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Non è lo-fi non è 8bit è Hikikomori di Acaro

Hikikomori
In anteprima su Save The Tape, Hikikomori il nuovo singolo di Acaro

Come parzialmente spoilerato nel titolo, alla fine di questo pezzo, sono rimasto con una domanda: cosa ho ascoltato esattamente? Non perché non abbia gradito, anzi. E’ solo che mi sembra qualcosa di già ascoltato, ma anche qualcosa di nuovo.
Senza stare a soffermarci su tutte le riflessioni che ho fatto, sono giunto alla conclusione che il brano, nella solitudine della stanza, è riuscito a tenermi compagnia, quasi isolandomi da tutto quello che stava succedendo.
Il pezzo si chiama Hikikomori. Probabilmente non tutti sanno che gli hikikomori esistono veramente: la parola, in giapponese, significa letteralmente stare in disparte. Non semplici nerd giapponesi. E’ un modo per definire i giovani che, per vari disagi, cercano di scappare da tutto rifugiandosi in casa, facendo quello che li fa stare meglio. Che spesso si traduce in cazzeggiare al pc.

Acaro entra in questo mondo e in un certo senso sente di farne parte. Non perché desideri denunciare il problema o insegnare qualcosa. Ma perché, per indole, si sente vicino alla tematica e si è trovato a suo agio nel volerne parlare, sperando che chi ascolta possa apprezzare.
Lo stato d’animo viene fuori proprio all’inizio della traccia: “la mia vita l’ho lasciata nel congelatore, ma le mie canzoni sono a microonde, sono un ragazzo timido, poi mi addormento spesso”.
Ma rispetto a molti Hikikomori ad avere il sopravvento è la musica, utilizzata come via di fuga verso il mondo esterno.

ph. Silvia Violante

Il risultato musicale è un rumore analogico, che diventa un suono gradevole e che strizza l’occhio al pop, senza promettergli niente. Che ti trasporta in un mondo strano, dal quale è difficile uscire ma dove per un po’ si sta bene. Ottimo lavoro, Joe Wong potrebbe apprezzare (citazione fatta volutamente per essere ignorata dalla massa).

Acaro è un artista di Bergamo classe 1993 che cerca di allontanare i mali della sua età raccontandoli. Decide di firmarsi “acaro” per la sua allergia alla polvere, difficoltà con cui incappa fin dai primi anni di vita, ma anche ottima scusa per sfuggire alle pulizie di casa.
Acaro è il racconto di un uomo qualunque, che non ha nulla di cui vantarsi, non ha mai trovato un Pokémon Shiny, non sa suonare la chitarra, spesso ci sono più persone in chiesa che ai suoi concerti. Vuole solo raccontare se stesso, la sua vita, a volte con lucidità, a volte no. Acaro è la voce dei mediocri, di chi ha fallito, di chi non ha bisogno di vincere per sentirsi vivo