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C’È CHI «DICE» FUTURO: LO STREAMING DI VENERUS APRE LE PORTE A UNA SFIDA DA VINCERE

Venerus chiude la Milano Digital Week in uno dei primi live in streaming a pagamento della storia italiana. Lo fa al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, luogo simbolo dell’innovazione in città. Mentre in America il Falcon 9 della SpaceX faceva la storia degli Stati Uniti, Dice faceva quella del nostro paese. Il paragone sembra inclemente sugli orizzonti tecnologici delle due realtà, ma non è certo questo il focus. Diciamo che il punto di incontro sta nella sfida che questi due momenti rappresentano. Con il Falcon 9 gli Usa cercano l’indipendenza dalla Russia nei voli spaziali, aprendo le porte ai privati, con il live di Venerus l’Italia cerca di vincere la battaglia culturale contro coloro che considerano inutile pagare un biglietto per un concerto online.

Il tutto avviene nella Milano dove, in quello stesso giorno, i gilet arancioni guidati da Pappalardo invadono goffamente piazza Duomo, all’urlo di libertà, lira italica e complotti sanitari. Nella Milano che ospita, poche ore prima dell’esibizione di Venerus, la manifestazione (molto più ordinata e organizzata) dei professionisti dello spettacolo. Quelli invisibili, quelli rimasti fermi per primi e attorno ai quali si sta pensando non solo a una ripartenza, ma anche a una legge che ne tuteli i diritti di professionisti. 

Ecco, in questo contesto Dice lancia la sua sfida per prima: i live streaming a pagamento. Ce ne saranno altri, non saranno gli unici, ma intanto un primo passo è stato fatto. E pensare che uno dei motivi per cui questa formula ha tardato ad arrivare è che il dibattito ruota intorno alla possibilità di rendere non condivisibili i codici d’acquisto, lascia intendere quanto sarà difficile far passare il messaggio che pagare un live non solo è giusto, ma non provoca irritazione. Nel paese dei profili Netflix e Spotify condivisi, dei pezzotti per crackare Sky, del tarocco Made in Italy, Venerus ha aperto le porte a una soluzione che non vuole essere un’alternativa ai concerti dal vivo, ma uno strumento in più che apra le porte al futuro. E il risultato è un successo: 1000 biglietti venduti (e chissà quanti utenti hanno condiviso lo schermo nella stessa casa). Un dato che fa davvero ben sperare per il futuro.

sito dice.fm

Iscriversi alla piattaforma di Dice è semplice: numero di telefono, mail, geolocalizzazione, sincronizzazione a Spotify, carta di credito (o GooglePay/Apple pay) e il gioco è fatto, con buona pace di tutti i demonizzatori di Immuni e affini. Se si vuole un prodotto performante, in grado di incontrare i nostri gusti, si deve permettere di lasciarci targettizzare. E anche in questo caso, come per i biglietti a pagamento per gli streaming, si sopravvive senza eritemi. 

Ma questo vuole essere un live report e, dunque, veniamo al live. La portata artistica di Venerus è a 360 gradi. Presenza scenica, trucco, vestito, piano, voce, fiati. Si parte da Non ti conosco per rompere il ghiaccio, un sospiro e la frase di benvenuto: «Amici, siamo in diretta. Siamo qui riuniti per provare a ricordarci cosa vuol dire suonare insieme».
Tocca poi a Al buio un po’ mi perdo, Altrove e la nuova Canzone per un amico, uscita lo scorso 23 aprile.

Venerus durante lo streaming su Dice

La qualità video è impeccabile, la possibilità di proiettare lo schermo alla televisione, amplificato con un impianto pensato apposta per la musica, è un piacere per occhi e orecchie. È questo l’ulteriore plus rispetto a una diretta su Facebook. La qualità è decisamente superiore, con il vantaggio di una regia di professionisti, e dettagli che emergono maggiormente. Poi ogni tanto magari i cambi camera sono un po’ grezzi, il gioco fuori fuoco/ messa a fuoco è rallentata, ma insomma, l’esame è decisamente superato.

Resta un vuoto, enorme ed incolmabile, che conferma una volta di più come questa soluzione non vuole sostituire la musica dal vivo: il cambio strumento, o la fine di una canzone, ha il silenzio. Niente applausi, niente boati, niente rumori. È il rumore del silenzio: il valore aggiunto del pubblico. Lo dice anche Venerus sul palco: «Mi piace immaginare che ora parta il boato e gli applausi. Perché spero che vi stia piacendo».

IoxTe e Forse ancora dorme chiudono questa performance, tra gli applausi di artisti sul palco e tecnici. È la vittoria di tutti, il risultato è stato portato a casa, tutti contenti. La musica è tornata a lavorare, nella legalità, e con il pagamento di tutti i professionisti retribuiti. È la gioia di chi ha sofferto per mesi e ora vede uno spiraglio. E in una estate fatta di capienze non chiare, questo può essere uno slancio ulteriore per rendere sostenibile un evento. E quando tutto tornerà alla normalità, gli streaming potranno essere un affiancamento vincente per ampliare ulteriormente il proprio pubblico. È una sfida tutta da vincere, ma l’inizio è una promozione a pieni voti.