Gli FSK hanno fatto il disco del 2020

Io, di base, questo articolo neanche lo volevo fare. Un po’ perché sono in una fase in cui musicalmente mi entusiasma poco o nulla, un po’ perché non ho mai voglia di affrontare l’argomento di moda del momento che sta sulla bocca di tutti. E purtroppo Padre, Figlio e Spirito degli FSK Satellite (solo FSK per gli amici) pare essere il trend topic degli ultimi giorni, il disco trap più atteso in grado di fare il bello e cattivo tempo nella scena. E ora dovrebbe, in teoria, partire la recensione atta a smontare questo disco, ma non è mia intenzione e, come dicevo in precedenza, la critica a questo lavoro la stanno facendo tanti altri siti e giornali in giro nell’internet (per una volta, almeno).

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Partiamo dal principio: io non sono fan degli FSK. Non mi piace la loro formula, la loro estetica, il loro immaginario, il loro parlare di droga come se fosse un accessorio trendy da ragazzini, il loro non dare peso e rilevanza a qualunque concetto. Tutte caratteristiche che, in pratica, li distinguono e li rendono appetibili al pubblico perlopiù dei giovanissimi. E Padre, Figlio e Spirito non fa altro che confermare questa estetica: il salto di qualità rispetto al precedente FSK Trapshit è dato dal lavoro del loro producer Greg Willen il cui sound distorto e incline a diversi esperimenti riesce a tenere in piedi la baracca. Baracca composta da Taxi B, Chiello e Sapo Bully che praticamente sopra il beat fanno il cazzo che vogliono perché uno urla, quell’altro in contemporanea canta, un altro entra rappando con un tempo tutto suo, quell’altro rutta, quello ancora scorreggia, vomita… tipo un cinepanettone.

Scherzi a parte è questo il loro trademark: molti li paragonano alla Dark Polo Gang per la formula “un producer forte e tre scarsi al microfono” ma se nella crew romana i tre ragazzi sono praticamente intercambiabili in quanto skills, nell’FSK ogni membro ha una personalità ben marcata e ciascuno non riuscirebbe a fare quello che fa l’altro. E tendono a ostentare i loro 3 stili quasi sempre in contemporanea in modo parecchio invasivo, cosa che può essere una cosa molto punk ma anche molto cacofonica. Greg Willen come già spiegato, stende il tappeto sonoro che più si adegua allo stile dei ragazzi e questo da una parte rende il tutto digeribile ai più, dall’altro crea quell’effetto da “album-playlist”, (che va molto di moda al giorno d’oggi) in cui non è presente un concept vero e proprio, ma è una sequela di potenziali banger di fila senza un particolare ordine e filo logico. Anche ciò forse può piacere ad alcuni, ad altri meno (anche se Salmo col suo ultimo disco ha fatto la stessa identica cosa e nessuno si è lamentato, anzi).

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Ora, sul lato tecnico letteralmente non c’è molto altro da dire, anzi sarebbe un po’ sparare sulla croce rossa analizzare tipo il rap e il flow di Sapo Bully per dire. Eppure pare che all’improvviso si siano tutti svegliati per dire che gli FSK sono scarsi e non hanno contenuti.

Immagino sia questa la reazione

Insomma, credo sappiano benissimo che gli FSK non stanno salvando la musica. Il disco è ovviamente vacuo e privo di contenuti, è solo roba random da pompare sul momento, ma criticarli per questo è la solita roba da boomer – come immagino direbbero i giovani d’oggi e farebbero bene. Primo perché, per una mia filosofia personale, penso che ogni generazione debba mandare a cagare quella precedente (musicalmente e non). Secondo perché al ragazzino oggi non frega niente della mia opinione da quasi trentenne e domani muoio; io stesso quando ero ragazzino non sopportavo che il quarantenne di turno mi venisse a dire di “Non ascoltare Lil Wayne e i Club Dogo che sono commerciali, ascoltati questo qua che fa il vero hip hop”. E quasi sempre il vero hip hop era un tipo random vestito da idraulico che non si faceva la doccia.

Da qui arriviamo a quanto detto già nel nostro titolo. Ok, era abbastanza provocatorio. Ma di fatto è così: in un periodo ormai di musica usa e getta e, se vogliamo, di distopia da social network e qualunque altro casino no sense ci abbiano regalato questi ultimi anni, il disco che più rimane impresso è questo, fatto così. Confusionario e senza senso.

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Comunque il mio disco dell’anno rimane Mr. Fini.


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2 risposte a “Gli FSK hanno fatto il disco del 2020”

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