“Seed” è il nuovo album di Luzee, una rappresentazione dell’evoluzione naturale attraverso la sperimentazione sonora.
Si chiama Seed il terzo album in studio di Luzee, nome d’arte di Davide Luzi, bassista, beatmaker e producer italiano che si destreggia nel campionare gli oggetti e le situazioni ambientali che lo circondano, per poi cucirci attorno vestiti con sonorità elettroniche.
Anticipato dai singoli Birth (con Guglielmo Pagnozzi) e Shadows, l’intero nuovo album Seed conferma l’estro del produttore, con suoni ambientali e cori eterei in lontananza che diventano un vero e proprio marchio di fabbrica, miscelandosi in una composizione dal significato tutto nuovo.
Nel nuovo disco il producer racconta, mediante la metafora del ciclo di vita delle piante, le fasi del cambiamento, dando grande importanza al primo momento del processo di cambiamento, quello in cui il seme si insedia dentro di noi. Anzi è proprio sull’importanza e sul significato che assume il seme stesso che è strutturato l’album: “Il seme” racconta Luzee “è un elemento molto piccolo, ma è capace di resistere nel tempo e quando le condizioni lo permettono può germogliare per dare alla luce una nuova vita.”
Una sensazione che tutti abbiamo vissuto sulla nostra pelle nel corso dell’ultimo anno. Sembra quasi che Luzee abbia deciso di andare a caccia di una musica nuova e futuristica, approfittando probabilmente della lentezza con cui sembra trascorrere il tempo e della possibilità di isolarsi immerso nel verde.
Ciascuno dei sette brani presenti nell’album evoca una fase specifica del ciclo e l’accompagna lungo l’intero processo evolutivo, tra atmosfere sognanti e momenti delicati che si alternano ad altri più decisi e incalzanti, sviluppandosi in maniera unica e rilasciando un tipo di vibes e di energia sempre diversa, tra sbalzi d’umore, momenti chill, fino a scenari più cupi.
Cosa potrebbe succedere se si ascoltasse questo album su un’altura, guardandosi in giro, magari al tramonto?
Non lo so, non l’ho ancora provato.
Ma lo farò.