Marracash nel rap italiano, ma ormai potremmo dire anche nella musica in generale, è quello che ce l’ha fatta, quello che è riuscito a portare il rap più duro e puro nel mainstream, che riesce a piacere a tutti senza dover sputtanarsi. Un successo, il suo, che mette d’accordo fanbase e critica, e che Marra ha sempre cercato di ottenere dagli inizi della sua carriera, da quando era il ragazzo tamarro di quartiere che dimostra anche di essere colto e profondo. É naturale quindi che dopo Persona, il disco che ha aperto le danze a quella che è a tutti gli effetti la nuova carriera mainstream di Marracash, l’annuncio del nuovo disco Noi, Loro, Gli Altri, rilasciato nel giro di due giorni e senza neanche troppa attesa dal disco precedente (considerando i tempi biblici a cui ci aveva abituati il buon Fabio Rizzo) abbia generato tante reazioni estasiate.
Questa perlomeno è la versione della storia bella e presentabile e che va bene ai più, ma esiste anche un lato della medaglia secondo cui il “nuovo” Marracash sia un artista totalmente in delirio di onnipotenza a causa della totale mancanza di contraddittorio (da parte della critica ma a conti fatti anche da parte del resto della scena e della concorrenza), che il suo rap duro in realtà sia molto edulcorato e spinto più verso il pop soprattutto a livello di sound e che le sue liriche spesso si traducano in retorica spicciola.
Perché faccio presente l’esistenza anche di questa versione? Perché quando un artista è così tanto esposto è naturale che si generino reazioni (giustamente) disparate, alcune delle quali legittime e altre che invece rischiano di distogliere l’attenzione da quello che dovrebbe essere il punto focale del discorso. La musica.
Prendiamo ad esempio tutta la promo scaturita da Noi, Loro, Gli Altri. Se prima Marracash malcelava una certa ispirazione a livello di estetica verso big del rap americano, come ad esempio Jay-Z e (soprattutto) Kanye West, ora invece tale ispirazione diventa palese in quel modo di porsi dove il rapper non è più solo un rapper, bensì un vip a tutti gli effetti dove ogni aspetto privato della propria vita è messo in pubblica piazza e servito caldo ai commentatori della rete. Il tutto si traduce in una nube di nulla cosmico interrogandosi su quale sia il progresso della relazione tra Elodie e il rapper della Barona, del perché lei appaia in copertina dell’album e altre amenità (allo stesso modo in cui ai tempi di Persona molti si sono chiesti chi fosse tale Crudelia, senza considerare che la risposta potesse essere “E STICAZZI?!”); aggiungiamo poi che tutta questa sovraesposizione finisce per fare assomigliare Marracash al suo “”rivale”” (per la stampa perlomeno) Fedez, velatamente dissato in certe tracce del disco, ponendolo in una dimensione e in un ambiente dove quest’ultimo però sa come muoversi meglio o comunque in modo più furbo, specialmente quando si tratta di dispute social.
Tutto questo forse risuonerà dozzinale e inutile ai fini di una valutazione qualitativa della musica di Marracash, ma credo sia necessario esorcizzare tutto ciò (per tutti gli ascoltatori, ma onestamente in particolare per me che scrivo) al fine di eliminare inutili pregiudizi o, peggio ancora, bocciature premeditate. Perché sì, Marracash forse non farà più musica indirizzata allo zoccolo duro dei fan del rap, anzi probabilmente non gli è mai interessato, il suo obiettivo è sempre stato palesemente quello di dimostrare che poteva arrivare a tutto il pubblico anche esterno al genere. Ma ciò non toglie che quello che abbiamo di fronte è forse uno dei migliori liricisti del hip hop e della musica odierna, che sarebbe quindi stupido liquidare con giudizi di sufficienza.
Se in Persona era più valorizzato l’aspetto introspettivo del rapper, in Noi, Loro, Gli Altri l’attenzione è rivolta all’esterno, la quale si delinea in un’analisi lucida e commenti talvolta sprezzanti verso quella che è la società attuale, che sia quella reale, che sia quella che appare esagerata nella sua versione social, ossia finta ed esuberante.
I concetti espressi vengono trasmessi con rabbia e aggressività, un’attitudine che ci rievoca i fasti del suo album Status, lavoro che ci ritorna in mente anche in tracce come Noi (la cui tematica ricorda Il Nostro Tempo) o in Nemesi, il cui urlato ricorda 20 Anni. E riaffacciarsi nell’attitudine di quello che è l’album più oscuro di Marracash (e forse il migliore, a detta di chi scrive) può essere soltanto che è un bene se ciò si manifesta in attacchi verso molti degli stereotipi che regnano in certi aspetti della società odierna. L’esempio più evidente è un testo come quello di Cosplayer, una sferzata durissima verso la moda di identificarsi in determinate nicchie sotto la bandiera dell’inclusività ma che in realtà nasconde un desiderio di identificarsi come “speciali”.
Una presa di posizione quindi quella di Marracash che potremmo forse definire “scomoda” vista la moda attuale, tuttavia le virgolette inserite sono d’obbligo per un motivo: se il pubblico che, in preda a un costante rainbow washing, abbocca in pieno a tutte le questioni trend sui social spinte da altri influencer e dallo stesso music business, è lo stesso pubblico che poi per moda va a propsare il Marracash di questo album, cosa c’è di scomodo in tutto ciò? Certamente non tutta la musica deve essere contro qualcosa o di protesta (ma onestamente a mio avviso se si vuole parlare di rap è quasi necessario), tuttavia si crea forse il pericolo che quelle di Marra siano parole al vento verso un pubblico che forse non capisce veramente il suo messaggio, ma segue solo dove si muove il vento.
Per carità, forse anche queste sono seghe mentali, forse basta limitarsi al fatto che a conti fatti siamo di fronte a un disco di buona musica, rap o pop che sia chissenefrega. Forse per qualcuno queste prese di posizione sono inutile demagogia? Ma la verità è che è meglio prendere una posizione che non prenderne nessuna affatto. Forse questo nuovo percorso di Marracash non è la strada del rap più duro per farsi apprezzare dai fan della prima ora?
Non importa, per cambiare qualcosa bisogna cedere a qualche compromesso, purché si mantenga una dignità.
E se proprio non vi va giù questa svolta, pregate che esca un ipotetico Roccia Music Vol.3… chissà