Si chiama Lussuria il nuovo singolo di Nellow Spazio, giovane rapper milanese parte del collettivo di artisti NEWD. Il nuovo brano, pubblicato lo scorso 5 maggio via Eclectic Music Group, fonde sonorità chill con quelle arabeggianti, scandite da un ritmo sincopato, mostrando lo stile unico dell’artista e le caratteristiche della sua musica, caratterizzata da una scrittura intima, fortemente emotiva, dolce e al tempo stesso spietata.
Il testo evocativo e introspettivo permette all’ascoltatore di viaggiare nell’universo di Nellow Spazio, che lascia però aperta al pubblico l’interpretazione del brano.
Abbiamo incontrato il giovane artista e ci siamo fatti raccontare di più sulla sua storia e sul suo progetto artistico
Iniziamo con le presentazioni: chi è Nellow Spazio, da dove arriva e dove vuole andare?
Nellow Spazio è il mio progetto musicale. Da dove arrivo? I miei dipingevano, e fin da piccolo ho avuto in casa più quadri che spazio sulle pareti, sono cresciuto in un contesto in cui l’estetica non era mai una questione secondaria. Fin da piccolo ho sempre disegnato, dipinto, scritto favole e ascoltato tanta musica. Ma la musica ho iniziato a farla poi con gli amici, eravamo ragazzini, rappavamo sulle strumentali di J Dilla.
Erano emozioni autentiche e rare.
Da allora non ho mai pensato di smettere.
Dove voglio andare? Penso che gli artisti abbiano il potere ed il compito fornire alle persone quell’interruttore che una volta premuto accende la nostra immaginazione, questo è il primo obbiettivo che ho deciso di darmi.
Lussuria è il tuo nuovo singolo: come ti senti dopo la release?
Mi sento bene, carico. Ora come ora per la testa ho un sacco di nuove idee. Scrivere Lussuria ha significato prendere una strada nuova, una su cui volevo incamminarmi da tempo.
Le immagini che descrivi nel nuovo singolo sono sicuramente di forte impatto. Quali influenze ti hanno portato a raccontarci le cose in questo modo, combinando un tipo di scrittura molto evocativo a morbidi suoni di respiro internazionale?
Riguardo la scrittura il più delle influenze che ricevo non arrivano forse nemmeno dalla musica. Recentemente ho per la testa un saggio di Michelle Serres, la Piccola Tenda di Carla Accardi, i colori fluorescenti dei quadri di Peter Halley e un insieme etereo di altre opere che mi portano a riflettere sulla mia poetica.
Il sound è il frutto della ricerca che faccio assieme a Bluebarry.
In generale mi influenzano molto gli artisti di cui osservo il processo creativo o con cui condivido esperienze.
Poi ci sono artisti che mi fanno semplicemente venir voglia di fare musica e tra questi ci sono sicuramente Travis, James Blake, Sophie, Young Thug e i Massive Attack.

Qual è stato il processo creativo di Lussuria?
Il processo creativo è stato molto spontaneo. Il testo è nato prima della musica, una notte che non riuscivo a prendere sonno.
Poi mi sono trovato con Barry in studio e abbiamo stravolto tutto. Raramente passiamo molto tempo su una sola traccia, con Lussuria c’era della magia e ce ne siamo accorti subito.
Quanto è complicato per un emergente come te, soprattutto in un periodo storico come questo in cui le possibilità di suonare live non sono chissà quali, lavorare con la musica?
Molto, cercare di emergere avendo il web come via unica è sicuramente più difficile. E triste.

Sei alla guida di un’astronave e puoi portare soltanto tre cose per sopravvivere nello spazio, cosa scegli?
A primo acchito ti direi un block notes, uno specchio e uno sparabolle di sapone. Temo non durerei a lungo.
E se invece dovessi scegliere tre dischi da ascoltarti durante il viaggio tra le stelle quali ascolteresti?
Domanda crudele. Se dovessi partire stanotte mi porterei Untitled Unmastered di Kendrick, Mezanine dei Massive Attack e The Water (s) di Mick Jenkins. Poi soffrirei per tutto quello che è rimasto sulla terra.
E se ti chiedessi di trasformare la navicella in uno studio di registrazione chi chiameresti per un featuring?
In una navicella spaziale il sogno che si avvera sarebbe portarci fka twigs, il perché non credo serva spiegarlo.

Possiamo aspettarci un tuo disco prossimamente?
In che spaziotempo viaggerai domani?
Potete aspettarvi di tutto. Domani so che sarò in viaggio, ma se già ora conoscessi la meta sarebbe difficile riuscire poi a inventare qualcosa di nuovo.
Per concludere ti chiediamo se ti va di prepararci una playlist con i brani (di oggi e di ieri) per te più significativi e ti salutiamo con una provocazione: da artista cosa ne pensi del ruolo che hanno oggi le playlist? Quanto la carriera di un emergente è vincolata dall’umore e dalle lune degli editori di Spotify?
Noi, a prescindere, ti inseriamo nella nostra, qui.
Il discorso delle playlist editoriali è sicuramente complesso.
A volte sembra un po’ di giocare d’azzardo: ognuno sceglie quanto puntare, su cosa puntare e poi la dea della fortuna decide chi baciare. Solo che non c’è la dea della fortuna, ci sono delle persone reali con i propri gusti e vissuti che fanno le loro scelte. Le conseguenze sono almeno due:
La prima, come dite voi, che devi sperare di entrare nel cuore di poche persone che non conosci, i cui gusti da un lato devono sicuramente accontentare gli ascoltatori e dall’altro possono essere piuttosto soggettivi e difficili da prevedere. Inoltre il numero di artisti che propongono il proprio brano alle playlist editoriali ogni settimana è immenso, e sicuramente ascoltare tutti i brani con attenzione non deve essere facile. Immagino quindi si tenda a dare la precedenza (e magari anche una maggiore attenzione nell’ascolto) ad artisti e label che al team di Spotify risultino già familiari.
La seconda è che Spotify di fatto ha il potere attraverso le playlist di decidere cosa i suoi utenti ascolteranno, di settare nuovi trend e di far emergere in sintesi un progetto piuttosto che un altro.
Queste dinamiche rendono il gioco delle playlist abbastanza imprevedibile per un artista che ancora deve farsi un nome.