LO SLÈ NON RAPPRESENTA NULLA: LEGGI L’INTERVISTA

Tra senso di confusione e una preghiera a barre arriva la benedizione de Lo Slè: il nuovo singolo “God Blessing” è una nota distintiva di un artista poliedrico che riesce ad esercitare le sue capacità tecniche e metriche e, allo stesso tempo, esprimere in maniera cerebrale quanto creativa il suo messaggio e il suo punto di vista. Il mondo potrà essere contorto, il capitalismo il grande danno dell’umanità, ma alla fine, ciò che conta è rimanere fedeli alla linea, a se stessi, con qualcosa da dare al mondo che potrebbe rivoluzionare i propri principi e, chissà, anche quelli degli altri.

Abbiamo fatto una chiacchiera con il cantante romano e ci siamo fatti raccontare di più sul suo mondo e sul nuovo brano.
Leggi l’intervista per Save The Tape:

Che cosa rappresenta Lo Slè e da cosa si sente rappresentato?
Lo Slè non rappresenta nulla, Lo Slè è solo l’insieme delle mille personalità che riposano in ognuno di noi e che a turno fanno spintoni per uscire. Lo Slè è il burattino di un burattino, niente di più di un’immagine proiettata su uno schermo sporco. Per questo non c’è neanche nulla che lo rappresenti, e di sicuro non ne è alla ricerca.


Nei tuoi brani si possono rintracciare la sperimentazione lessicale e musicale che creano un connubio originale e personale. Viene spontaneo farti una domanda: cosa vorresti che rimanga nella mente di chi ti ascolta?
Spero che nella mente di chi ascolta i miei pezzi rimanga solo un mucchio di domande e questioni irrisolte.


Secondo il tuo punto di vista, come si affrontano, o, meglio, in generale come affronti, quelle dinamiche legate al cercare di percorrere un percorso artistico, nonostante i possibili ostacoli o gli alti e bassi che fanno parte del gioco?
Non ne ho la minima idea, ogni settimana mi dico che smetto per sempre e puntualmente invece resto nella merda.

“God blessing” è un invito vero e proprio a seguire i propri ideali e la propria creatività, andando oltre le logiche di mercato, le logiche dell’industria. Ma non credi che in questo settore, ad un certo punto, siano necessari i giusti compromessi?
Dipende che cosa intendiamo per questo settore. Parliamo del settore dell’industria musicale, o parliamo del settore dell’arte? La risposta che mi do io è: entrambi. Inevitabilmente questi due mondi lottano in un continuo tiro alla fune nella mia testa, ma per rimanere lucido mi devo ricordare che io sono l’arbitro, non la corda.


“Non faccio musica che so che apprezzeresti”. Concludiamo chiedendoti: in che modo fai musica, dunque?
Io non faccio musica perché mi piace farla, la faccio perché non so fare altro, perché sono un disadattato sociopatico e soprattutto faccio musica perché mi piace ascoltarla. Se non trovi musica che ti piace allora inizi a fartela da solo.

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