Il nostro 2021 in pillole: i migliori album italiani

I migliori album italiani scelti dalla redazione di Save The Tape per non farti perdere nessuna chicca dell’anno che sta per terminare.

Per fortuna questo 2021 ci ha regalato qualche gioia.
Ecco le preferite della nostra redazione.

OBE – MACE

Nomen omen.
Il titolo – acronimo di Out of Body Experience – ci dà subito un’anticipazione su cosa aspettarci dal primo album in studio del DJ producer MACE. Il disco si presenta come una raccolta di 17 tracce eterogenee e visionarie che si elevano al di sopra di qualsiasi etichetta o confine musicale. Ognuna di esse un viaggio onirico, un’esperienza quasi extra-sensoriale attraverso le voci di artisti del panorama rap e pop italiano.
Con questo album MACE alza decisamente l’asticella delle produzioni musicali italiane, e non solo.

MAGICA MUSICA – Venerus

Non poteva che chiamarsi Magica Musica uno dei dischi italiani più belli di quest’anno.
Ancora una volta Venerus è riuscito a portarci in un’altra dimensione consegnandoci un vero e proprio gioiello da custodire con cura. Poesia in musica che unisce canzone d’autore, soul e psichedelia.
“Un viaggio onirico ed olistico, che parte da lontano e non arriva da nessuna parte. Perché quando la musica ha un’anima che brilla, la magia è perdersi in essa”.
Se questo è il futuro della canzone italiana, non possiamo fare altro che tenerci forte e attendere fremitanti.

IRA – Iosonouncane

Non si capisce come tutto questo fosse stato tenuto nascosto dietro Die, il disco d’esordio di Iosonouncane.
Cinque anni di lavoro per far nascere un concept album carico di noise e post rock che ha in sé un importante significato: il senso di abbandono e solitudine, una condizione che si vive a più livelli.
Non appartiene solo ai migranti che decidono di lasciare tutto.
Completamente fuori dal tempo, dagli schemi e dalle logiche di mercato: ci voleva!

Guè – GVESVS / Fastlife 4

So che sarò banale, visto che l’anno scorso sceglievo come disco dell’anno Mr. Fini, ma Guè è il rap in Italia.
Il rap quello vero, non quello che deve ammiccare continuamente al pop per essere digeribile, ma quello che riesce ad essere genuino e mainstream, ma senza essere “modaiolo”, nell’accezione più negativa del termine.
E in particolare Guè forse quest’anno, dopo una carriera tutt’altro che priva di highlights, ha forse rilasciato i progetti migliori della sua carriera: Fastlife 4, più grezzo e incentrato sulle barre e le rime e Gvèsvs, il vero e proprio disco ufficiale, sicuramente più di facile portata rispetto a Fastlife, ma non meno crudo e denso di contenuto.
Dopo anni che si pensava che l’ondata trap avrebbe spazzato via tutto il precedente rap, si è invece capito che i veterani hanno raggiunto la maturità necessaria per imporsi e dettare le regole nel gioco, e Guè è sicuramente il rapper più in forma e costante ad oggi

In the Middle – Bawrut

Il produttore goriziano si proietta in una nuova dimensione, alzando molto il livello. In the middle esce dal club ed entra nelle cuffie degli amanti del genere elettronico con ritmiche che uniscono il flamenco, la musica latina e i cori arabi. Si traccia così un nuovo sentiero musicale che comincia a percorrere la stessa strada delle produzioni provenienti dal nord Europa.

NOTTE – BLUEM

Sarda, come Iosonouncane, Chiara Floris canta delle atmosfere incantevoli, in cui si confondono danze, preghiere, urla d’amore e di dolore. Gli strumenti della tradizione incontrano le produzioni elettroniche e assieme conducono l’ascoltatore su una giostra di emozioni in contrasto.
Anche se tecnicamente, data la lunghezza di NOTTE, dovremmo parlare di EP, BLUEM comunque si merita questo posto.


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