“Primate” è il debut EP di Sciabola: il suo ingresso nella scena porta con sè un immaginario urban jungle dove rap e sonorità tribali trovano un connubio perfetto, proiettando l’ascoltatore nei suoi racconti.
Pubblicato lo scorso venerdì, Primate è l’EP d’esordio di Sciabola, un lavoro chiaro, che non vuole confondersi, che segue un concept preciso, rivelando un’identità forte nella sua apparente semplicità, un risultato importante per essere il primo progetto.
Il rapper toscano classe ’98 ha deciso di ambientare i racconti in una giungla urbana, un immaginario fittizio dove poter descrivere il suo vissuto e dove trovare la sua dimensione: come spesso accade, raccontandosi agli ascoltatori l’artista finisce con il fare un disco per sé stesso.
Da brani come Jungle Club e Wakanda – contraddistinti da ritornelli poderosi – si percepisce l’intenzione del giovane rapper di voler imporre il suo sound, avvalendosi delle produzioni nate dall’unione di elementi naturali e suoni elettronici. L’altro lato di Sciabola è quello più intimo e introspettivo, descritto in due brani che fin da subito risultano densi di significato: Primate da un lato, Rugiada dall’altro.
Queste due prospettive trovano la loro armonia nella traccia finale, Bumaye, che rappresenta la chiusura del viaggio, ma contemporaneamente la prima tappa del percorso, è una dedica a tutti coloro che accompagnano Marco in questa esperienza.
Abbiamo scambiato due chiacchiere con il giovane rapper e ci siamo fatti raccontare di più sul suo progetto.
Leggi l’intervista di Sciabola per Save The Tape:
Iniziamo con le presentazioni: chi è Sciabola? Da dove arrivi, come hai iniziato e dove vuoi arrivare con la tua musica?
Sciabola è semplicemente l’alter ego di Marco, un ragazzo di 22 anni cresciuto nella provincia di Pisa. Ho iniziato a far musica quasi per gioco, ai tempi ballavo break dance e volevo conoscere tutte le discipline dell’hip hop. Mi sono innamorato subito del rap, prima si parte con le prime rime, poi si passa alle jam e così via. Adesso lo tratto come una passione che deve diventare un lavoro, quindi puntiamo a crescere pezzo per pezzo. Si inizia portando la città di Pisa in alto, poi pensiamo all’Italia.
L’unico obiettivo è creare musica che rimanga.
Primate è il tuo primo EP e primo lavoro più strutturato. Come ti senti? Che aspettative hai?
Primate ha preso tante svolte durante la fase di creazione, mi è servito per superare determinati momenti e quando uscirà renderò pubbliche tutte le mie paranoie, tutti i miei problemi affrontati nell’ultimo anno e non mi crea disagio. Mi sento orgoglioso di quel che ho tirato fuori con il team, un lavoro che parla di Marco e Sciabola come se fossero una persona sola. Voglio far capire che la musica è la mia vita e di conseguenza metto la mia vita nella mia musica, perchè per me è questo che la deve rendere unica. Come dico sempre ai ragazzi del team, se il disco non dovesse andare “pace”, andrà il prossimo e si andranno ad ascoltare i dischi vecchi. L’importante è far vedere che abbiamo svoltato perché abbiamo talento, non perchè ci è andato bene un pezzo.
L’EP ruota tutto attorno a un concept che fa parecchi riferimenti alla giungla urbana, tra barre e sonorità dal sapore tribale o comunque riferite anche al mondo animale. Ci racconti come è nata questa idea?
Primate si riferisce alla mia rinascita personale. Parlo di tutto ciò che ho passato nell’ultimo anno, di come l’ho affrontato e sono riuscito a uscirne. Ripartito da zero, come un uomo che riparte dal primate, per poi evolversi in un uomo migliore. Allo stesso tempo siamo riusciti a unirlo con i suoni tribali , per un mio attaccamento alla giungla fin da quando ero piccolo.
In generale, nel tuo rap c’è molta attenzione alle liriche, alla tecnica e alle barre, elementi che nelle ultime tendenze della scena rap/trap erano un po’ lasciati in disparte nell’ultimo periodo.
È ancora importante secondo te mantenere vivi questi aspetti nel rap di oggi? Pensi che possa essere un limite quando si tratta di arrivare a più ascoltatori, anche esterni ai fan dell’hip hop?
N.B: in Bumaye, a un certo punto dici “Ma ora che non trovo un po’ di rap che rende, mi chiedo se fare un po’ di rap che renda”
Ad oggi abbiamo visto che per sfondare spesso non serve più il talento ma il personaggio, artisti del genere riescono a sfondare e a scomparire con il medesimo tempo. Quello a cui punto io è lasciare il segno. Far capire che non abbiamo limiti, essere sempre in evoluzione artistica ma comunque tenendo in alto il fatto che siamo rapper. Non seguire la moda di adesso è sempre un rischio, ma sono convinto che il treno passi per tutti e noi abbiamo già le valigie pronte.
I tuo brano Wakanda ha ricevuto apprezzamenti dai ragazzi di Machete nel loro format Cantera Machete. Come hai vissuto questa cosa? In generale, oltre a Machete con cui evidentemente ci sono affinità, quali sono gli artisti che per te sono un’influenza e/o con cui ti piacerebbe collaborare un giorno?
E’ stata una cosa inaspettata, non mi aspettavo tutto questo calore, e grazie a questa risposta da parte di due big della scena rap, rapper e non, mi sono reso conto che siamo sulla strada giusta, che pian piano riusciremo a farci spazio. Ho sempre ascoltato rap italiano fin da quando sono piccolo, per fortuna sono riuscito a prendere spunto da tanti artisti e a creare un mio stile. Oltre alla Machete, mio punto di riferimento artistico fin da quando ho iniziato, ascolto qualsiasi artista rap, dal più veterano, come Marra, Salmo, Fibra ecc ai rapper usciti adesso e tanti emergenti. Spesso mi trovo ad ascoltare più gli emergenti che i rapper affermati. Ultimamente sono in fissa con il disco di Oliver Green, con gli utlimi progetti di Ticky B e il disco di Remmy.
Il pezzo a cui sei più affezionato dell’EP e che secondo te lo rappresenta al meglio?
Bomaye. Sia per il momento in cui l’ho scritto, in piena quarantena dove stavo in un mix di emozioni, una fase quasi lunatica, che per il pezzo stesso. C’è una parte melodica che trasmette malinconia e una parte di puro rap, che ti fa capire la mia crescita e la forza di volontà usata per superare questo periodo. È un connubio perfetto per rappresentare la mia musica di adesso.
Progetti futuri dopo l’uscita di Primate?
Sto continuando a far musica per cercare l’evoluzione giusta. Sicuramente lavorerò a nuovi singoli, per poi arrivare ad essere pronto per un nuovo progetto. Sempre produttivi, mai fermi.
Per concludere ti chiediamo una playlist/selecta di una decina di brani che ti ispirano, stai ascoltando ultimamente o semplicemente ti piacciono. Qualsiasi artista e genere, senza limitazioni.
Vi faccio una playlist dei pezzi che avrei voluto scrivere io e che sono tutt’ora in fissa: