Home > INTERVISTE > ALIGI CI HA RACCONTATO IL SUO EP D’ESORDIO

ALIGI CI HA RACCONTATO IL SUO EP D’ESORDIO

Quattro tracce che ci invitano a vivere come un giaguaro che corre veloce, uscendo dai margini, con tanto di errori ed eccessi: ALIGI, nel suo omonimo EP d’esordio, racconta un amore estremamente profondo per la musica elettronica, fatta di ritmiche ipnotizzanti e visioni oniriche.

ALIGI, cantautore già noto agli appassionati del rock-alternative come frontman della band milanese Revo Fever, presenta il suo nuovo progetto discografico immaginandosi di correre veloce come un giaguaro inseguito dalle stelle, sognando di scappare con una creatura che va a trovarlo nel cuore della notte, sentendo la passione di tutte quelle persone che sono distanti disidratarsi e pian piano sgretolarsi.

Nell’omonimo EP d’esordio, ALIGI invita chi lo ascolta a riflettere sul fatto che ognuno di noi è custode di un grande tesoro e a vivere uscendo dai margini, con tanto di errori ed eccessi.
Abbiamo chiesto all’artista milanese di raccontare a Save The Tape il suo nuovo EP

ALIGI è il tuo EP d’esordio, nato durante il lockdown dell’anno scorso: quanto quel periodo storico ha influenzato molto la tua scrittura e il tuo modo d’essere artista?
La scrittura e la composizione dell’Ep è coincisa con il primo lock-down. Ho riunito le forze, ho scavato dentro me stesso e ho trovato un’energia, una visione di un mondo sonoro e figurativo, che sentivo di dover raccontare e condividere. La primavera stava arrivando e il mio piccolo studio casalingo ne stava ricavando tutti i benefici, essendo nel bel mezzo di un terrazzo affollato da ogni tipo di piante. Mentre intere mattinate si trasformavano in un lampo in tramonti, mi dimenticavo quasi di essere in città e le cose prendevano sempre più forma. Nel silenzio delle strade e di tutti quei momenti cosi dilatati e sospesi nell’incertezza, mi sono immaginato di correre lontano come un giaguaro, seguito da stelle sagge e lucenti. Sognavo di scappare di notte con un nuovo amico immaginario, una creatura speciale che veniva a trovarmi nel bel mezzo della notte e mi portava via con se. Ho sentito la passione di tutte quelle persone che si amano a distanza, disidratarsi, sgretolarsi e tristemente quasi lasciarsi convincere dall’idea che la tecnologia possa colmare o addirittura sostituire l’essenza e la presenza di una persona in carne ed ossa. Mi sono chiesto se mai davvero noi esseri umani saremmo stati nuovamente capaci di ascoltare la terra, che in realtà sapientemente, ci consiglia e sussurra da sempre. Capire che ognuno di noi è in realtà custode di un grande tesoro e che in ogni essere umano ve ne è uno. Ogni essere umano ha una luce propria e tutti stiamo vivendo la nostra vita in un solo e grande universo. Il senso di vivere in una comunità, in una città come Milano, svaniva sempre più velocemente e solo l’amore della mia famiglia e quello per la musica, mi teneva a galla, mentre con la mente vagavo e viaggiavo, alla ricerca di un linguaggio e di risposte che potessero trasformarsi in un contenuto magico, forte e stimolante. Queste sono le spinte e le motivazioni più intrinseche che risiedono nel nucleo della produzione del mio nuovo EP.
Credo che quel periodo sia stato più incisivo nel processo creativo e di scrittura del disco, più che sul mio modo di essere un artista e musicista in generale. Molte delle sensazioni e visioni che sono riuscito a tirare fuori, erano già dentro di me, prima dell’arrivo della pandemia.



Il voler correre come un giaguaro e il voler tornare a sentire la vicinanza delle persone sono immagini collegate a quella che era la voglia di “evadere” e tornare alla normalità?
Si la direzione è più orientata a quella di “un’evasione”, di un voler scappare da una situazione cosi difficile e claustrofobica. Allo stesso tempo però, c’era un interrogativo più grande che continuava a ripresentarsi dentro di me: “è questo il momento in cui l’essere umano capirà una volta per tutte come relazionarsi in completa armonia con la natura, con l’ambiente? Questa paura ci renderà più uniti, più saggi e vicini uno con l’altro e sensibili ai delicati insegnamenti che la natura ci offre quotidianamente o è solo un shock temporaneo e il potere finanziario con la sua irrefrenabile crescita e dedizione allo sviluppo, avrà la meglio?”
Oggi posso forse dire che purtroppo la riposta mi sembra sia abbastanza evidente, in quanto l’uomo in tutta la sua fragilità, non riesce a fare un passo indietro. La sua tendenza al “primo posto sul podio”, fa si che si autoproclami costantemente, come primo ed unico essere predominante su questo pianeta.

Quanto è difficile riproporre quei pensieri ora che siamo tornati (più o meno) liberi e non vediamo l’ora di lasciarci alle spalle questo periodo infelice?
Come dicevo sopra, sono tematiche che erano già dentro di me in realtà da prima dell’arrivo del Covid e credo che si estenderanno nel tempo. Credo che siano tematiche con le quali doversi relazionare quotidianamente. La pandemia è per me un pretesto, un triste e tragico fenomeno, grazie al quale però poter riflettere meglio sulla natura umana e capirne i suoi comportamenti. Nella mia visione probabilmente utopica, quando si parlava di “delfini nei canali di Venezia” o “acque trasparenti e cristalline nel porto di Taranto”, si era accesa una luce in me. Per la prima volta, da quando sono nato, ho avvertito una sensazione, nuova, elettrizzante.
Sembrava che tutto si stesse stravolgendo completamente (e in un certo senso è successo), ma in quali aspetti? Sempre per quanto riguarda la vita umana: metodologie di mercato diversi, smart-working, interventi sanitari negli ospedali, scelte nell’educazione nei sistemi scolastici. Ma nulla è successo, mi sembra, guardando la cosa da una prospettiva se vogliamo più antropologica, comportamentale e attenta al benessere del nostro pianeta.
L’idea delle città come luoghi di condivisone, vacillava e sembrava stesse per essere completamente messo in discussione. D’altra parte sono o non sono le nostre città, esempi quotidiani di estremi opposti che lottano per sopravvivere l’uno al fianco dell’altro? Le zone di degrado per persone che non riescono a sostenere certi ritmi e certe condizioni, altri luoghi dove si concentra invece il più alto livello di benessere, consumismo e lusso. E’ sempre stato cosi, è la storia dell’uomo forse. Le regge e i castelli, i contadini e gli schiavi nelle capanne di fango. Ma oggi dovremmo avere una visione più ampia di chi siamo e cosa possiamo fare, come esseri umani ma sopratutto come anime, animali dotati di qualcosa di più. L’istinto che ci guida, che ci fa capire dove è il pericolo, quando sta per venir a piovere e chi ci potrebbe fare del bene o del male, già dal primo incontro. Tutto questo credo, lo abbiamo perso grazie alla tecnologia, che lentamente come un sonnifero ha addormentato le nostre coscienze e con l’emergenza Covid, sento che tutto ciò è aumentato ancora di più, indebolendo questa nostra grande capacità. Usiamo sempre più app per sapere sempre più cose e per sentirci sempre più connessi, ma sempre più disconnessi, da quello che un tempo veniva forse inteso come la parte spirituale, cosmica della vita. Con la mia musica vorrei riuscire ad esprimere questi pensieri e raccontare quello che sento, cercando di rendere più sensibili e in grado a loro volta di riflettere, chi mi ascolta.  Il resto poi lo fa la musica e le sonorità che si scelgono. Una delle forme più belle e forti per trasmettere i tuoi pensieri e le tue emozioni.

Il messaggio dell’EP è chiaro: dobbiamo sempre credere in noi stessi.
Ci sono stati momenti in cui hai perso la fiducia in te?

Ci sono stati più momenti nella vita in cui non riuscivo a trovare il mio “vero me stesso”.
Ho sempre però affrontato la vita in tutte le sue esperienze, con la voglia di capire, di imparare e anche dai miei sbagli. Sopratutto da quelli. Ho imparato fin da piccolo che l’umiltà ti può portare lontano e il saper ascoltare e vedere quello che ti succede intorno ti permette di entrare in armonia con l’ambiente. Ho avuto momenti difficili in cui ho lottato tanto, in cui credevo in delle cose che al momento non le potevo neanche vedere, per poi arrivarci, farcela. Tutt’oggi lavoro e mi sfido per essere un dj e musicista e lavorare alle mie musiche o nel club dove ad esempio oggi sono resident a Zermatt, in Svizzera.

La musica ti ha aiutato nel ritrovarla?
La musica è sempre stata la mia migliore amica, sempre. Ho iniziato a suonar che avevo circa sei anni, la chitarra. Da allora non ci siamo mai più allontanati. Mi ha sempre fatto sognare, divertire e piangere, tanto. Mi fa vibrare di energia esplosiva quando suono la notte e la gente balla ed è felice, mi fa volare via con la mente lontano e mi fa vedere cose incredibili, passando anche per momenti di pura nostalgia. La musica mi ha fatto essere più cose, mi ha fatto crescere e di diventare chi sono oggi.

Ci vuoi raccontare l’EP traccia dopo traccia, passo dopo passo?

Il Giaguaro
Il Giaguaro è stato il primo brano che ho scritto e che ha dato il via e l’inizio alla stesura dell’ep. Ero in Sardegna, lavoravo come dj resident in un locale in Costa Smeralda e per tornare a casa, dovevo farmi circa 20/30 km in moto, di notte.Il profumo delle piante di mirto, l’energia del mare e le strade buie, mi accompagnavano in tutti quei momenti, cosi intensi e a volte caratterizzati anche da momenti di solitudine. Spesso, mentre guidavo dopo aver finito di suonare, rimanevo estasiato da quel manto infinito fatto di stelle lucenti e mi sentivo più sicuro e protetto, come se ci fosse qualcuno o qualcosa che da lassù, apprezzasse tutto l’impegno e l’amore che stavo mettendo in quella mia esperienza.Fu una grande estate e non la dimenticherò mai.

Amore nel deserto
Questo lo considero il brano che parla d’amore all’interno dell’Ep. Era probabilmente già iniziato il primo lock-down e avevo letto un articolo di giornale dove si trattava l’argomento delle coppie a distanza, che  inaspettatamente si ritrovano a dover interrompere il loro rapporto, i loro viaggi per riuscire ad incontrarsi, senza sapere quando potersi riabbracciare. Mi ha colpito molto. Piano piano sono risalito con la mente a un incontro che avevo fatto, dopo aver suonato a una festa, con un a ragazza che l’indomani ripartiva per tornare in America dove stava vivendo. Mi sono immaginato di scriverle come se stessimo insieme e di gestire un rapporto cosi lontano, fatto di fusi orari differenti e abitudini troppo divergenti. Completamente inaspettato e molto magico, è stato poi rincontrarla e frequentarci per davvero per un intero inverno e poterle raccontare e cantare da vicino, la canzone che avevo scritto pensando a lei.

Universo
Questo è il brano che secondo me cerca di raccontare ed esprimere al massimo tutto il pensiero e l’anima che risiede nell’EP. C’è un’esigenza più forte in questo brano, quasi “politica”. Lo     scenario apocalittico del primo lock-down domina e mi spingeva e cercare una forza interiore e un’energia nuova.Erano giorni in cui leggevo molti libri di etnobotanica e mi perdevo nei racconti sugli effetti psicotropi di alcune radici e piante presenti in natura. Mi chiedevo se fosse arrivato quel momento in cui l’uomo stava rivedendo tutto, stava per sventolare “bandiera bianca”. Capivo sempre di più che quelle stelle che mi illuminavano ai tempi della Sardegna (e ancor prima), contenevano cosi tanti segreti e saggezza, che noi esseri umani forse, avremmo solo dovuto saper porre più attenzione e creare un rapporto di armonia con l’ambiente che ci circonda, facendo forse un semplice passo indietro e uno in avanti e più in profondità nella nostra anima, che da sempre è connessa con la terra e con l’universo.       

La mia luce
Seguendo l’ambientazione dei brani precedenti e dello scenario caratterizzato dal lock-down, in “La mia luce” rifletto e immagino sempre di più una realtà parallela in cui l’umanità diventa umile e sensibile. Mi immagino una creatura fantastica che nel bel mezzo della notte, viene a trovarmi. Sporgendosi dalla finestra della mia camera, mi invita a seguirlo e scappare via insieme. Mi immagino di tornare bambino e di quando quei personaggi raffigurati nelle storie dei cartoni animati, prendevano davvero vita nei tuoi sogni e si diventava amici. Crescendo, quella figura nei sogni diventa una ragazza di quando andavi a scuola e della quale ti eri perdutamente innamorato. La notte, lo spazio dilatato, la libertà di esprimersi, di amare, di crescere e di vivere. La magia che c’è nella tentazione dello scappare e scoprire posti nuovi, posti migliori, dove magari scopriamo anche versioni migliori di noi stessi. La città come luogo e scenario di una vita a volte che ci tarpa la ali e ci costringe a seguire uno schema, binari costruiti da altri. “Siamo invincibili?”. Questa domanda è rivolta a tutte quelle persone che fanno delle loro certezze materiali, delle loro convinzioni politiche e religiose, delle loro assicurazioni e dei loro farmaci fidati, le loro bandiere, le loro glorie, che a parer mio spesso, sono solo ritagli di stoffa in balia di venti e di correnti, ma che mai come questo ultimo periodo storico hanno preso sempre più forma e importanza.

Qual è il brano a cui sei più legato e perché?
Non credo di avere un brano preferito. In realtà mi piacciono tutti nello stesso modo. Credo che in alcuni sia riuscito ad arrivare meglio a quello che avevo in mente, rispetto ad altri (dal punto di vista tecnico e sonoro intendo).
Per il resto, hanno tutti e quattro un significato importante per me. Quindi direi, no non ci sono prescelti 🙂

Per concludere ti chiediamo di prepararci una playlist con i brani (di oggi e di ieri) per te più significativi e ti salutiamo con una provocazione: da artista cosa ne pensi del ruolo che hanno oggi le playlist?
Quanto la tua carriera può essere vincolata dall’umore e dalle lune degli editori di Spotify?
In realtà a me piace molto Spotify e credo che possa essere utile per diverse cose. Io lo uso frequentemente per lavoro ad esempio quando scelgo la musica per i miei set, trascorro moltissimo tempo nel cercare nuovi artisti, release. La sezione che preferisco di più è quella della “radio”, dove l’artista ha fatto una sua selezione.
Ti aiuta a capire meglio dove direzionare la tua attenzione e capire meglio anche i suoi gusti. Cerco allo stesso modo di avere un rapporto abbastanza distaccato, ora che ho pubblicato il mio di album.
Non saranno di certo altri numeri e statistiche a determinare la qualità della mia musica e di come viene percepita.