potrebbe sentirsi un operatore della musica oggi, in tempi di covid-19…
Ciao Den e un saluto a tutti i lettori di Save The Tape! Fortunatamente sto bene, che è già una gran fortuna oggi come oggi.
Per quanto riguarda l’umore invece, è decisamente altalenante: passo da momenti di grande entusiasmo per gli stimoli dettati dalla creatività a cui sto cercando di dare spazio per trovare nuove idee e nuove soluzioni per rispondere a questo momento disastroso, a momenti di sconforto in cui i pensieri prendono il sopravvento e tutto diventa più faticoso… In generale però, per ora, riesco a mantenere un buon equilibrio e a far prevalere la fase di presa bene dai!
Com’è stata la situazione del Circolo Ohibò fino ad oggi?
Quali iniziative sono nate durante il lock-down e che progetti si stanno portando avanti
Ad oggi, per il Circolo Ohibò, abbiamo preferito mantenere un profilo basso, lasciando spazio alle comunicazioni e attività legate all’emergenza sanitaria, ma non ci siamo mai fermati. Abbiamo tante idee in cantiere che stiamo cercando di attuare grazie anche ai nostri partner (DICE su tutti, sicuramente) e non vediamo l’ora di tornare ad offrire ai nostri associati, e a chi curiosa tra i nostri canali online, dei contenuti di qualità culturali e di intrattenimento.
C’è stata, per caso, una qualsiasi forma di aiuto nei confronti di Ohibò?
Per il momento no. Lato governativo non è ancora chiara la situazione per realtà come la nostra, anche se rimaniamo fiduciosi sul fatto che ci sia la possibilità di esser considerati sia a livello locale (Comune di Milano, Fondazioni varie, bandi, ecc..) che nazionale (sostegni per il terzo settore). Come detto, noi per ora abbiamo mantenuto un profilo basso e stretto i denti. Vorremmo però tornare protagonisti al più presto e per farlo sicuramente avremo bisogno del sostegno di molti.
Cosa ne pensi delle iniziative sul web: dal concerto virtuale di Travis Scott su Fortnite, alla versione Isolation della Boiler Room. Sono cose che fanno bene o sminuiscono la diffusione della cultura musicale?
Penso semplicemente che (rispetto agli esempi che mi hai proposto) siano cose che si adattano alla nostra contemporaneità, ma in senso assoluto, quindi non solo legate allo scenario attuale che sicuramente è totalmente inedito e tuttora imprevedibile e che ha ribaltato completamente le abitudini di tutti.
In tutta sincerità penso che quello che sta succedendo in questo momento stia solo accelerando alcuni processi che sicuramente andranno a creare delle nuove opportunità. Nel futuro prossimo alcuni nuovi servizi che si stanno sviluppando e diffondendo oggi, andranno ad integrarsi all’offerta a cui siamo abituati, ampliando così le possibilità per realtà come la nostra.

Sono state fatte delle “dimostrazioni” di come potrebbero svolgersi i concerti: in modalità drive-in, ognuno dalle proprie macchine.
Questo è un discorso che può certamente essere fatto per chi ha ampi spazi (ippodromi, parchi, ecc.); ma per i circoli indipendenti di medie dimensioni, come Ohibò?
Innanzitutto il discorso drive-in mi fa davvero impazzire!
E non lo dico perché dirigo l’associazione culturale Ohibò, un circolo di medie dimensioni, ma perché sono anni che si sta lottando per sensibilizzare sul tema della sostenibilità e dell’impatto che si ha sull’ambiente (che sta tra l’altro particolarmente a cuore proprio a chi produce concerti) da parte dell’ambito musicale in generale e di luoghi come il nostro, e quindi non riesco a concepire davvero che l’unica soluzione che ad oggi si è stati in grado di fornire sia l’ammucchiare persone dentro le proprie auto a vedere dei concerti. Attività tipica, tra l’altro, degli anni ’50 – ’60, alla faccia del progresso!
Penso, e spero vivamente, che ci si possa sforzare un po’ di più per trovare soluzioni più sensate. E se proprio non ci saranno, meglio ragionare su dei piani B piuttosto che mandare a quel paese buona parte degli sforzi attuati finora per provare a salvaguardare il pianeta…
Che aspettative hai dal futuro?
Sia per quanto riguarda il riconoscimento della categoria che per tutto l’indotto musicale, un po’ sottovalutato dalla politica…
Non nutro grande fiducia nella politica in generale, ma penso che le soluzioni arriveranno anche per chi come noi è un po’ in fondo alla catena alimentare in questo momento, l’importante è attivarsi e rimanere sul pezzo.
Per quanto mi riguarda, tendenzialmente sono un ottimista, forse perché ho imparato a costruire partendo da me stesso. Una crisi diventa un’opportunità, un problema sprona a trovare possibili soluzioni; ingegnarsi è l’unica cosa che si può fare e penso che si debba appunto partire sempre da sé stessi e non sperare che arrivi la manna dal cielo. Questo non vuol dire che non sia necessario farsi sentire e valere con chi di dovere ricordando la propria posizione e ruolo nella società, ma non ci si può limitare a quello.
Credo che, come già detto, da questo momento così cupo possano nascere delle possibilità e che sia necessario essere caparbi e continuare ad impegnarsi credendo nelle proprie visioni, facendo squadra con chi dimostra di essere sulla stessa lunghezza d’onda, rimboccandosi le maniche e trovando nuove soluzioni!
Commenti
5 risposte a “COME STA CHI LAVORA NELLA MUSICA OGGI? NE ABBIAMO PARLATO CON SIMONE CASTELLO DEL CIRCOLO OHIBÒ”
[…] Come vive un artista come te, che ha fatto dei concerti uno dei punti fermi della propria crescita artistica, la prospettiva di un’estate senza live? […]
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