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Bring Me The Horizon, «Post Human: Survival Horror» è il loro manuale di sopravvivenza

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Nei tempi infausti di una pandemia globale, i Bring Me The Horizon tornano sulle scene con le 9 tracce di questo Post Human: Survival Horror e va subito detto che questa è per i fan della band inglese un’ottima notizia in un 2020 a tinte fosche.

Di strada il quintetto di Sheffield ne ha fatta parecchia, migrando dal deathcore di Count Your Blessings alle sonorità alternative metal e pop-rock di Amo: un passaggio da fenomeno di nicchia a nome di punta della nuova scena heavy planetaria, coagulando attorno a sé un seguito enorme e attraversando un vasto campionario di sonorità oggi confluite in una proposta divenuta autentico marchio di fabbrica, tra metalcore, nu metal, pop ed elettronica.

Se c’è un assunto a cui i Bring Me The Horizon sembrano averci abituati è proprio quello della varietà: una molteplicità di influenze ben integrate in un sound solido e fortemente riconoscibile.

Nello stesso solco si colloca questo settimo lavoro in studio, dove prevalgono sonorità di matrice metal funzionali a una narrazione musicale che ha visto la propria genesi nel corso della prima ondata della pandemia: ansie e inquietudini di un mondo piegato da un nemico invisibile si sommano a riflessioni di ordine politico e sociale, facendo di questo Post Human un disco da fruire con testi alla mano e occhio sempre rivolto allo scenario attuale.

A raccontarlo in un post Instagram è lo stesso frontman e cantante Oliver Sykes, che descrive il processo di scrittura del mini-album come un’esperienza entusiasmante quanto sfibrante sul piano emozionale, confluita in un prodotto catartico, pensato per essere di supporto in un frangente caotico fatto di conflitto politico ed emergenza sanitaria: un buco nero in cui ciascuno di noi è stato costretto a una revisione del proprio stile di vita.

E non stupisce dunque che in questo contesto diventi necessario ricomprendere il proprio posto in un mondo globalizzato, dove l’interdipendenza tra nazioni si trasforma in inevitabile fattore di diffusione di un fattore letale, come raccontato nel singolo Ludens, oppure in cui i sintomi di un’influenza si trasformino in una minaccia senza precedenti e nel segno tangibile di una guerra che l’umanità non è pronta a combattere, come narrato in Parasite Eve (This is the moment you’ve been waiting for, don’t call it a warning, this is a war).

Gli effetti di una crisi globale, la cui fine sembra ancora lontana, testimoniano la confusione e l’immobilismo di interi apparati politici, impreparati di fronte all’imperversare di un contagio che costringe all’obbedienza di misure restrittive imprescindibili: a raccontarlo con ritmica incalzante e un ritornello catchy è il featuring con YUNGBLUD Obey, accompagnato da un video in stile telefilm giapponese degli anni Settanta, dove due enormi mecha si scontrano in uno scenario urbano.

Quello che più distintamente si percepisce nell’ultimo lavoro dei Bring Me The Horizon è il tentativo di spiegare qualcosa di più grande di noi, il senso di disorientamento che cresce di fronte a ciò che fatichiamo a sondare razionalmente e finisce per impadronirsi delle nostre menti: il tutto espresso attraverso una furia sonora che diventa valvola di sfogo fisiologica, soprattutto in brani come Teardrops, in cui si strizza l’occhio al nu metal dei Linkin Park, o ancora nella ballad One Day the Only Butterflies Left Will Be in Your Chest as You March Towards Your Death, insieme alla storica voce degli Evanescence Amy Lee.  

E sempre tra le collaborazioni impossibile non segnalare l’esplosiva Kingslayer, dove il kawaii metal delle nipponiche BABYMETAL si somma a rifiniture deathcore che riportano alla mente gli esordi della band, mentre 1×1, in combo con il duo punk al femminile Nova Twins, offre synth e distorsioni fuse egregiamente per un pezzo ricco di pathos.

In un anno nero per la musica live lavori come questo Post Human suonano come una rabbiosa quanto doverosa presa di posizione: la discografia non si ferma e la creatività di chi mantiene in vita questo settore continua a fluire, nel tentativo di dare forma e spiegazione alle fratture insanabili del nostro presente. E se lo si fa con risultati tanto accattivanti e completi vale davvero la pena goderne, cercando di resistere e di ritrovare equilibrio in quei momenti che ci colgono impreparati.

Attimi in cui anche i dischi si rivelano un valido manuale di sopravvivenza per mantenere la rotta in mezzo ad acque burrascose.

Voto: 8/10

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