“Il cuore un po’ più grande” è un viaggio tra caos e introspezione che intreccia nostalgia e riflessioni urbane, mentre Leo Fulcro esplora dualità esistenziali con il suo stile ibrido tra urban rap, vibrazioni soul e riferimenti internazionali.
Ci siamo fatti raccontare il nuovo lavoro discografico traccia dopo traccia direttamente dal giovane artista adottato da Roma:
LA MUSICA (feat CES)
La mia dichiarazione d’amore a quest’arte. Una cosa vera, importante, che ha senso di esistere. Ces Paniagua, che canta il ritornello, è un amico che mi ha presentato Giorgio Cesaroni, il chitarrista e co produttore di molte mie tracce. Cesar è un cantante indie straordinario. Vive a Miami e grazie all’amicizia con Giorgio è venuto tante volte in Italia e mi ha visto cantare tante volte dal vivo in varie situazioni, dai locali alle piazze. Era tanto tempo che volevamo fare un pezzo insieme e appena ha mandato il provino del ritornello sono impazzito, era proprio quello che volevo. Il suo timbro, la sua intensità, il suo scrivere in spanglish e ovviamente il suo amore per la musica.
LAZY
Qui il merito è in gran parte di Doppiobasso che ha fatto il beat. In un primo momento mi sembrava quasi vuoto, c’era solo il basso la batteria e il sample di chitarra suonato da Giorgio Cesaroni. Poi guardando da un altra prospettiva mi sono accorto che tutti quei vuoti gli davano un bounce incredibile. Ho scritto la strofa in una mezzoretta semplicemente facendomi trasportare dal groove, poi il ritornello è decollato quando ci ha cantato sopra Miriam Fornari.

POLLO E PATATE
Questo è il mio pezzo preferito dell’EP, forse uno dei miei pezzi preferiti di sempre. Anche qui il beat è qualcosa di straordinario: pochissimi elementi ma tutti incredibili. Il concept della canzone nasce da una cena che avevo imastito durante la session. Anche per questo brano la strofa è stata scritta in poche ore e registrata subito. Non avevo neanche fatto in tempo a provarla un paio di volte che Matteo Bultrini, che ha curato le batterie e si era preso molto a cuore il beat, mi ha messo il microfono in faccia – Eddaje zi facce sta strofa!
Credo di averla fatta one take ed il pezzo era fatto. In una seconda sessione l’abbiamo rifinito, ci tenevo molto che ci fosse il finale slowed and reverb, è un effetto che mi fa impazzire!
PORTA MAGGIORE
Credo l’idea vincente del brano sia stata quella di pitchare in basso e rallentare i bpm. All’inizio era più veloce e la mia voce era appunto naturale. Le barre mi piacevano il beat pure però c’era qualcosa che non funzionava. Rallentando il tutto invece si legava molto meglio alla canzone precedente e creava un effetto alla Gorillaz che mi piaceva troppo.

PARKETTO
Il primo brano che abbiamo scritto. Ero a Milano con Not For Climbing, eravamo alla ricerca di uno studio per fare una sessione ma era tutto pieno dovunque. Allora ci buttiamo in un parco, tiriamo fuori una cassetta JBL e ci mettiamo a fare il beat li su una panchina. La canzone non poteva non chiamarsi “Parketto”, era il nome del beat ma si addiceva perfettamente al mood del brano.

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