“Ancestrale” è l’EP d’esordio di Corinna, un viaggio di cinque tracce attraverso quei luoghi che la giovane artista toscana considerava spazi sicuri ma che, con il passare del tempo, sono diventati corrotti e dannosi: ogni brano analizza le difficoltà di adattamento in un nuovo ambiente che è diventato tossico per motivi esterni a noi, cercando di superare il senso di smarrimento che l’inquinamento porta con sé.
Ci siamo fatti raccontare la nuova fatica discografica traccia dopo traccia, per capire come tornare a respirare a pieni polmoni:
“Ancestrale – ci racconta Corinna – è un disco che attraversa alcuni dei miei ambienti inquinati. Col passare del tempo, un luogo dove prima ci si era sentiti accolti può corrompersi e diventare dannoso. Così il brano di apertura dell’EP “Ancestrale” (nonché traccia da cui prende il nome tutto il lavoro) comincia con la frase: “ancestrale come la prima volta / criminale come l’ultima volta”. Ogni traccia racconta la difficoltà nel riconoscere e vivere questo passaggio, nel riuscire a capirsi, insieme alla confusione che l’inquinamento porta con sé.
Il fumo è una delle immagini cardine cui faccio ricorso nei testi, rappresentando il disorientamento dato dall’offuscarsi della vista e al contempo un elemento nocivo alla salute che, diffondendosi nell’aria, agisce in modo subdolo: l’essere umano non può evitare di respirare per sopravvivere. Per la maggior parte, i testi hanno un carattere evocativo, fatta eccezione per “Tagliamo i ponti” e “NSCS” che sono le tracce più dirette e decise. La scelta è stata guidata anzitutto dall’esigenza espressiva del momento nel quale ho scritto e dall’immaginario che si è andato costruendo con la musica”.

ANCESTRALE
“Ancestrale” è il brano di apertura. Si è costruito a partire da un’idea di produzione piuttosto semplice, ossia quella di sovrapporre tre distinti suoni di synth che suonano un arpeggio su frequenze e ottave differenti. Le ispirazioni principali per questa canzone sono state “My girls” degli Animal Collective e “Promises” di Totally enormous extinct dinosaurs. Dopodiché il resto della struttura della canzone ha seguito le esigenze espressive del testo.
CHE MALE C’È
“Che male c’è” è una canzone sulla paura. Il motivo di pianoforte è l’elemento cellulare del brano, dal quale si sviluppano una serie di crescendo che confluiscono nel ritornello. L’elemento che forse rende maggiore fluidità alla canzone è il rumore bianco delle strofe che si trasforma in un rullante.
TAGLIAMO I PONTI
“Tagliamo i ponti” è stata una canzone scritta di getto alla chitarra, che, in una prima versione ho rielaborato in sonorità più vicine al R&B. Essendo esse lontane dal resto del lavoro, ho iniziato un altro progetto che mi ha portato verso la D&B. Con Enrico Bondi abbiamo scritto le batterie utilizzando come suoni principali un rullante acustico ed uno elettronico. Abbiamo poi aggiunto un campionamento di batterie indiane per rendere più scorrevoli le sezioni ritmiche.

PICCOLA BASTARDA
“Piccola Bastarda” è la canzone più datata, per la quale ho scritto prima musica e testo al pianoforte. Come le altre, anche questo brano gioca su aperture e chiusure. Le strofe sono la parte più cupa e aggressiva, in cui la melodia della voce rimane dolce a creare contrasto con un testo duro e sibilante, pieno di consonanti dentali e di “esse” sorde. Allo stesso modo nell’arrangiamento, i bassi diventano protagonisti insieme all’elemento ritmico, per il quale il duo LINBO ha utilizzato vari campionamenti di spade medievali, in seguito distorti.
NSCS
L’ultima traccia è “NSCS”. L’acronimo sta per “non sei così speciale”, frase che si ripete per tutto il corso della canzone. L’introduzione del pezzo, dalle sonorità ambient, viene distrutta dall’entrata di suoni di batteria più duri e martellanti, nell’intento di sostenere la ripetizione della frase iniziale fino all’esasperazione. La parte rap esplicita il lamento e il vittimismo che ogni tanto appartiene a chi cerca di sminuire coloro che ci hanno recato un dolore.
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