Non pensavo l’avrei mai detto, ma non vedo l’ora che questa estate finisca. Ogni viaggio in macchina è una sofferenza, uscire per un aperitivo è diventato un momento stressante, andare in spiaggia crea ansia e preoccupazioni.
Perché? Sicuramente il periodo storico non aiuta, ma credo che anche le maledette hit estive giochino un ruolo centrale in questo scenario.
Ebbene sì, i tormentoni del 2020 si sono superati, e non in senso positivo.
Anche in questo caotico periodo siamo stati vittime silenziose di quelle maledette canzoni in grado di suscitarti una forte orticaria appena partono alla radio.
Deve essere una specie di potente stregoneria sconosciuta, una macumba.
Non vedo l’ora che questa estate finisca, dico davvero, così da poter godere il pacifico silenzio autunnale (o perlomeno della musica decente).
Ecco quali sono i sette brani dell’estate da cui consiglio di stare alla larga:
Alessandra Amoroso, Boomdabash – Karaoke
“Ho voglia di…” ho voglia di una ghigliottina, una lama fredda e veloce sul mio collo, che stacchi la testa di netto, senza più pensieri e percezioni, ecco di cosa ho voglia quando ascolto questa canzone.
È la prima volta che percepisco così irritante la voce di Alessandra Amoroso, giuro che ai tempi di Immobile (2011) questo non succedeva. Forse è colpa dei Boomdabash, che sono riusciti a creare questa miscela mortale dai ritmi reggae-pop in grado di rendere la voce della cantante più fastidiosa del rumore di unghie su una lavagna.
Per di più, qualcuno mi può spiegare cosa sono quei versi in sottofondo che simulano il finto orgasmo di una coppia la cui passione si è inevitabilmente spenta?
Il vero dramma di tutta questa afflizione però è che ormai la so praticamente a memoria. Sono certa che se la si scolta al contrario è una preghiera satanica, ecco perché ti entra in testa anche se non vuoi.
“Ho voglia di… ” un’esorcismo!
Baby K – Non mi basta più
Baby K, forse era meglio se restavi a Bangkok. Non commenterò il testo, perché cosa si può commentare sul testo di una hit estiva? Soprattutto se è fatta da Baby K, soprattutto se la special guest del brano è Chiara Ferragni.
Ho capito che il tentativo di Baby K era quello di suscitare una maggiore curiosità nel pubblico, ma doveva proprio scegliere la fashion blogger con la voce più fastidiosa della storia?
Chiara Ferragni, nonostante dica unicamente due parole in croce, riesce a peggiorare il brano, anche perché Baby K non è che abbia tutte queste capacità canore per poter contrastare il dannoso timbro della Ferragni.
Ecco che il pensiero costate diventa “peggio di così questa canzone monotona non può diventare” poi arriva la voce starnazzante della Ferragni e capisci che al peggio non c’è mai fine. Questo è un insegnamento da tenere bene a mente nella vita
Giusy Ferreri, Elettra Lamborghini – LA ISLA
Elettra Lamborghini non la conosciamo certo per la sua voce intonata, è più auto-tune che silicone. Dell’ereditiera italiana è la sua simpatia che colpisce e le sue parti in la ISLA non sono neanche così male.
Il vero danno arriva quando compare una Giusy Ferreri selvatica che si spinge su territori da lei poco battuti, ovvero quelli della salsa e del reggae. È così che succede l’inevitabile disastro.
Ma cos’è questa? Per caso è una gara su chi ha la voce più fastidiosa quella che stanno giocando le cantati italiane? È un malvagio piano orchestrato da qualcuno? Perché il desiderio di ghigliottina torna prepotente quando canta Giusy Ferreri.
Jason Derulo, Jawsh 685 – Savage Love
Non potevo mettere solo musica italiana in questa classifica mortale, perché sarei sembrata piena di pregiudizi nei confronti del nostro attuale panorama musicale (anche se un po’ è così). Ma ecco che viene a salvarmi quel adone meraviglioso di Jason Derulo. Questa star americana canta sempre da Dio e credo che gli angeli lo applaudano quando raggiunge certe note, ma Savage Love gli è uscita davvero male.
Dopo attente analisi vi svelerò il segreto di questo suo inspiegabile successo: Savage Love ricorda la sigla di un programma per bambini e quindi ci riporta mentalmente ai nostri momenti felici d’infanzia (anche se il testo non è proprio adeguato a delle orecchie infantili).
Dovrebbe essere un brano sexy e romantico, invece mi vengono in mente le puntate del programma Lazy Town quando lo ascolto, forse c’è davvero qualcosa di sbagliato.
Irama – Mediterranea
Sono sicura che questa sia la canzone preferita dagli animatori dei villaggi per cuccare e no, non è per niente un complimento.
Il problema di questo pezzo è il ritornello che non è sullo stesso piano delle strofe. Ascolti Mediterranea e pensi che a breve scoppierà un ritornello pazzesco, invece ecco arrivare la solita banale imitazione delle canzoni latino-americane, non riuscendo però a raggiungere la medesima energia. Senza contare che il giovane Irama in alcuni pezzi sfrutta davvero male la sua voce. Ne vedo di potenzialità nel ragazzo e non è solo il suo bel aspetto.
In sostanza, se si continua a pensare che una buona hit estiva debba essere un’imitazione di un pezzo di Pitbull o di Maluma non si raggiungerà mai la giusta originalità. Irama prendi nota.
Shade – Autostop
Questa canzone è pura tortura in musica. Consiglio ai servizi segreti italiani Autostop come nuova tecnica illegale per far confessare i terroristi e gli anarchici. Sembra il pezzo di un tredicenne alle prime armi che vuole diventare un cantante. Non riesco neanche a definirla una hit.
Non che il vecchio successo di Shade Bene ma non benissimo (2017) fosse chissà quale perla della musica italiana, ma Autostop è la testimonianza vivente della sua immaturità musicale e scarsezza di autentico talento.
Francesco Gabbani – Il sudore ci appiccica
Forse qui non sono abbastanza neutrale, perché non ho ancora capito cosa ci trovi il pubblico in Francesco Gabbani. Mea culpa.
Mi baserò quindi su cose concrete, come il testo che è la cosa più ridicola che abbia mai sentito: sembra lo sproloquio di un povero anziano che va verso la demenza. Ce lo vedo a scriverlo, mentre collega parole a caso che gli ricordano l’estate: “culi”, sigari”, “Avana”, “banana” ???
Davvero? Cosa vuole dire?
Oltretutto, deve smetterla di creare dei balletti alle sue canzoni, sperando che con una danzetta ridicola si possa generare un nuovo Occidentali’s Karma, brano super sopravvalutato.
Divinità della musica, vi prego, un Occidentali’s Karma ci basta, abbiamo sofferto abbastanza.
Con Francesco Gabbani è inevitabile pensare alla brutta fine che ha fatto il cantautorato italiano.
Insomma un’estate sofferente, ne avrai tante altre da aggiungere, ma per la mia e la vostra sanità mentale, mi fermo qui.
Dai, mancano pochi giorni e poi, speriamo, tutto questo sarà finito.