“One More Final” è il nuovo EP dei Cactus?, quattro nuovi brani di puro hyperpop, che li posizionano tra i pionieri del genere per l’Italia.
One More Final è il nuovo EP dei Cactus?, band attiva dal 2016 – Sorry for my accent – ed evoluta nel tempo fino al primo LP No People Party (2019), in cui la dance-punk di metà anni 2000 si combina perfettamente con l’attuale movimento lo-fi bedroom.
Nel 2020 arriva poi la loro mutazione finale, con le pubblicazioni dei singoli Shitdisco, Blue Lips / Cold Heart, Broken Light Switch e Post-Mortem Debugging, in cui aggiungono al loro bagaglio sonoro vibrazioni 80s e suggestioni dark-pop che aprono ad un pubblico di più ampio respiro. Quest’ultimo passaggio risulta fondamentale nel loro cammino e i riscontri non tardano ad arrivare vedendo i brani godere di un ottimo posizionamento worldwide.
Ma è a questo punto, quando la strada sembra spianata e l’attenzione è ai suoi massimi storici per il trio veneto, che decidono di mettere, ancora una volta, la loro esigenza artistica davanti a tutto. Nascono così quattro nuovi brani di puro hyperpop, che li posizionano tra i pionieri del genere per l’Italia.
Che coraggio, dite? Roba da folli?
Ci siamo fatti raccontare direttamente dai regaz il motivo del loro cambiamento e la storia del nuovo EP.
Dall’indie rock di Sorry for my Accent al lo-fi di No People Party fino all’hyperpop di One More Final direi che ne sono cambiate di cose, una su tutte il genere di riferimento.
A cosa è dovuto questo drastico cambiamento?
Niente di particolare, ci piace sperimentare cose nuove e ascoltare sempre nuova musica. Ora abbiamo trovato la nostra dimensione nel produrre canzoni hyperpop perché sono molto incentrate sul sound design e la creazione di suoni nuovi.
Produrre musica usando solo il pc ci dà molta libertà creativa.
Come vi sentite dopo la release?
Tutto bene, è un EP molto breve che ci ha permesso di imparare un sacco di cose. Sono solo altre 4 canzoni sulla nostra pagina Spotify, siamo concentrati a farne di nuove, pensiamo solo a questo ultimamente.
Com’è stato produrre questo EP?
Ascoltandolo sembra quasi vi siate chiusi in studio e vi siate detti “Ok, ora facciamo festa”
Più o meno è andata così, l’abbiamo scritto principalmente durante un weekend in montagna l’estate scorsa. La produzione di brani nuovi è sempre collegata al divertirsi e fare festa insieme. Non c’è una distinzione tra le cose, spesso andiamo avanti a produrre fino a notte inoltrata.
Riuscirete a suonare One More Final live quest’estate?
Quanto è complicato per voi artisti non avere la possibilità di suonare live la propria musica (o di farla ballare, come dovrebbe accadere nel vostro caso)?
Certo, lo stiamo già portando live insieme ad altri brani inediti. Ci piace un sacco fare live ma non ne soffriamo la mancanza. Siamo animali da studio, il live è una cosa in più.
Possiamo dire che vi state facendo pionieri di un genere ancora inesplorato in Italia?
Quanto è difficile affermarsi con un genere così di nicchia?
Il genere è sicuramente di nicchia ma la community online che lo sostiene è fortissima. All’estero ormai questo genere si è affermato da un paio d’anni, qui in Italia ci sono un molti artisti che suonano hyperpop/glitch/breakcore, non pensiamo di essere pionieri di questo genere. Però è bello sentirsi anche solo in parte inseriti in una scena musicale italiana.
Quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato i vostri momenti creativi? Se volete farci una playlist di ascolti consigliati noi siamo tutt’orecchi.
Attualmente ascoltiamo: Petal Supply, A. G. Cook, NXFEIT, Bladee, Ecco2k, New Sylveon, Kesha.