Doveva uscire questa primavera, ma Forever, l’esordio solista di Francesco Bianconi, è slittato in autunno. I due singoli Il bene e L’abisso ci anticipano qualcosa dell’album
Il bene prima, e L’abisso poi, rappresentano il ritorno, prepotente, della poetica musicale di un autore che non può lasciare indifferenti: Francesco Bianconi. Le scelte sono due: o ti infastidisce e cambi canzone, o arrivi alla fine, ti senti intontito, e lo riascolti. E poi via in modalità Inception verso nuovi orizzonti di introspezione alla ricerca del senso delle emozioni che senti muoversi dentro.
Ci eravamo lasciati con due album «schifosamente pop», per usare una citazione di bianconiana memoria. L’amore e la violenza Vol. 1 e Vol. 2 avevano fatto intendere a chi ha seguito i Baustelle fin dall’inizio che qualcosa si stava esaurendo, che un ciclo florido e fruttuoso fatto di attesa e asticella spinta sempre più in alto, era ormai concluso.
Non era da loro uscire con due album in due anni, sapendo che nel frattempo c’era stato praticamente solo il tour. Non era da loro diluire così tanto i contenuti per canzoni che sì, rappresentavano la loro identità, ma anche no. E così era arrivata la pausa di riflessione, come nelle relazioni più sincere, dove entri nella quotidianità e monotonia e senti che non ci sono più gli stimoli giusti per poter essere sé stessi.
Due anni dopo, è il momento di Forever, il primo progetto solista di Francesco Bianconi, uscita prevista primavera 2020. Vent’anni dopo il Sussidiario illustrato della giovinezza, e su questo dettaglio ci torneremo fra poco. Poi però si è messa in mezzo la pandemia, e per un animo emotivo come quello del cantautore milanese, questo dettaglio non poteva lasciare indifferenti. Così ha scritto sul suo profilo Facebook, pochi giorni prima di comunicare il rinvio dell’uscita dell’album in autunno.
Questo è Francesco Bianconi: mettersi ripetutamente a nudo, in discussione, utilizzando una dialettica a metà tra il quotidiano e l’aulico. Ed è per questo che il riferimento al Sussidiario, uscito vent’anni fa, non è casuale. Nella musica dei Baustelle si è respirata, vissuta, condivisa la crescita di tutti i protagonisti. In primis la scrittura, ma anche la maturità del pensiero e quella ricerca di misticità che quasi può essere chiamata fede.
I Baustelle hanno sempre fatto quel tipo di musica in grado di portare cultura, quella cultura che ha contraddistinto la fortuna di altri cantautori come Franco Battiato. La missione? Godere della bellezza di sentire cantar persone usando parole come «Voglio vederti danzare/ Come i dervishes turners che girano / Sulle spine dorsali / O al suono di cavigliere del Katakali».
E in Forever, il progetto solista di Bianconi, tutto questo non poteva che elevarsi all’ennesima potenza. E così, ecco che si comincia con il primo singolo: Il bene. Un accordo, una nota di pianoforte, e la voce arriva: «Non è tempo di cantare, alterare la realtà, però anche Schopenhauer scrisse di felicità». Che il velo di Maya fosse stato squarciato, lo sapevamo dai tempi della Cometa di Halley affidata all’avventura sanremese di Irene Grandi, ma quel che ne è uscito è «un nichilista come tutti gli altri ormai», un nichilista innamorato.
Questo continuo alternare racconto del quotidiano e trascendenza è un gioco al quale si presta spesso, come quando canta «E tracanno una birretta presa nel Bazar indiano mentre penso a quanto è inutile parlare ancora di umana comunità». Poi tocca alla perla da saggio di filosofia, snocciolata con una velocità degna delle pubblicità dei medicinali che elencano il foglietto illustrativo: «Ma ogni agricoltore dato il tragico disboscamento della Russia, ha il dovere di piantare almeno un albero e curarlo con la fede la conoscenza e la verità».
Si potrebbe stare ore a parlare di questo verso ma, insomma, si è fatta una certa e bisogna essere capaci di essere ermetici tanto quanto lui, o almeno provarci. E così condensiamo tutto, arrivando a quella che è la vera svolta di questo primo singolo. Vent’anni fa, nella Canzone del parco, i Baustelle cantavano «Domani è lontano se mi ami ora», oggi Bianconi osa e lo fa un bel po’, a tal punto da cantare per tutta la canzone «Non dirlo a nessuno che quest’uomo cerca il bene», per poi cedere lasciarsi andare a quello slancio di felicità schopenhaueriana e dire «Scriviamolo sul muro che staremo sempre insieme, e non dirlo mai a nessuno che Francesco cerca il bene». Un segreto tra di noi, tranquillo Francesco: è al sicuro.
Con L’abisso arriva il secondo capitolo di quello che sarà Forever. Un inizio sempre dettato da pianoforte e archi, un suicidio invernale, e un nuovo diario della psicanalisi bianconiana. «Conosco bene gli uomini, racconto i loro demoni, ma non riesco a vivere coi miei». Ma non si ferma qui: cinico sì, ma non arrendevole. Difficilmente lo si vedrà sorridere, ma non si può negare l’ironia sottile di Bianconi che arriva quasi a sorpresa in una canzone così buia: «Le ho provate tutte: psicofarmaci, dottrine, psicanalisi, preghiera ed altri sport. Son diventato padre, re di Francia, Casanova, respirato, preso botte, fatto box. Eppure non riesco ad affrontare il Leviatano ad invitare a cena Babadook».
E anche con Babadook potremmo stare a parlare ore. Ed è esattamente quello che adoro di questi lavori: le citazioni che permettono collegamenti che completano il senso del tutto. Ma qui testo e musica si fondono con un gioco che emerge solo se davvero stai ascoltando, e non solo sentendo la canzone. Nel momento in cui il cantante scende nell’abisso, le ottave si alzano, Bianconi azzarda addirittura qualche acuto, ed è esplosione di archi e musica, quasi come nel Testamento di Appino. Dove per tutti l’abisso significa scendere, per il cinico Bianconi scendere nell’abisso vuol dire elevarsi.
Le sonorità si alternano tra momenti in cui sembra di sentire lo spin off di Fantasma (merito di quel geniaccio di Enrico Gabrielli), ed altri in cui non puoi che dire Ehi, questi non sono i Baustelle. Esatto, non sono i Baustelle: è Francesco Bianconi che cerca il bene. E non ho mai pensato di arrivare a dire che non vedo l’ora che arrivi l’autunno. Tutto grazie a Forever.
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