La mia intera adolescenza è stato uno sproporzionato amore nei confronti degli Zero Assoluto.
Gli Zero Assoluto sono un duo pop romano degli anni 2000, composto da Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci. Che rimanga tra noi, per anni mi sono sentita sposata a quest’ultimo. Il loro successo lo raggiungono nel 2005 con Semplicemente che rimane in classifica per trenta settimane.
Conoscevo ogni singolo brano, potevo terminare un loro testo a memoria, vivevo di pane, acqua e Sei Parte di me. Ero talmente ossessionata che la mia compagna di banco Francesca, mentre scarabocchiavo loro canzoni sul diario, spesso mi diceva “basta Denys, è ora di lasciarli andare”.
Effettivamente dopo il loro album Perdermi del 2011 il nostro rapporto simbiotico e assillante terminò. Ma lo sappiamo tutti, niente dura per sempre. Nonostante ciò, tutt’ora, sono costretta ad ammettere che se sento una loro vecchia canzone, una dolce nostalgia mi assale, e canticchio ogni pezzo con entusiasmo e sentimento.
Ma perché torno a parlare di questo amore giovanile?
Perché dopo anni di separazione forzata mi ritrovo ad ascoltare il nuovo pezzo di questo duo, Fuori noi in collaborazione con Gazzelle, uscito Venerdì 24 luglio 2020. Un grande ritorno, dicono in molti…
A quanto pare Flavio Pardini alias Gazzelle è un loro grande fan e ha sempre mostrato un amore nostalgico nei confronti degli Zero Assoluto (del resto chi non ha mai canticchiato tuturuturututtu?!). Così, durante il periodo della quarantena, è nato questo featuring e – a testimonianza di questa unione – tra i tanti video rilasciati da Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi, durante il periodo di reclusione sui loro canali social, potete trovarne uno in cui cantano insieme a Gazzelle Per dimenticare.
Ma la vera domanda è: Fuori noi è proprio quello che ci meritavamo?
Beh, visto l’inquinamento ambientale di cui siamo responsabili, lo spreco di risorse delle generazioni future, l’indifferenza verso altre vite umane, l’odio verso chi è diverso, visti tutti i difetti dell’umanità forse sì, ci siamo meritati questa collaborazione. Ok, sto esagerando ma è l’amarezza che parla. Matteo e Thomas io vi amo ancora. E’ uno di quegli amori che neanche un grosso errore può cancellare. Flavio, mi stai simpatico quando non canti. Ma ragazzi è proprio da dire, questa canzone è un fallimento. Non totale per carità, ma è un grande artefatto, nulla di nuovo o rivoluzionario.
Ammetto quindi di essere molto delusa. Con sincerità mi aspettavo di meglio. Forse pretendo che gli stessi cantati possano sempre, con qualsiasi canzone, infonderti la medesima emozione e probabilmente anche loro stessi si sono crogiolati in questa vana utopia; cercando di replicare quello che li ha portati al successo.
Ma nella musica, una copia di quello che si è fatto, è sempre una brutta copia.
Il testo non è autentico, sembra qualcosa di costruito per cercare di suscitare il tipico romanticismo indie, con frasi buttate lì a caso, forzate alla melodia e il ritornello con Gazzelle non è lineare, spezza eccessivamente il tutto. Che poi, dopo il decimo ascolto, ti entra pure in testa, diventando più apprezzabile, ma rimane sempre qualcosa di così finto che non suscita niente. Un tempo le canzoni degli Zero Assoluto ti facevano pensare al tipo/a che non ti cagava di striscio e agli sguardi immaginari che ti lanciava la tua cotta estiva. Provate ad ascoltare gli album Scendi del 2004 o Appena prima di partire del 2007 per capire cosa intendo.
Fuori noi finisce e pensi “Tutto qua?“
Musicalmente non è così male, ma si poteva far di meglio? Si poteva fare in modo che non sembrasse un’accozzaglia mixata goffamente con le loro vecchie canzoni? Direi di sì.
Insomma, ne potevamo fare a meno? Ancora una volta direi di sì. La voce di Thomas De Gaspari è sempre di qualità ed ammaliante. La cadenza rap di Matteo Maffucci è ancora l’armonica e perfetta combinazione di quella del suo compare. Forse Gazzelle non è abbastanza pop per gli Zero Assoluto, che alla fine, essere pop, non è così facile come si può pensare, o lo sei o non lo sei. Quindi Flavio Pardini, meglio se rimani nella tua bolla di pseudo-indie alternativo italiano.
Fuori noi è un’illusione: ti fa pensare che possano tornare grandi come un tempo, che possano tornare a farti emozionare come quando avevi tredici anni emulando quello che facevano nei primi duemila.
La verità è che, alle volte, alcune cose si deve continuare ad amarle per come erano, smettendo di sperare in una loro fotocopia passata. Probabilmente un brano di crescita e maturazione musicale avrebbe fatto un altro effetto. Sarebbe stato un ritorno diverso, meno imitazione dei loro vecchi successi. Sarebbe stato più vero. E alla fine aveva davvero ragione la mia compagna di banco Francesca, è l’ora di lasciarli andare.