Home > AGORA' > Questo è il mio festival di Sanremo

Questo è il mio festival di Sanremo

sanremo

Ogni anno dici che sarà l’ultima volta che guardi Sanremo. Ogni volta ti ritrovi a dire che non ricordi più il podio dell’anno precedente, che è un vecchio carrozzone, che è obsoleto e superato. Ma poi sei lì, sempre lì, lì davanti alla tv a sentire i nomi dei partecipanti come se fossero numeri del Lotto o, per rimanere in tema natalizio, come bimbi con le caselle del calendario dell’avvento.

E quest’anno il cioccolato che c’è dentro è di quelli che non ti aspetti.
Di quelli che hai gustato per anni come piccole rarità di pasticceria che nessuno considera e che di colpo lo vedi reso disponibile al grande pubblico. Potremmo stare ore a discutere sulla reale differenza tra la categoria Sanremo Giovani e la Sanremo Big, tra un Fasma nei big e un Davide Shorty nei giovani. Regole di mercato, regole di etichetta, regole di streaming: vale tutto, ma in questo ginepraio meglio scegliere tre argomenti e andarli a sviscerare in modo abbastanza esaustivo.

Sanremo giovani, i Big, la direzione artistica.

Perché Sanremo è sempre Sanremo, e fin dalla sua “anteprima” si sono fatte le ore piccole, con buona pace di un corrucciato Bruno Vespa, offeso dall’ora marzulliana in cui sono stati rilegati i suoi sondaggi e approfondimenti su crisi di governo e pandemia, in attesa di un caso di cronaca nera su cui fare i celeberrimi plastici. 

Doveva essere il vero fulcro della serata, ma la finale della selezione di Sanremo Giovani ha, per forza di cose, fatto da spot tra una tornata di big e l’altra. Uno spot in versione Carosello, questo è doveroso sottolinearlo. Non quelle pubblicità che ti fanno cambiare canale, ma di quelle che ti viene voglia di replicare con le vocine, come è stato per Calimero alle sue origini. Perché bisogna ammettere che quest’anno i nomi arrivati in finale, almeno per la parte di Amasanremo, sono quasi totalmente di buon livello. 

Gli esclusi

Non ce ne vogliano I Desideri, premiati con il premio Tim Vision per avere proposto la canzone più ascoltata, ma non altrettanto premiati da giudici e, per una volta, dal televoto. La loro “Lo stesso cielo” non ha la forza necessaria per poter competere con le altre in gara. Mancano di coesione come duo, forza musicale e lirica. Anche qui avremmo un primo spunto di riflessione: premiati dal pubblico e non dai critici? La critica ha quindi un senso di valore distaccato dal mondo reale? Può darsi, ma vien da dire che va anche bene così. Almeno per loro. 

Tra gli esclusi dispiace molto per Le Larve, progetto molto interessante, molto intenso e canzone in grado di smuovere quel torpore da ore piccole, con quei testi ricercati e quella sensazione che dietro a quel microfono ci sia un artista vero che di questo vorrebbe vivere e lo meriterebbe anche. Di quegli artisti che appunto ascoltiamo in dieci, e all’improvviso li ritrovi tra i big di Sanremo mentre tutti si chiedono chi siano. E tu li ascolti dal primo disco. Ma questa è una storia che vedremo più avanti. 

Si parlava del dispiacere degli esclusi, appunto. In questa sensazione rientra anche HU, che avrebbe meritato miglior sorte in un ballottaggio non scritto con l’altra cantante in gara, Greta Zuccoli, che accede alla finale più per affinità del vecchio stile sanremese che per lo spirito di scommessa e innovazione che tutto il cast esprime. Per quel che vale, HU era tra i finalisti sicuri in un messaggio scritto nel primo pomeriggio al prode Stefano Gelmi, in attesa di una finale che ha confermato l’esclusione di M.E.R.L.O.T definito dai giudici troppo acerbo per un palco come l’Ariston. Scelgo anche io il profilo diplomatico per inquadrare la sua Sette volte che non è riuscita a lasciare il segno.

I finalisti

Chi il segno lo ha lasciato, invece, abbastanza forte, è Wrongonyou. Una carriera alle spalle che mal si sposa con la categoria in cui gareggia. Superiore per capacità di tenere il palco, esecuzione, testi e musiche. Lezioni di Volo è il singolo da radio che Wrongonyou ha imparato a scrivere e ad accettare, senza però snaturarsi. Sentirlo cantare in italiano è già una novità per chi lo segue da tempo. Il risultato finale è qualcosa che suona molto internazionale e abbastanza fresco. A patto che i compromessi siano finiti qui.

Un discorso molto simile, compromessi a parte, lo merita tutto Davide Shorty. Regina è un mix di internazionalità virtuosismi, intrecci e coraggio. Degno di un artista che prima di far uscire un pezzo lo sviscera in miliardi di parti e ci mette le influenze di almeno altri dieci artisti. Il risultato finale è qualcosa che conquista tutti: dai giudici al pubblico e ora l’Ariston non è solo un sogno ma una piacevole realtà.

Leggi anche:
«LA SOLUZIONE REBOOT» DI DAVIDE SHORTY E FUNK SHUI PROJECT: IL RISCHIO DI RIPENSARSI

Di Greta Zuccoli si è già parlato, con un pezzo carino, ma non particolarmente degno di nota che rischia di perdersi nel mezzo degli altri concorrenti. Perplessità che restano anche per Polvere da Sparo di Gaudiano, con il suo sound molto latineggiante, ma più nel senso di Malgiogliana memoria che del reggaeton che fa muovere le natiche sulle spiagge in estate. 

Folcast è la vera scommessa vinta dei nostri pronostici. Scopriti è incline ai suoni blues, perfetta per un supporto orchestrale, completa in ogni suo punto e saperlo in finale è un bene per la qualità della gara stessa.

Infine, nota di merito, per Avincola: con una felpa nel video di presentazione che è la degna copia delle scarpe della Lidl, una canzone che è di un Indie, che più Indie non si può e baffoni che vengono dagli anni ’80. Anche Barbarossa, giudice in tv e vero portavoce di coloro che in questi anni hanno dato un palco radiofonico a questi artisti (se leggi questo articolo e non conosci Radio 2 Social Club pentiti e torna ad ascoltare RTL), gli ha consigliato di non esagerare con le mossette da tv anni ’80.

Il nostro Eroe non ha subito minimamente e ha ribattuto con un “ma io negli anni ’80 non c’ero”. Point, set, match. O per dirla alla Avincola: Goal.

Area Sanremo Tim

Chiudiamo la parentesi dei giovani con un sotto capitolo a parte: Area Sanremo Tim. Parliamo della vera roccaforte del vecchio stile sanremese. Se tutto profuma di novità, i due finalisti scelti dai partecipanti a questa selezione, Elena Faggi e i gemelli Dellai rappresentano il vecchio nei panni dei giovani. Rispettivamente la nuova versione di Arisa e un Luca Dirisio diviso in due, insieme a Greta Zuccoli e Gaudiano rappresentano gli anelli deboli della categoria.

I Big

Ma in tutto questo ci sono i big: 26 artisti che rientrano in un ampio ventaglio che va da Madame a Orietta Berti, passando per Fasma e Willie Peyote. E poco importa se ci sono i redivivi NoemiArisaFrancesco Renga, la già citata Orietta Berti e Malika Ayane, veri artisti sanremesi che hanno nella kermesse il piglio per rilanciarsi in tour che speriamo di poter vivere nel 2021.

Sanremo 2021 è il mio Sanremo. E se da una parte questa cosa mi riempie di orgoglio, dall’altra vuol dire che ormai sono davvero vecchio. Mettendo da parte questo personalismo, non voglio far parte di quelli che dicono che questi artisti sono sulla scena da anni e non sono certo una novità. Preferisco far parte di quelli che si battono il petto e potranno godersi lo spettacolo. Perché la scena musicale è finalmente nostra. Willie PeyoteComa CoseFulminacciGio EvanGhemonLo Stato SocialeCOLAPESCE E DIMARTINOExtraliscio con Davide Toffolo, LA RAPPRESENTANTE DI LISTA. È tutto troppo bello per non voler fare un viaggio anche a piedi pur di esserci. 

Alla conquista del palco sanremese non ci saranno solo i cast degli ultimi MIAMI e dei festival e live club italiani degli ultimi dieci anni. Ci saranno anche i prodotti dei talent come i ManeskinIramaAnnalisa e Gaia (per lei X Factor+Amici pur di esserci). Ci sarà il vecchio saggio e maestro di vita Max Gazzè, il ritrovato Bugo e l’incognita Ermal Meta. Incognita perché lo abbiamo riscoperto all’Ariston con testi degni della sua carriera e rischiamo di perderlo nei meandri della dimensione televisiva e da Amici che ne sta tarpando un po’ le ali. 

Finiamo con i due “mali” necessari, le scommesse, e i vincitori annunciati. 
Nella prima categoria rientrano Fasma e Random, la cui presenza resterà un mistero anche dopo che verrà spiegata. Le scommesse non possono che essere per Aiello e soprattutto Madame, un vero diamante alla prova del laser. Infine i vincitori annunciati: Francesca Michielin e Fedez, personaggio dell’anno e con una bocca di fuoco proveniente dai social che non potrà che avere un peso specifico importante. Perché Sanremo è Sanremo.

Direzione artistica

Chiudo con una riflessione dedicata alla direzione artistica di questo festival. Una vera scommessa coraggiosa che dà ulteriore credibilità a chi vuole Cattelan come comandante del Festival per il 2022. Sembra proprio un passaggio di testimone. Ma nella lettura degli articoli usciti all’indomani della presentazione del cast, c’è un quesito posto da un vero guru della critica musicale sanremese, che sarà il vero quesito di questo festival. Gianni Sibilla, su Rockol, oggi si chiede: questo cast piacerà anche alla Tv o solo alla sala stampa?