Lo sguardo interiore di Hoomor

Come scriveva Winnicott, il nostro vero sé è la fonte di energia che si cela dentro di noi, che costruisce lo sguardo nei confronti di noi stessi, della nostra personalità che dialoga con il mondo. Ed è proprio con quello sguardo che lo guardiamo tra dinamiche complesse e ostacoli che possono renderci vulnerabili. A volte, i giudizi diventano macigni che non costruiscono, ma logorano ciò su cui basiamo la vita di tutti i giorni, le certezze con cui scriviamo le pagine della nostra storia. Tuttavia, è in ogni sforzo, in ogni slancio vitale, che abbiamo la possibilità di migliorarci e sentirci liberi di essere chi vogliamo, ridisegnando attraverso l’immaginazione ogni contorno.

Partiamo dal principio: qual è stato il tuo più importante “contatto esterno” fino ad oggi?
Il più importante contatto esterno che abbia mai avuto fino ad oggi è aver trovato il modo per interagire come farebbe Gabriele e non come andrebbe bene agli altri. Questo è sicuramente dovuto alle persone che mi circondano e che per me hanno un valore insormontabile.

L’EP ha diverse sfumature musicali, da toni più punk a più pacati, elettronici, sperimentali, che da una parte sembrano dirigere in più direzioni l’ascoltatore, dall’altra sembrano condurre verso un’unica chiave di lettura.
Qual è la tua chiave di lettura? Ogni capitolo cosa compone complessivamente?
La chiave di lettura che mi piace utilizzare è l’empatia nella scrittura, frasi o messaggio in sé. Nell’ascolto, invece, mi faccio trascinare molto da ciò che mi viene proposto e che va anche a seguire ovviamente i miei gusti musicali e determinate sonorità. Per come la penso e per come mi piace, accompagnare ciò che stai dicendo con una base o genere caratterizza in modo ancor più dettagliato e profondo ciò che viene detto. A sua volta vedo un’espressione anche in questa particolarità. In ogni capitolo non vedrei una sequenza cronologica, ma dei racconti dove mi esprimo riguardante una situazione a me ben chiara, dove non dò contesto, ma dò modo di crearlo in maniera personale.

 

 

Nella tua vita personale gli occhi esterni hanno ostacolato o supportato il tuo sguardo interiore? Come hanno cambiato il tuo modo di guardarti e guardare la tua vita?
Inizialmente posso dire di aver vissuto tutto in maniera molto pessimista. Dopo determinate esperienze e conoscenze, ho imparato a cogliere tutto come un potenziale bene personale, capendo effettivamente cosa mi faceva stare bene e non.

“Non sono quei dettagli, che sono a giudicarti; quello che ti descrive è conservato dentro te”. Una frase che pone una questione fondamentale: come poter proteggere o preservare ciò che abbiamo di prezioso dentro di noi e, allo stesso tempo, confrontarlo con il mondo in maniera positiva?
Credo che per preservarlo e confrontarlo allo stesso tempo ci sia bisogno di una grande autostima e fiducia in sé. Non a tutti possiamo piacere; e mostrarsi per ciò che si è un è un grande atto di coraggio. Ma è inevitabile che ci sia qualcuno che la pensa come noi e riesca a valorizzare per ciò che siamo. In cima a tutto si presenta la sicurezza, grazie a una grande considerazione di sé sono certo che ci si riesce a preservare.

Vorresti lasciare un messaggio in conclusione ai nostri lettori?
Abbiate cura di voi, non abbiate paura di guardarvi allo specchio.


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