Lumache Rosse ci ha raccontato traccia dopo traccia il suo nuovo album “Impermeabile“.
Impermeabile racchiude tutte le sensazioni di Lumache Rosse, le sue lacrime e tutte quelle frasi che avrebbe voluto urlare al mondo negli ultimi anni. Mentre la pioggia cade del cielo confondendosi con le lacrime sul volto, l’impermeabilità diventa il filo conduttore dei dieci brani dell’album, ognuno dei quali ha il suo peso specifico, in un arduo tentativo di affrontare il nubifragio come unica via se si vuole andare avanti. Uno scudo, una maschera da indossare quando dentro dovremmo essere asciutti, che Lumache Rosse ci ha raccontato con un’approfondita analisi di ognuna delle 10 tracce che lo compongono.
DISTESE
È il suono della montagna quando chiudi gli occhi, il vento ti accarezza il viso e tu guardi giù. Capisci che quello non è solo una vista, vedi il mondo in lontananza muoversi, parcellizzato. Vedi distese sconfinate e non so per quale motivo ma non ti sei mai sentito così bene.
Non sei solo, c’è una vita intera di interminati spazi che devi ancora vedere.
RONDINE
Ho sempre avuto un debole per la pioggia. Stare in casa al caldo, affacciarmi alla finestra e vederla scendere. Ultimamente ho imparato ad affrontarla, quando piove esco di casa. È assurdo come un evento naturale possa scombussolare ogni cosa, lasciandoci come spettatori inermi. Possiamo organizzare una festa di compleanno in un prato, quando un temporale inatteso non faccia arrivare nemmeno un invitato. È noi siamo lì, in mezzo al prato. Non possiamo interrompere la natura. Siamo passivi. Dobbiamo adattarci. Trovare un momentaneo rimedio che ci faccia convivere col problema. Prendiamo un ombrello e proseguiamo. Col nostro scudo impermeabile, ci creiamo un percorso di sopravvivenza. Siamo asciutti, ma l’umidità penetra ogni strato e raggiunge le ossa. Ad un certo punto le nostre lacrime sembrano mischiarsi con la pioggia sotto i nostri piedi.
E in quel momento mi domando, se il mio ombrello è difettoso.
POLVERE
È passato un po’ di tempo, ma comunque sento addosso ancora mille sensazioni passate. La notte non mi concede riposo. Di quei giorni ricordo una medicina per il malessere ed io seduto a terra. Il mondo non aveva più un colore. Nella notte ho perso ogni cosa o forse mi è stata portata via, ma cosa importa; siamo tutti ladri d’altronde, chi prima o chi poi entriamo nei cuori delle persone portando via le cose migliori, per arricchire il nostro. Per vivere. Non ho sonno, l’orologio canta le tre e i miei occhi non ne vogliono proprio sapere di collaborare, le ciglia si respingono come calamite uguali; contare i battiti del respiro, sperando che siano sempre più dilazionati, fino all’ultimo che porta al riposo meritato.
E all’improvviso mi sveglio, la luce del giorno bussa tra le serrande, io che non ho le forze giuste per affrontare la giornata e non mi sembra aver chiuso occhio.
INPS
Il cuore iniziava a battere e chiudevo gli occhi respirando affannosamente, dovevo sedermi per non perdere l’equilibrio, per poi riprendere camminando alla cieca fino a quando intorno a me non riconoscessi niente. Perso in questa via col nome di una persona che ho già sentito ma non ricordo dove. Ogni qualvolta succedeva e mi ritrovavo in fila con persone molto più anziane di me che accusavano gli stessi sintomi. Proseguendo il mio cammino riconosco di essere capitato in una carreggiata familiare e mentre guido la mia macchina riaffiorano i ricordi. Sono già stato qua. E tutto sembra ricolorarsi. Ma poi le bugie, dette per far meno male non fanno mai del bene.
Ci meritiamo la verità. Ma questa vita è bugiarda ed io ho dei fiori in mano, che si appassiscono in quell’arco di tempo in cui capisco che sono nel posto sbagliato. Non dovrei essere qui, in questa strada che conosco come fosse la mia.
TISANA / 2017
Vorrei calmarmi, allora bevo una tisana che mi scalda dall’interno. Guardo fuori dalla finestra mentre il sapore si diffonde dentro la tazza ed io che aspetto il tempo dell’infusione; mi ricorda il 2017, il mio sorriso. La vita era un battito di ciglia e il mio cuore viveva i suoi giorni migliori. Non ero consapevole di passare quella felicità, perché spesso non ci diamo peso.
Lo senti? Questo è il suono di quegli attimi.
PALE EOLICHE
Ricordo poco del vento, so che mi faceva volare.
Trasformava la stanza in un’astronave e muoveva le tende così forte che da lì a poco avrebbero spostato il letto. Sul bordo, eri ferma, come se quella forza sovrumana non spostasse nemmeno un tuo capello.
“Ho spalancato la finestra nonostante fossi a conoscenza dell’ingente danno che avrebbe creato. Perché vedi, a volte è meglio accompagnare per mano il male, senza stupirsi delle scelte senza senso che preserva per noi”. Era la cosa più lontana da quello che avrei voluto dire. Come le parole scritte su un foglio per colmare una distanza chilometrica, che sapevano di viaggi nel tempo e nello spazio per trovare di nuovo il tuo sorriso. Quello stesso foglio che era sulla scrivania, accanto alla finestra e che ha preso il volo, senza mai poggiarsi sulle tue mani.
RAGNATELA
Una ragnatela è un’opera d’arte naturale, un procedimento lento di tessitura, di trama e intreccio per arrivare ad un risultato finale, bellissimo. Stare in una ragnatela, vuol dire stare al sicuro. Essere felici. Avere una certezza. In poche parole stare bene. Stare in un perimetro che con il tempo hai costruito.
Hai allargato una spirale che si allontana dal punto di partenza, rimanendo sempre collegato ad esso.
È un nido per una rondine. Un punto di riferimento. Come spesso accade, una forza estranea dalla nostra volontà, causa all’improvviso una rottura della quiete. Personificato da un bambino che con un bastone, con un colpo netto, sradica le estremità che facevano da fondamenta per la ragnatela. E tutto cade giù. A quel punto si è soli. Il tardo pomeriggio diventa notte fonda e bisogna re-imparare a camminare.
SUPERMARKET
Il mio cane mi guarda piangere ed io penso a cosa mi ha portato qui, a quali scelte ho preso. E lei piange, come se avesse capito ogni cosa, piange per me. Condivide le mie stesse lacrime. In una stanza in cui una luce soffusa sembra un flash di un fulmine perenne, ci siamo io, lei, il letto è sfatto. Io guardo il mio disordine. Fotografie e quadri appese alla parete e oggetti popolano come abitanti quelle quattro mura fredde. La pianta sulla scrivania perde foglie. Piove la pioggia più salata sopra e sotto la mia testa, sento il sapore del mare e questo pensiero rimbalza tra un bacio e un respiro prima, poi un’onda mi riporta alla realtà. Ed è cosi da molto tempo. Steso su un letto, il bruciore delle guance e i condotti lacrimali. Una serie di immagini sospese. Il mio cane mi continua a guardare ma io non posso che condividere quello stesso sguardo triste. E rivedo noi due su una macchina d’epoca, con una nostra foto sul cruscotto.
VIVERE BENE
Nella mia testa ho un archivio di frasi non dette. Avrei voluto disseminarle poco per volta come semi pregiati, che non hanno la certezza di diventare pianta. Forse il fastidio alla gola sono tutte quelle parole strozzate che mi sono tenuto per me. Ed io bevo una tisana che mi calma. Vorrei aver pronunciato più sillabe nel momento del bisogno. Non siamo altro che piante. Vorrei stringerti le mani, dirti ogni cosa. Che sono anni che non vivo. Che il mio cuore non batte. Che non ricordo cosa vuol dire sorridere. Che è passato del tempo ma ancora ci penso e che la vita va avanti, ma io rimango fermo li, in quella stanza. Con le lacrime che mi segnano il volto. Ma poi mi fermo e decido di non fare niente di tutto ciò.
Ti ho visto sorridere. Ho visto il tuo cuore battere. Ho visto la tua vita andare avanti. Senza di me.
COLLANA DI PELUCHE
In una stanza stretta, il sole sembrava splendere solo sulla tua faccia. Ho scritto una lettera ma non la leggerai mai perché scapperò nel vento ogni qualvolta ce ne sia bisogno. Mi sono interrogato più volte, provando a trovare un senso a tutto questo. Un senso alle cose. E ora fatico a vedere il mare. Ma chiudo gli occhi e respiro profondamente con la salsedine che sovrasta la mia essenza e sento dentro di me qualcosa che non c’è più; sento quello che sarebbe potuto essere e ho i brividi che mi percuotono come un respiro sopra al collo, di parole calde sussurrate con la più sincera stima.
Come il vento che si tinge di una brina sottile, che sento sfiorarmi le labbra, il palmo della mano, con i tuoi capelli che leggermente si spostano all’indietro. Perché era questo il mare per me, la completezza dell’animo. Sentirsi pronti, in una vita in cui non lo sono stato mai. Pronto a vivere mille di questi attimi.
In tutto questo avevo gli occhi chiusi, quindi li riapro e piano piano vedo le onde. E nella spiaggia ci sono solo io.
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