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Floridi, «scrivere è come tornare a respirare»

Lo scorso mese è uscito per Labella Dischi Bosco, l’ultimo singolo di Floridi – il progetto solista di Luca Floridi, cantautore dalla scrittura sincera che spazia fra realtà e immaginazione mantenendo intatta la propria autenticità. Con questo brano mantiene il focus sull’amore, regalandoci questa volta una vera e propria esperienza: i richiami all’elettronica e agli anni ‘80 ci teletrasportano, insieme al refrain in loop, in un inedito scenario che ha dimenticato e al contempo sovrapposto spazi e tempi diversi. Siamo dentro il Bosco di Floridi, liberi, pronti a sporcarci, e stiamo ballando. Siamo qui e ora. Sta succedendo davvero o è solo frutto della nostra immaginazione? Ne abbiamo parlato con l’autore.

Ciao Luca, come stai? Bosco è il tuo nuovo singolo, un brano uptempo con sfumature vintage, preceduto da “Magellano” dalle linee più distese. Quale elemento artistico pensi conferisca riconoscibilità alla tua personalità a livello sonoro e stilistico?

Ciao ragazzi, tutto bene! Credo che sia necessario un mix di elementi per poter definire la personalità e la riconoscibilità di un’artista e trovo sempre più affascinante un parere esterno piuttosto che un’“autocertificazione”… provo a rispondervi dicendovi che nel mio caso la voce gioca un ruolo importante, poi chiaramente la ricerca dei suoni in fase di produzione diventa fondamentale per delineare il carattere di un album. A livello stilistico credo che la forza delle mie canzoni sia che al di là del vestito ricercato e ben strutturato dell’arrangiamento le si possa benissimo immaginare come sono nate, ovvero pianoforte e voce.

La tua scrittura risulta a volte diretta, altre metaforica, con tratti nostalgici, altre volte spensierati, realtà e immaginazione spesso si alternano e confondono, lasciando comunque spazio a un immaginario sincero. Quanto è rilevante e quanto è esplicitamente presente il tuo vissuto personale all’interno delle tue canzoni?

Il vissuto è il bagaglio che anche inconsciamente porti con te in ogni forma d’arte, nei singoli già fuori e nell’album che uscirà è molto presente, anche perché sono canzoni nate in uno dei periodi più complessi della mia vita e scrivere in quel momento per me è stato come tornare a respirare, una terapia necessaria per mettere a fuoco. Adesso che sto già lavorando a nuove canzoni, la cosa che trovo molto affascinante e sulla quale sto insistendo molto è provare a distaccarmi dal vissuto diretto per immergermi in racconti ed esperienze esterne.

Nei tuoi testi ci sono frequenti richiami alla natura. Le situazioni che racconti vedono un coinvolgimento attivo e un intreccio netto, quasi tangibile, fra i protagonisti e l’ambiente circostante. Si tratta di un fil rouge che ritroveremo anche più avanti?

Sicuramente si, sono cresciuto in un posto magico, ad un passo dalla città ma totalmente immerso nel verde, così vivido ed omogeneo da sembrare un mare, altro elemento che ricorre spesso nelle mie canzoni. Durante le mie giornate anche quelle più incasinate cerco di ritagliarmi sempre qualche minuto per contemplare il panorama ed è sempre incredibile quanto pochi istanti riescano a farmi stare bene.

Il tuo legame con la natura è sottolineato dal fatto di aver deciso di donare un euro a Legambiente per ogni pre-save del brano effettuato. Il tuo impegno nei confronti dell’associazione, nel rispetto e nella salvaguardia dell’ambiente è una costante nella tua vita? 

La tutela dell’ambiente è un tema al quale tengo particolarmente e che spero sia una priorità per tanti vostri lettori. Sono felice nel mio piccolo di aver smosso qualche coscienza, la musica nasce anche e soprattutto per questo

Un altro tema ricorrente è quello relativo alla dimensione temporale, che appare a volte dilatata, altre cristallizzata. In “Bosco” esprimi la necessità di non perder tempo perché «domani non posso», quanto è forte il bisogno di esprimerti nell’immediato attraverso la tua musica?

Sento il bisogno di raccontare quello che ho dentro, e ho bisogno di farlo adesso. Odio le scadenze, sono spesso in ritardo, ma la musica è un richiamo troppo forte per me, scrivere canzoni, suonare il pianoforte, comporre sono necessità che vanno oltre al dover pubblicare un brano su spotify a tale giorno a tale ora, l’Hic et nunc è il primo passo verso la consapevolezza di sé stessi, solo facendo una cosa per te nell’esatto istante in cui ne senti la necessità ti rende più cosciente.

Le tue canzoni, dai suoni synth pop che strizzano l’occhio agli anni ‘80 (come anche l’estetica delle tue cover), affondano le radici nel cantautorato italiano. Quali artisti hanno maggiormente ispirato il tuo percorso artistico?

In Italia Battisti, Dalla, Carboni e Cremonini. All’estero sono un grande appassionato di musica Britannica dai Beatles a Bowie, passando dagli Smiths a Sting.

Floridi ha progetti definiti per il futuro o pensi di dover ancora riflettere sulla direzione artistica da prendere?

In realtà ho le idee molto chiare, non vedo l’ora che possiate ascoltare l’album e di potervi incontrare ad un mio live.

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