DEEP DIVE TRACKS: Jacopo Gobber – 20 Anni di Manicaretti

“20 anni di manicaretti” è un salto nel proprio passato, la scelta di raccontarsi in modo non convenzionale: il nuovo LP di Jacopo Gobber è una vera e propria raccolta antologica che ripercorre due decenni di musica del poliedrico musicista veronese mettendo insieme brani fin qui mai ufficialmente distribuiti. Un viaggio lungo 20 brani, che alterna trip psichedelici a riflessioni sarcastiche; Jacopo mette in mostra un pop stravagante ed ironico, alternandolo ad incursioni dal sapore vintage (“Kappaò”) ad episodi più profondi (“Mammiferi dell’acqua”). Un album dal respiro ampio e dal sound variegato, pronto a lasciare a bocca aperta e a divertire.

PAPAVERI GIALLI
Anche se sembra un testo lisergico in realtà quando l’ho scritto ero a Treviso e stavo cercando di imboccare l’autostrada per tornare a casa. Ai tempi solo i ricconi avevano i navigatori GPS, TomTom, ecc.. Quindi, distratto dalla persona che mi parlava in macchina, mi ritrovavo sempre in questo laghetto e campo di papaveri. Probabilmente il pellicano era in realtà un gabbiano e i papaveri erano rossi ma per il resto è solo una canzone descrittiva (più che immaginativa). Musicalmente cercavo di fare un brano quadrato e compatto o perlomeno che fosse così il ritornello: con 3 accordi semplici e un refrain easy listening alla Buddy Holly.

KAPPAÒ
Mi ricordo che il riff di chitarra mi ricordava “Day Tripper” dei Beatles, allora per rovinarlo un po’ ho sostituito la chitarra con dei colpi di clacson. Il giro di organo invece mi ricordava una pubblicità dei pannolini. È una canzone bizzarra, molto naïf, con parti leggere e colorate e altre più incespicanti come lo stacchetto robotico in 7/4 alla Talking Heads.

METAMORFOSI
Questo brano nasce da un riff di chitarra di una canzone del mio amico Daniele Furia che poi da quel riff aveva sviluppato una canzone completamente diversa che continuava a cambiare. A me in realtà piaceva solo il riff allora ho chiesto se potevo usarlo. L’ho moltiplicato 1000 volte ed è venuto fuori il pezzo: una cantilena infinita che segue la melodia. Per il testo non ho fatto altro che cercare “metamorfosi” sul vocabolario e leggere quello che c’era scritto. Anche la produzione è immediata: avevo appena comprato un Apple Powerbook, una scheda audio e un microfono e ho registrato tutto al volo, in 2 ore avevo già la canzone cucinata (anche se qualcuno potrebbe dire che è ancora un po’ cruda…).

NON C’ENTRA NIENTE
Questa è stata scritta dopo che una ragazza aveva un po’ chiuso con me dicendomi: “noi viviamo in parallelo”. Allora mi ero immaginato queste due vite all’opposto, però con questa speranza finale: anche la pianta che ho dentro la finestra di casa resta dentro, ma un po’ si allunga verso il sole riuscendo in qualche modo ad uscire dalla finestra; quindi come succede alla pianta “spero che per un po’ non vivremo in parallelo”. Musicalmente la prima parte l’avevo composta quando avevo dodici anni sulla mia prima Casio comprata al supermercato. L’assolo finale ancora adesso mi ricorda la sigla della soap opera “Beautiful”.

HAI RAGIONE TU
Dopo che avevo ascoltato “I Got the line on you” degli Spirit, volevo anche io scrivere un pezzo rock ’n’ roll come quello e quindi ci ho provato ed è uscita questa. Per il testo mi ricordo che ascoltando la canzone “Candy and currant bun” di Syd Barrett mi aveva spiazzato la frase “non parlarmi, fatti solo fottere”, anche perché nel resto della canzone parla solo di dolci e caramelle come fosse un bambino.

MCDONALD’S
È una canzone pro-contro McDonald’s: la maionese è stata gratis quindi perché vi lamentate? Ma intanto pagatela (e costa sempre di più!). Vista in termini manageriali è drammatica considerando che il McDonald’s continua a sfornare nuovi panini che non durano più di un mese. Musicalmente l’idea è quella di creare un finto jingle pubblicitario per la golden age del McDonald’s (anni ’80).

È ARRIVATO L’ARROTINO
Come si dovrebbe evincere dal testo, è un canzone contro l’arrotino che mi sveglia alle sei di mattina dovunque io vada. Ma non è solo questo, quando l’ho composta stavo scrivendo anche la tesi di laurea sui jingle pubblicitari, e facendo varie ricerche è venuto fuori che i primi jingle nascono proprio dai gridi dei venditori di strada, quindi il brano vorrebbe essere sia contro l’arrotino sia un jingle a suo favore (un po’ come per il McDonald’s).

BIANCO & NERO
È una canzone in bianco e nero, anche musicalmente: c’è la parte dove è tutto pieno e compresso e poi tutto di colpo si svuota e diventa bianca. Nel testo intendo dire che è la dinamica che ti fa percepire le cose: quando va tutto bene in realtà non c’è nulla che va bene perché non hai un altro piano di confronto. Quello che vorrei in realtà è tutta la profondità che c’è tra il bianco e il nero.

PISCIARSI SULLE SCARPE
Questa è tratta da un episodio di vita vissuta! Contrariamente a quello che si può pensare non l’ho scritta pensando a “Piede sulla merda” di Bugo, quando l’ho scritta non sapevo chi fosse Bugo, piuttosto credevo di fare un pezzo alla Tricarico ma con il mio stile più punk e acido. Mi ricordo che il suono della batteria l’avevo registrato dal cellulare che avevo ai tempi un LG 8000i, mentre per il suono del basso mi sono affidato ad una fantastica tastiera Bontempi. Livello 1-2-3 invece sono frasi registrate dal Dotto conta-parla, un giocattolino della Texas Instruments.

PIUTTOSTO CHE GUIDARE
Guidare è un tale rischio che il cane abbandonato dovrebbe addirittura ringraziare il padrone! Musicalmente l’intro mi ricorda molto “Globe Alone” dei Blur, non l’ho fatto volutamente ma ho ascoltato moltissimo tutti gli album dei Blur quindi è andata così, Vostro Onore. Il modo di cantare più leggero del solito mi ricorda invece Battisti. In pratica è una canzone alla Battisti con il suono di “Parklife” dei Blur.

CONCORSO COMUNALE
Nel testo, anche se sembra che voglia dare ragione a Brunetta, volevo semplicemente raccontare la storia di un ammanicato che sente di aver fatto il concorso comunale a caso ma poi inspiegabilmente si ritrova primo in graduatoria. Musicalmente volevo che fosse una specie di jazz-grunge con contrabbasso, filicorno e spazzole ma anche con chitarre elettriche e noise.

ACCALAPPIACANI
Pensavo ad un accalappiacani ribelle che acchiappasse gli accalappiacani. Ho un po’ la fissa da sempre per gli specchi, le matrioske… In pratica è come un carabiniere che va a dare calci in culo ai carabinieri e a tutte le altre categorie che non gli stanno simpatiche. Il fatto che dopo che dico accalappio ci sia un elenco di parole, mi ricorda un po’ “Word Song” di Syd Barrett. Il giro di basso invece ricorda il finale di “Elektrobank” dei Chemical Brothers, poi c’è un synth che sembra un gatto che fa maow e uno stacchetto assurdo che dici: “e ora dove son finito, alle Hawaii?!”

DIRIMPETTO
Questa, in breve, è come una confessione di essere diventato metereopatico: di cercare di farsi abbracciare dall’ambiente fino a diventare l’ambiente stesso. Musicalmente c’è qualche bending alla Jimi Hendrix, una linea vocale alla Lindo Ferretti, un bouzouki, un chorus alla “Black Hole Sun” e un synth finale che suona come uno scarafaggio insediato nel muro.

IL PIANISTA
Il testo non è molto ermetico, mi è venuto in mente quando un pianista che doveva suonare in Piazza Bra a Verona è stato rimandato a casa perchè faceva troppo rumore (?!) e ho pensato “ma adesso che ci fa con questo pianoforte a coda, se lo deve portare sempre dietro?” O magari è la sua casa… Per la melodia ho voluto cantare delle frasi a caso su un accordo fisso e le ho montate insieme dopo per provare a vedere se ne usciva una melodia. La musica è parecchio tetra, l’inizio mi ricordava “Lorca” di Tim Buckley, allora ci ho inserito anch’io una sveglia prima di iniziare a cantare… È un po’ jazz e un po’ glitch… Il glitch l’ho fatto registrando gli scoppiettii di un vinile impolverato e tagliuzzando un pianoforte.

CANZONE PER FARE SOLDI
Questa fa talmente vomitare che è perfetta per quello che volevo dire: volevo interpretare una specie di cantante della trasmissione Amici. Forse dovevo interpretarlo più da pivello lobotomizzato ma allora sarebbe venuta fuori troppo alla Elio e a me non fanno impazzire le grasse risate preferisco che sia un po’ meno sottolineata.

LA MENTE VEGLIA
Il testo è meno fantasioso di quel che sembra: c’è stata una notte in cui sognavo e nello stesso tempo vedevo me stesso a letto che sognava, come se la mente fosse uscita dal corpo e vivesse per conto suo… La mattina dopo ero stanco come se non avessi dormito (non avevo assunto sostanze pericolose o funghi con strane macchie). Ho poi scoperto che poteva trattarsi di OOBE, “Out-of-body-experience”.

NATALE E PUBBLICITÀ
La chiave del brano è questa: ma perché a Natale ci si sente in dovere di essere più buoni e di comportarsi bene e gli altri giorni no? Voglio dire, se si riesce a farlo il giorno di Natale lo si potrebbe fare anche nei restanti 364 giorni, giusto? Anzi, la sfida è proprio questa: comportiamoci bene 364 giorni all’anno e il giorno di Natale massacriamoci come nella serie tv “The Purge”.

NIENTE È STATO SCRITTO
Il senso del testo è quello di voler demistificare la frase “niente è stato scritto” che ogni tanto si sente dire, come per intendere: non c’è un destino, sei tu che ti fai il destino… Bah, stronzate!
Non voglio dire che ci sia un destino, ma che non c’entra nulla destino o merito, e nemmeno fortuna e sfortuna, ma che il senso di vivere o del fare per me è passare del tempo, null’altro. La musica è abbastanza semplice, ho cercato di mischiare il rock con la dance, il pezzo parte con un cut-off come nei dj set più buzzurri, e nella parte centrale ho cercato di fare un muro sonoro con chitarre e synth tipo “Everlasting Gaze” degli Smashing Pumpkins (non essendoci riuscito, mizzeca quel pezzo ha un power incredibile!).

MAMMIFERI DELL’ACQUA
Il mio libro preferito quando ero piccolo era “Animali di tutto il mondo” e il mio animale preferito era la balenottera azzurra, semplicemente perché era il più grande. Nel libro veniva spiegato che questo animale canta dei temi musicali con le sillabe kra, çırp, yum. Nel brano mi sono immaginato che le balene cantassero per apatia/depressione, cantando per passare il tempo. Ho cercato di ambientare il brano sott’acqua, anche giochicchiando con il suono, creando con il panning delle onde continue che si muovono da un auricolare all’altro.

TRUCEBALDAZZI
Il brano nasce dal disgusto provato scrollando tra i video di YouTube e Instagram dei nuovi artisti indie, durante i vari lockdown del 2020-2021. La scintilla che ha fatto nascere il brano è stata quella della sensazione di totale perdita di autenticità nei nuovi artisti definiti indipendenti. Mentre guardando i video che postava il buon Trucebaldazzi, anche se la sua musica è terribile, ritrovavo quell’autenticità che stavo cercando. Musicalmente è venuto fuori quasi un pezzo hip hop come stile vicino alle prime produzioni dei Beastie Boys.

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