Questo settembre è uscito Holidays, il nuovo singolo di EXWYFE che è proprio una boccata d’aria fresca per una visione nuova di electro made in Italy.
Emanuele Ferretti, in arte EXWYFE è nato a Reggio Emilia e la subcultura emiliana gli ha dato modo di conoscere realtà interessanti in ambito artistico e musicale, non sempre popolari a tutti, e non per forza esclusivamente made in Italy. Nel 2019 il primo incontro con Cane Nero Dischi, che punta sulle tracce nate da questa collaborazione. La prima uscita è il singolo Skinny Dog, dall’album Butter di prossima uscita, dal quale il secondo estratto è stato Microphones e a cui ora segue Holidays.
EXWYFE ci è piaciuto subito perché è un artista a tutto tondo (se non ci credete, date un’occhiata al suo profilo instagram). E proprio per questo gli abbiamo chiesto di presentarci il suo progetto e le sue canzoni attraverso tre disegni. Ecco quello che ci ha detto.
SKINNY DOG
Questo brano resterà per me come il simbolo di una vera svolta. Quando l’ho scritto ero in un momento di crisi, quei periodi in cui sia creativamente che umanamente ti senti messo alla prova. Ricordo ancora che faceva più freddo del solito a Milano, ed io sentivo il bisogno di stare completamente da solo. In quella fase devi buttare fuori qualcosa, perché è come se dovessi espellere del veleno, e stessi cercando un modo per liberartene. Non toccavo uno strumento da mesi. Mi azzardai a prendere in mano la chitarra e mi misi decisamente a lagnare in modo impacciato e incomprensibile, finché non arrivò quel bridge. Da lì è partito tutto il brano. In quel periodo ascoltavo molto synth pop, ero in fissa con SZA, Frank Ocean, quindi pensai a un cantato che mi ricordasse quelle sonorità, che ancora non ero riuscito ad amalgamare del tutto alle mie. Poi con Giacomo Carlone, il mio produttore, abbiamo creato tutta la dinamica che a mio avviso è l’elemento più accattivante del pezzo.
Il testo parla della fine di una relazione clandestina, quelle storie che si prolungano nel tempo, ma di cui non puoi mai raccontare nulla per non mettere nei guai l’altra persona. Ci sento tutta la rassegnazione nell’affrontare un finale, mantenendo la calma e la maturità che ho dovuto apprendere con l’esperienza. Del resto questi legami nascono già con la consapevolezze che un giorno cadranno a pezzi, proprio mentre li stavi abbracciando più forte.
Icona del brano potrebbe essere Cody, che è un tipo super street, fissato con l’hip hop, e tutto quello che nella cultura americana ha seguito l’RnB. È l’amante cronico di qualcuno, e si perde sempre in situazioni che lo mettono alla prova.
MICROPHONES
Quando ho composto questo brano volevo ricreare la sensazione di una corsa notturna per le vie di Milano. È un pezzo cupo e con evidenti rimandi alla techno, ma senza tralasciare l’aspetto melodico che mi caratterizza sempre. É stato il primo brano su cui io e Giacomo Carlone abbiamo lavorato ed è rimasto intatto così, come nelle prime produzioni. Volevamo ricreare un andamento che, pur essendo ballabile, mantenesse un’atmosfera intima e ovattata un po’ alla The Blaze. C’è molta rabbia in questa traccia, ma si parla di un sentimento controllato, consapevole, molto fiero, di cui il drop è forse la maggiore espressione.
Il testo è riferito a tutti quelli che sentono il bisogno di dare una loro opinione su di te, andando dritti a un pregiudizio, senza analizzare il tuo contesto e puntando solo sulle tue debolezze. Oppure c’è chi critica reagendo a una presa di posizione dimostrando una totale indifferenza, che forse, può essere anche peggio di un’ aggressione. Non resta che farsi forza e difendere al meglio la propria idea, sapendo che quelli continueranno a cantare per sempre nei loro microfoni super amplificati. Ma applicando il giusto pitch a una voce si può ridimensionare tutta la sua spietata efficacia.
È sicuramente il brano di Burt, che adora attraversare la città sulla sua auto, da un club all’altro, in totale simbiosi con la musica. Al suo lato insicuro contrappone un aspetto aggressivo, e tende sempre a ricercare la carica alzando il volume mentre viaggia da solo.
HOLIDAYS
Dei brani che finiranno nel disco, questo è sicuramente uno dei primi che ho scritto. Era pensato per una band indie che avevo in precedenza e nella sua prima stesura si presentava come una ballata in stile Metronomy, con un accompagnamento per lo più acustico. Di quella traccia iniziale io e Giacomo abbiamo mantenuto le intenzioni, ma preferendo una chiave molto più electro pop, con lo scopo di farla risultare persino ballabile. Volevamo che il pezzo scorresse liscio e leggero, con delle aperture molto catartiche e un’espressione quasi solare. Anche questo ci è uscito di getto e non ha mai subito variazioni di produzione, tanto incarnava perfettamente la nostra idea iniziale.
Sembra quasi destinato al chillout di una spiaggia, a ricordare che l’estate sta finendo, con quella innata vena di malinconia.
Ma il testo non è dedicato all’ estate. Si parla di una relazione a distanza, con i drammi, le incomprensioni, e le difficoltà logistiche che tanto banalizzano il protrarsi di quel sentimento nato spontaneamente. In quei casi è sempre uno dei due che tende a spegnersi prima, perché i problemi si accumulano diventando dei veri ostacoli, mentre il lavoro e la vita di tutti i giorni, per l’altro, sembrano mantenere la priorità. Terminata la storia, non resta che ironizzare su come tutto sarebbe stato più semplice in un’ipotetica eterna vacanza, lo stato ideale per affrontare i rapporti senza interruzioni e preoccupazioni.
Questo brano sembra incarnare un po’ il carattere di Vanderson, un tipo sportivo e agguerrito nella vita di tutti i giorni, ma che tende a spegnere il cervello quando è con gli amici, tra le note di un bordo piscina o sul terrazzo ad una festa domestica in città. Puoi comunque lasciar passare e ironizzare su quello che è andato o andrà male, sfogando tutto te stesso nella perfezione di un momento, ma il tuo modo di vedere le cose non cambierà mai davvero, e resterà un costante sovrappensiero di malinconia.
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