Anticipato da “Volume uno”, “Antenne” è il nuovo album di Gato Tomato interamente prodotto da Crookers, una scarica di energia che rompe le regole del panorama musicale italiano: un mix di elettronica, urban e sperimentazione dove ironia e introspezione si fondono in maniera indissolubile. Nei quattordici brani, Gato Tomato affronta temi come amicizia e sfide quotidiane, offrendo uno sguardo sincero sulla vita urbana, invitandoci a vivere con leggerezza, senza perdere il contatto con le emozioni più profonde.
Gato Tomato non è un rapper, ma nemmeno un artista pop: abbiamo fatto una chiacchiera con il cantante mascherato e ci siamo fatti raccontare di più sul suo progetto e sul nuovo album “Antenne”.
Leggi l’intervista per Save The Tape:
Il tuo nuovo album “Antenne” è un mix potente di elettronica, urban e sperimentazione.
Quali sono state le tue principali influenze musicali e come queste reference hanno segnato il tuo percorso creativo?
Mi piace parecchio il rap (italiano, americano, francesce e inglese con le sue declinazioni grime), il cantautorato italiano, il raggae e la dance anni ‘90. Da questi generi ho preso dal punto di vista della scrittura e dell’interpretazione viscerale: metafore, giochi di parole, pause, interpretazioni viscerali, onomatopee.
Ci sono artisti che hanno avuto un forte impatto nella costruzione di questo progetto?
Tutti e nessuno. Ovviamente, in modo conscio e non, prendo spunto da determinati artisti… Ma spero poi di trovare una chiave personale di rielaborazione e filtro rispetto a queste ispirazioni. Per sparare qualche nome istintivamente (non in ordine di importanza): Ivano Fossati, Obie Trice, Amy Winehouse, Enzo Jannacci.
Molti dei brani in “Antenne” affrontano temi come amicizia e le sfide quotidiane, mescolando ironia e introspezione: come riesci a bilanciare queste due anime nella tua musica?
Non ne ho idea, seguo il flusso dei pensieri facendoli partire dalla bocca dello stomaco. Inevitabilmente mi trovo a parlare di cose che ricordo, sento o vedo. Sono contento che arrivi una sorta di bilanciamento anche perchè spesso ciò che mi viene fuori parte da un disequilibrio.
Cosa speri che arrivi a chi ascolta da questo equilibrio tra sarcasmo e riflessione?
Non ho particolari intenti in termini di convincimento o influenza altrui. Mi piace pensare che una persona possa trovare nelle canzoni (in generale, senza parlare delle mie) ciò che vuole o che sente più vicino alla propria sensibilità ed esperienza. A parte ciò, mi stuzzica l’idea di poter strappare una risata dolce-amara qua e là.
L’intero album è prodotto da Crookers: come è nata l’idea di lavorare insieme e come avete combinato le vostre visioni artistiche?
Crookers mi aveva scritto qualche anno fa e avevamo fatto qualche sessione in freestyle. Erano venute fuori delle canzoni rap che però non ci convincevano fino in fondo. Dopo esserci rivisti a luglio 2023 è partito il percorso che ha portato in modo naturale ad “Antenne”.
Credi che la musica possa aiutare a ritrovare quella magia perduta di cui parli o è più uno strumento per fare i conti con una realtà diversa da come ce la immaginavamo?
Ero convinto della prima, ma alla fine mi sa che è più come la seconda.
C’è un brano dell’album a cui ti senti particolarmente legato? Se sì, cosa rappresenta per te?
“UDM (Uomo di merda)”, che rappresenta il potere degli esami di coscienza finalizzati al cambiamento.
Hai recentemente portato dal vivo l’album sul palco del Biko a Milano: com’è il tuo approccio alla performance live?
Concentrazione, selvaggità e scambio attivo col pubblico. Mi piace divertirmi per poter divertire.
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