LA LUCE OLTRE LE NUVOLE: NUMB CI HA RACCONTATO IL SUO EP D’ESORDIO TRACCIA DOPO TRACCIA

Una miscela eclettica di generi, con il rap come filo conduttore che si intreccia armoniosamente a sfumature più melodiche e incursioni nell’R&B, fino a esplorare territori pop: al di là della varietà sonora, la trasparenza e la resilienza rimangono le parole di “Guarda il cielo”, l’EP d’esordio di Numb, un coraggioso momento di confronto con le proprie debolezze, affrontando i fantasmi della vita e dell’esistenza artistica, ricordando che c’è sempre la possibilità di alzare lo sguardo al cielo per trovare pace e comprensione.

Ci siamo fatti raccontare l’EP d’esordio direttamente dal giovane artista veronese: leggi il track by track di “Guarda il Cielo” per Save The Tape:

GUARDA IL CIELO
È la prima traccia che apre l’Ep, anticipa al pubblico tutto quello che ascolterà all’interno del progetto sia a livello di contenuto che a livello di produzioni, il brano passa da una strofa con barre rap molto serrate fino ad aprirsi melodicamente. Il concetto dietro a questo pezzo esalta la versatilità artistica e punta a colpire fin da subito nel profondo chi sta ascoltando. È una traccia breve ma intensa, che ti lascia con la curiosità di capire quale è la direzione del viaggio dell’EP.

ZACINTO
Immagina di essere in piazza con i tuoi amici di sempre a parlare di come, nonostante le cose non funzionino, si riesca sempre a trovare il tempo di sorridere. Tra una discussione e l’altra si è fatto tardi e anche la solita panchina su cui siete seduti si sente appesantita da tutti quei discorsi così profondi per essere le tre del mattino.

“Io vado a casa butei, one love, ci si becca domani”: la strada del ritorno è la stessa di sempre.
La conosci così bene che anche chiudendo gli occhi sapresti riconoscere ogni dettaglio solo al tatto, dalle buche, alla scuola elementare che precede l’incrocio, la pizzeria del tuo migliore amico, il tabaccaio, fino ad arrivare di fronte al cancelletto di casa e trovarlo chiuso perché i tuoi non si fidano a darti le chiavi dell’entrata principale, “potresti perderle anche solo starnutendo”, dicono sempre. Ti devi accontentare delle chiavi del garage, però ne approfitti e ogni volta che passi dal cortile sul retro per fermarti anche pochi secondi a guardare il cielo stellato, ti fa sentire così vivo e consapevole. Entri in casa, cerchi di fare poco rumore e con un mezzo miracolo riesci ad infilarti a letto poi addormentandoti.
Ecco, immagina che la realtà che hai vissuto fino a quel momento sparisse e che il giorno seguente ti svegliassi in un altro letto, in un altra casa, in un altro posto, con addosso il costante disagio figlio di una quotidianità che non ti appartiene, ma il cielo è sempre lo stesso e la mia Zacinto continua a parlarmi attraverso le stelle. Ora ricordo la strada di casa.

BRICIOLE DI PANE
È il mio pezzo preferito dell’EP, in tutto e per tutto. È una preghiera all’arte. L’ho scritto in un momento di enorme blocco, non riuscivo a capire cosa avessi dentro e in che direzione stessi andando. Poi ho trovato un giro di chitarra su YouTube e si è scritto da solo, penso di averci messo mezz’ora – anche le top-line sono uscite in modo molto naturale. “Briciole di Pane” è stata una delle poche volte in cui sono state le parole a volermi dire qualcosa e devo dire che Tokyo, come in tutte le altre canzoni, ha capito perfettamente come dare il giusto valore al brano.

LACRIME DOLCI
Questa canzone per me è stata la dimostrazione che dal dolore si può tirare sempre fuori qualcosa di buono. A livello di attitudine lo ritengo il più rap dei cinque, proprio perché racconto quello che sento senza troppi giri di parole. Oltre ad essere una dichiarazione d’amore per mia madre, che in quel momento non poteva nemmeno sentire, posso dire che ascoltare questo brano mentre tutto cadeva in pezzi mi faceva stare meglio, ora invece che le cose si sono un po sistemate mi fa male ri-ascoltare quello che ho scritto, forse perché fatico ancora ad accettarlo, ma un giorno ci riuscirò.

FATTI D’ARIA
Questo pezzo che chiude il cerchio dell’ EP, lo definisco agrodolce pur utilizzando un linguaggio morbido. Racconta di una situazione di incomunicabilità e rassegnazione. La produzione è tra le mie preferite, mi ricordo che l’ho scritto mentre ero a lavoro, tra una consegna e l’altra. Nonostante la vibe malinconica mi fa sempre sorridere quando lo riascolto. Penso sia stato il pezzo giusto per chiudere il viaggio proprio perché se con “Guarda il cielo” ero sotto il livello del mare, “Fatti d’aria” rappresenta la superficie, la consapevolezza di essere tornato a respirare e a vivere i normali problemi di un ventenne.

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