Il fondatore dei Sigur Rós torna con un nuovo lavoro di inediti: Shiver, pubblicato per Krunk Records, che ci regala un Jonsi inaspettato.
10 anni: tanto è passato dalla pubblicazione di Go, il primo album solista del frontman e fondatore dei Sigur Rós Jón Þór Birgisson, meglio noto ai fan come Jonsi.
Il compositore islandese torna sulle scene con un nuovo lavoro di inediti radicalmente diverso dall’esordio in solitaria uscito per Parlophone nel 2010: durante questa parentesi dall’ampiezza non indifferente per il mercato discografico contemporaneo, Jonsi non è però rimasto con le mani in mano.
Accanto alle ultime release ufficiali della sua band, vale a dire Valtari (2012), a cui sarebbe seguito di lì a poco l’abbandono del gruppo da parte del tastierista Kjartan Sveinsson e Kveikur (2013), non sono infatti mancate incursioni in territori sonori decisamente più sperimentali: ultima in ordine cronologico Dark Morph, frutto della collaborazione tra il cantante e il compositore svedese Carl Michael von Hausswolff. Un lavoro permeato dai suoni delle profondità oceaniche, registrate a bordo di una nave grazie a un idrofono nel 2018 e chiaro sinonimo di una ricerca artistica mai sazia di nuove soluzioni.
Lo stesso spirito che si ritrova alla base dei più recenti progetti della band come le sessioni ambient di Liminal, divenute parte integrante di vere e proprie installazioni audio, o Route One, sonorizzazione del viaggio compiuto dalla band attorno alla propria isola natale nel 2016.
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Proprio l’esplorazione di nuove dimensioni musicali e la combinazione di sonorità differenti ha costituito la cifra stilistica più rilevante della carriera di Birgisson, dentro e fuori i Sigur Rós: chi a partire dall’esordio nel 1997 ha imparato a conoscere la band, sa come il post rock siderale degli esordi e i suoi crescendo strumentali abbiano progressivamente lasciato spazio anche a un dream pop etereo e avvolgente, come testimoniato dall’album del 2008 Með suð í eyrum við spilum endalaust, che sanciva definitivamente il raggiungimento di una fama mondiale e l’apertura a un pubblico sempre più ampio.
Nel medesimo solco di un indie pop mai scontato e raffinato si collocava Go, lavoro in cui Jonsi dava libero sfogo a un personale desiderio di suoni più leggeri e immediati, distanti dalle atmosfere rarefatte di Riceboy Sleeps, album ambient del 2009 pubblicato in collaborazione con il chitarrista e produttore statunitense Alex Somers.
Arriviamo al 2020 con questo Shiver, pubblicato per Krunk Records e ancora una volta ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso dal passato: le 11 tracce della fatica più recente del compositore islandese si caratterizzano per una produzione dove a dominare è l’elettronica, a volte esplosiva e caotica, a tratti più morbida e volutamente pop.
Si percepisce distintamente il tocco del producer britannico Alexander Guy Cook, fondatore della PC Music e qui in cabina di regia insieme a Jonsi stesso: brani come Wildeye, con beat martellanti e spruzzate di industrial, si uniscono alle velleità dance di Salt Licorice in collaborazione con la stella dell’alt-pop svedese Robyn, dando vita a una mescolanza fresca, potente e per certi versi inaspettata. Forse proprio quest’ultimo risulta essere il brano più distante dallo stile a cui il compositore scandinavo ci ha abituati: un turbinio esplosivo di voci effettate e ritmiche da club, lontane anni luce dai suoni canonici della sua produzione.
Se Go era un album ricco di suoni organici, semplice e intimista, Shiver emana un incessante flusso di vibrazioni digitali, un inarrestabile susseguirsi di echi e distorsioni, pur non tradendo in toto lo spirito che ha da sempre contraddistinto la produzione di Jonsi.
Rimane ben riconoscibile la capacità di evocare una vasta gamma di emozioni grazie a un inconfondibile uso della voce: non mancano infatti tracce dove il falsetto del cantante di Reykjavík domina con la sua invidiabile potenza espressiva, soprattutto in brani intimisti e solenni come Sumarið sem aldrei kom e Kórall. Qui pianoforte, distorsioni e riverberi trovano un perfetto punto d’incontro, esaltando al massimo il cantato in islandese: una scelta artistica che ha caratterizzato la produzione di Jonsi sin dai suoi esordi e che oggi si riconferma un tratto distintivo prezioso, in grado di elevare ulteriormente la qualità di una proposta sempre pregevole.
L’attenzione al dettaglio, la capacità di amalgamare in un unico lavoro un vasto campionario di influenze, i featuring di livello (tra cui Elizabeth Fraser dei Cocteau Twins) e la cura nel delineare un insieme di soluzioni sonore inedite rimanendo riconoscibili: Shiver è tutto questo, ma anche il prodotto di una lunga gestazione, il punto di approdo di un lungo viaggio durato un decennio, come il suo stesso autore ha raccontato in un post Instagram pubblicato il giorno dell’uscita dell’album.
Come semi piantati nella terra, le canzoni sono state lasciate libere di crescere: una lunga attesa all’insegna di una personalissima libertà artistica che ora ci ripaga con i suoi frutti, di certo tra i migliori che gusteremo quest’anno. E speriamo di non dover attendere ancora a lungo per un nuovo tour in cui godere di questi brani dal vivo.