“LA TERRA SANTA”: LA RECENSIONE DEL NUOVO LP DEI SEQUOIA

Dieci tracce, dieci viaggi letterari e poetici vergati con maestria popular ed attitudine punk, sotto l’egida del produttore Matteo Cantaluppi che, dopo aver riportato in auge il suono 80’s, si cimenta col decennio successivo. Dieci storie di personaggi alle prese coi propri demoni e alla ricerca ognuno della propria Terra Santa. Da “Codice” murder ballad con cui si apre il disco, passando per il singolo “Bellamerica”, allegoria della vita e dell’amore attraverso l’epica del viaggio per mare, fino alla delicata “Autunno ’91” sul vecchio mondo in rovina dopo la caduta del muro di Berlino. Un susseguirsi senza pause di racconti e avventure, come nella title track, parafrasi musicata della omonima poesia di Alda Merini o come in “Vlora” che racconta la diaspora del popolo del paese delle aquile.

Frutto di un accurato lavoro di ricerca sia nel suono che a livello testuale, il primo LP dei Sequoia stupisce per la sua complessità: le dieci tracce de “La Terra Santa” sono infatti un crogiuolo di ispirazioni e riferimenti letterari, storici e poetici, ben allacciati fra loro da un sound denso e consapevole. Alla prima prova discografica, infatti, la band milanese riesce a dimostrarsi abile nell’affiancare una penna marcatamente cantautoriale a suggestioni di vari generi, dal rock anni ‘90 al pop tradizionale, passando anche per episodi contaminati dal jazz.

tutte le foto: Leonardo Vecci Innocenti

A conferire ulteriore pregio al progetto è la scelta di costruire la tracklist come un alternarsi di storie e racconti personali che, seppur frutto di fantasia, trovano grande veridicità grazie ad uno stile di scrittura che unisce concretezza ed emotività. Quel che ne deriva è un disco dal respiro ampio, che valica il concetto di genere dimostrandosi profondamente rivolto al passato e contemporaneamente fondato su una sperimentazione sonora e creativa. Unendo tradizione e futuro, i Sequoia costruiscono una vera e propria colonna sonora fuori dallo spazio e dal tempo, creando ponti e ristabilendo connessioni troppo spesso trascurate.

La nostalgia e il senso di mancanza ritornano a più riprese durante il corso dell’album, dando vita a vicende accomunate dalle difficoltà del viaggio, del partire senza più voltarsi indietro. L’avvio di “Codice” inquadra in breve tempo l’umore del disco, che si dipana poi nella malinconia cinematografica di “Bellamerica” e nella dolcezza di “Aspetto Te”. La parte centrale del viaggio è invece maggiormente caratterizzata dal ricordo e dalla storia. “Autunno ‘91” e “Vlora” fissano dei momenti importanti; il secondo brano è infatti dedicato al viaggio del popolo albanese verso le coste italiane. La title track, in collaborazione con Mauro Ermanno Giovanardi, pare ricondurre ad una meta finalmente raggiunta, ma l’idillio si dimostra solo un’illusione. Con la ballata rock “Crinale” l’album si avvia infatti verso una conclusione dolceamara; “Singapore Sling” si abbandona all’oscurità e all’incertezza, lasciando l’ascoltatore seduto su un molo ad osservare il mare nella notte.

“La Terra Santa” è, in sintesi, un viaggio travagliato che conduce attraverso vicende e paesaggi difficili, lasciando nella memoria immagini in bianco e nero come vecchie cartoline. Un LP maturo dal sapore rétro, da ascoltare e riascoltare per incidere ricordi ed emozioni, fino a farle consumare.

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