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Un passo indietro per vederci meglio e per guardare al futuro con BRAMA

BRAMA ci ha raccontato i retroscena del nuovo singolo Un passo indietro e svelato i suoi progetti per il futuro

Dopo I fiori non appassiscono, continua il percorso artistico di BRAMA con la pubblicazione del singolo Un passo indietro, brano che miscela sapientemente cantautorato, elettronica ed una scrittura incisiva che si mescola con atmosfere sospese, definendo il progetto artistico del giovane artista abruzzese, già a fuoco ma in continua evoluzione.

Un passo indietro per vederci meglio, mentre il beat in cassa dritta tira avanti inesorabilmente, e vengono a galla ricordi, amarezze e sogni persi per strada, tra le chitarre rotte ed i fiumi di synth e voci. Una vita frenetica spesa a costruire impalcature diroccate e fatiscenti intorno alle persone che amiamo, che seguono il loro destino: crollano, e non è facile lasciare andare. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con BRAMA e ci siamo fatti raccontare di più sul suo nuovo singolo:

tutte le foto: CAPTAINPOLAROID

“Un passo indietro” è il tuo nuovo singolo, che segue la pubblicazione de “I fiori non appassiscono”.
Un brano scritto di getto o la cui stesura è avvenuta gradualmente?

Un po’ entrambe le cose, come per tutte le cose che scrivo: l’idea armonica e melodica è venuta naturalmente, poi c’è una fase in cui scrivo il testo, una in cui penso all’arrangiamento, una in cui non mi piace niente di tutto quello che ho fatto e una in cui lo accetto! Però si, questo pezzo in particolare ha richiesto molto tempo, tra l’altro è il primo che ho cominciato a scrivere e arrangiare quando ho avviato questo progetto, quindi è stato anche quello che ha subito più variazioni.

Un mood ipnotico, atmosfere dilatate e trascinanti, frasi che si ripetono quasi come mantra.
Quale percorso creativo ha portato a una tua consapevolezza artistica e alla creazione di uno stile tuo personale?

Quando ero ragazzino avevo una band rock, scrivevamo canzoni in italiano. Quando poi mi sono trasferito a Roma ho sentito la forte esigenza di creare qualcosa di mio e per farlo ho dovuto trovare nuovi stratagemmi per scrivere, un nuovo modo di cantare, nuovi riferimenti. Mi sono sentito molto libero di esplorare la mia voce e la mia emotività in modo creativo e credo di aver trovato una chiave molto personale di scrittura.

Nei tuoi brani è presente l’influenza del cantautorato italiano, ma anche un evidente sguardo alla musica elettronica internazionale. Pensi ci sia un filo conduttore tra i due brani che hai pubblicato ad oggi e dove credi risieda a livello strettamente musicale?
Sicuramente i testi in italiano hanno aiutato molto a legare questi brani e in generale tutti quelli che ho scritto, musicalmente non si rifanno tutti allo stesso artista o allo stesso genere, ci siamo sentiti molto liberi in questo. Abbiamo amato i Mount kimbie, King Krule, Puma Blue, i Maribou State, Romare, mentre arrangiavamo i pezzi, e allo stesso tempo Gino Paoli, Tenco, la scuola genovese in generale, poi il mix ci è venuto spontaneo e io ne vado molto orgoglioso.

Disillusione, malinconia, ma anche forti speranze.
C’è un sentimento che avverti e vuoi comunicare con maggiore intensità?

La cosa che mi preme sempre trasmettere è che è normale provare determinati sentimenti e stati d’animo, non c’è niente di strano. È sempre difficile ricostruire dopo aver realizzato che le cose non vanno come avevamo sperato, ma non bisogna farlo per forza da soli.

Quanto pensi sia cruciale nella comunicazione il lato “social” del tuo progetto artistico?
Troppo, ed è una cosa con cui ancora non faccio davvero pace. Il fatto di doversi creare una fanbase digitale condividendo la propria vita privata è una cosa che mi destabilizza molto, infatti metto solo foto del mio cane, che comunque è più interessante di qualunque altra cosa potrei condividere.

Come nasce la collaborazione con gli Oribu e che valore aggiunto pensi dia alla produzione dei tuoi brani?
Ho conosciuto gli Oribu frequentando l’università e la mia vita è cambiata: c’è un prima e un dopo. Hanno dato uno spessore, una forma, un colore, una forza a delle idee che portavo in studio a cui davvero non avrei dato un euro, hanno sempre creduto fortemente in me e in questo progetto e io non posso che ringraziarli con tutto me stesso. Mi hanno dato tanto, mi hanno aiutato tanto e mi hanno insegnato tanto.