“Caterpillar” è l’opera prima di Silvia Reale: un disco che parla di rapporti e relazioni, provando a dipingere le varie sfaccettature, la moltitudine di declinazioni che esistono. Abbiamo chiesto alla cantautrice milanese di raccontarci tutti i brani che compongono l’LP, sviscerandoli dal punto di vista dell’autrice.
1. INTRO
È l’antipasto di una cena a nove portate, l’avviso del comandante dell’aereo di prepararsi al decollo. É l’euforia di partire verso il nuovo, verso l’incontro e la nostalgia di lasciare casa.
Il brano é volutamente suddiviso in una parte cantata e una parte solo strumentale in cui la sezione fiati e i suoni elettronici diventano i protagonisti. Ha durata breve, rispetto alle altre tracce del disco, giusto il tempo di uscire dall’orbita. Ritmiche semplici, sonorità avvolgenti accompagnano la voce che ricama una melodia che si sviluppa su un ampio spettro vocale.
È l’antipasto di una cena a nove portate, l’avviso del comandante dell’aereo di prepararsi al decollo. É l’euforia di partire verso il nuovo, verso l’incontro e la nostalgia di lasciare casa.
Il brano é volutamente suddiviso in una parte cantata e una parte solo strumentale in cui la sezione fiati e i suoni elettronici diventano i protagonisti. Ha durata breve, rispetto alle altre tracce del disco, giusto il tempo di uscire dall’orbita. Ritmiche semplici, sonorità avvolgenti accompagnano la voce che ricama una melodia che si sviluppa su un ampio spettro vocale.
2. ORBITA
Pensi di conoscere una persona, di creare una forte connessione tale da comunicare solo con lo sguardo. In realtà sono le tue proiezioni che si riflettono su di essa e che diventano il tuo specchio. Si genera, così, una profonda incomunicabilità; che prima ti faceva sentire telepatico, appartenente alla stessa orbita, ora ti fa sentire di galassie differenti. Le affermazioni sicure diventano domande che frullano in testa: nella tua galassia, dimmi, come va?
3. ALTROVE
Ritmo incalzante, ritornello che continua a risuonare nelle orecchie.
Ispirata ad uno scatto di Robert Doisneau del 1955 “1,2,3,4,5” e dalla raccolta di Poesie di Patrizia Cavalli contenuta nel libro “Pigre Divinità e Pigra Sorte”. Racconta della difficoltà di reagire per trovare un altrove in cui proiettarsi e immaginarsi per andare oltre, dell’immobilità e dello sforzo di rialzarsi, della confusione nel cuore e nella testa generata dalle relazioni ambigue; confusione evocata dal netto contrasto generato da sonorità fresche e leggere che riportano a una sensazione di spensieratezza.
Ispirata ad uno scatto di Robert Doisneau del 1955 “1,2,3,4,5” e dalla raccolta di Poesie di Patrizia Cavalli contenuta nel libro “Pigre Divinità e Pigra Sorte”. Racconta della difficoltà di reagire per trovare un altrove in cui proiettarsi e immaginarsi per andare oltre, dell’immobilità e dello sforzo di rialzarsi, della confusione nel cuore e nella testa generata dalle relazioni ambigue; confusione evocata dal netto contrasto generato da sonorità fresche e leggere che riportano a una sensazione di spensieratezza.
4. CUORE DI VETRO
Cuore di vetro sei tu, sono io. Siamo noi tutte le volte che affidiamo un pezzetto di noi in mani di altri: la nostra felicità, il nostro valore, il nostro equilibrio, la nostra rinascita; rendendoci così vulnerabili, frangibili e leggibili riuscendo ad essere visti attraverso.
In un intreccio di ricordi d’infanzia, di pensieri che abitano il presente, di sensazioni sbiadite e di malinconia persistente, ho provato a raccontare la fragilità della nostra anima quando la affidiamo al di fuori di noi.
Le sonorità si aprono, sono morbide avvolte dal riverbero e dai violini per lasciare spazio all’eco del battito del cuore che accelera durante il ritornello.
In un intreccio di ricordi d’infanzia, di pensieri che abitano il presente, di sensazioni sbiadite e di malinconia persistente, ho provato a raccontare la fragilità della nostra anima quando la affidiamo al di fuori di noi.
Le sonorità si aprono, sono morbide avvolte dal riverbero e dai violini per lasciare spazio all’eco del battito del cuore che accelera durante il ritornello.

5. STRANIERO
6. NRO
7. MURI
Chissà che cosa provava Penelope mentre Ulisse era in viaggio per ritornare a Itaca mentre lei filava la tela di giorno e la disfaceva di notte. Chissà se quando Ulisse è tornato, lei l’ha riconosciuto.
È salpato per i mari e adesso che è tornato parla un’altra lingua, ha un altro odore e non riconosce più la profondità dei suoi occhi. Rimane solo il rumore del mare e quello dell’attesa, del sentirsi appesi.
Attraverso sonorità morbide che creano l’eco delle onde del mare, ho provato a raccontare questa storia, che acquisisce sfumature di significato nuove ogni volta che la si ascolta.
È salpato per i mari e adesso che è tornato parla un’altra lingua, ha un altro odore e non riconosce più la profondità dei suoi occhi. Rimane solo il rumore del mare e quello dell’attesa, del sentirsi appesi.
Attraverso sonorità morbide che creano l’eco delle onde del mare, ho provato a raccontare questa storia, che acquisisce sfumature di significato nuove ogni volta che la si ascolta.
6. NRO
L’incontro con se stessi è forte, come il sound di questo brano.
Genera incertezze, talvolta genera un ricerca verso l’ignoto, la ricerca verso un posto che sia solo per sé. È un percorso che ha degli alti e dei bassi che ho sottolineato attraverso le variazioni di sonorità che caratterizzano l’andamento del pezzo.
Genera incertezze, talvolta genera un ricerca verso l’ignoto, la ricerca verso un posto che sia solo per sé. È un percorso che ha degli alti e dei bassi che ho sottolineato attraverso le variazioni di sonorità che caratterizzano l’andamento del pezzo.
7. MURI
È il cuore che racchiude il significato di “Caterpillar”.
È stato il primo brano che ho scritto in questa nuova avventura da solista. Ho cominciato a smantellare i miei muri che avevo fortificato per proteggermi dall’altro, ma che in realtà mi imprigionavano. La decostruzione sottende uno sforzo, un mettersi in gioco che fa paura, che prevede la solitudine dentro se stessi. Ma l’incontro con l’altro riserva sorprese.
È stato il primo brano che ho scritto in questa nuova avventura da solista. Ho cominciato a smantellare i miei muri che avevo fortificato per proteggermi dall’altro, ma che in realtà mi imprigionavano. La decostruzione sottende uno sforzo, un mettersi in gioco che fa paura, che prevede la solitudine dentro se stessi. Ma l’incontro con l’altro riserva sorprese.

8. MARE MOSSO
“Mare Mosso” parla di quella sensazione in balia all’ansia. L’ho scritta a fronte di un periodo in cui anche solo galleggiare mi sembrava impossibile, figuriamoci affrontare il mare aperto. L’ho scritta per spronarmi, per ricominciare a nuotare nonostante il mare fosse mosso.
Il sound ha un netto contrasto tra strofa, bridge e ritornello per simulare i moti del mare e dell’anima quando ci si trova in uno stato d’animo difficile come l’ansia.
Il sound ha un netto contrasto tra strofa, bridge e ritornello per simulare i moti del mare e dell’anima quando ci si trova in uno stato d’animo difficile come l’ansia.
9. EFFETTO DOMINO
È un gioco. Le sonorità sono energiche, funky. Qui il suono, le ritmiche e i colori degli strumenti coinvolti sono i protagonisti. Ho giocato con le parole, per riprendermi il mio spazio nonostante le difficoltà.
Chiude il disco e chiude i miei live con la band per lasciare una scia piena di carica energetica.
Chiude il disco e chiude i miei live con la band per lasciare una scia piena di carica energetica.
