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Overture: «parte tutto dal rap ma vogliamo sperimentare»

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Una cosa che fortunatamente, nonostante gli streaming e l’evoluzione dell’usufruire della musica, non cambierà mai col tempo è l’ebbrezza di scoprire nuovi dischi e nuovi artisti, magari piccoli o “di nicchia”, magari tramite passaparola, e rimanerne piacevolmente colpiti. Ed è questo quello che mi è successo ascoltando questo progetto Galerie degli Overture, giovane gruppo emergente direttamente da Alessandria, un prodotto sì rap ma con diverse sfaccettature che naviga tra diversi sound e stili, creando un qualcosa che si distingue parecchio da ciò che ora va per la maggiore, in positivo chiaramente. Ho fatto quindi due chiacchiere con Davide Boveri, frontman degli Overture, per capire qualcosa in più sul loro progetto, le loro influenze e cosa c’è dietro un disco del genere

Ciao ragazzi! Iniziamo, per rompere il ghiaccio, con una presentazione della band. Chi sono gli Overture e come nascono artisticamente?

Overture è un progetto che ha 2 anni. Ci siamo formati 2 anni fa per volontà mia e di Andrea Barbera (chitarra e tastiere, ndr) e poi con Jacopo (Basso) e Giacomo (Batteria) abbiamo iniziato a registrare le prime cose e a lavorare assieme. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare una realtà come Noize Hills che ci ha supportato da subito e che ci ha permesso di realizzare questo nostro primo disco Galerie, che contiene i nostri primi singoli Fiume In Piena e Come Godo se.

Voi siete di Alessandria. Ci troviamo in un periodo dove il mondo della musica è in fermento e città come Roma e, soprattutto, Milano sono considerate le capitali del settore e quindi sono molto in fermento. Voi stando fuori Milano sentite come un gap? Soffrite lo stare in una realtà forse di provincia?

Ti ringrazio per la domanda, non è scontata. Ti dico subito di sì, chiaramente sentiamo un gap rispetto a Milano. Ad Alessandria c’è quella che io chiamo “mentalità da grande paese”, cioè che può essere pure una città grande ma la mentalità di provincia quella è e quella rimane. Per dire a Milano come dici tu è il centro della musica in Italia ed è normale che vi siano artisti, qui da noi invece se prima facevi il barista e poi intraprendi la carriera di artista tutti ti guardano storto e pensano “Ma chi è sto scemo, chi si crede di essere?”. Mentalità molto provinciale. Poi grazie ai social ora è più facile farsi notare e sicuramente, quando il progetto crescerà, considereremo sicuramente il trasferimento a Milano, per forza. Anche perché un conto è essere forte sui social, ma un conto è essere forte nella tua città ed essere a stretto contatto con la realtà artistico/musicale della zona, è un’altra cosa.

Il vostro disco Galerie è senz’altro un prodotto eclettico e variegato, con diverse influenze che spaziano tra vari generi. So che non è bello catalogare la musica, ma come inquadrereste questo lavoro e quali sono le vostre influenze musicali?

Guarda, era proprio il nostro intento che Galerie non fosse classificabile. Non vogliamo etichettarci in un tipo di mercato e in un tipo di sound, tanto lo fanno già gli altri. Questo può essere positivo perché ci rende riconoscibili, ma c’è il rischio che l’ascoltatore medio ti metta in un “cassetto in cui non vuoi entrare”. Noi comunque cerchiamo di sperimentare e toccare diversi lati della musica. Sicuramente parte tutto dal rap, ma poi ci spostiamo verso il rock, il funk e tutto quello che fa parte del nostro background musicale, i nostri ascolti in pratica che sono diversi per ciascuno dei membri della band. Questo alla fine è il nostro punto di forza.

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Avete artisti o gruppi che per voi sono un punto di riferimento?

Personalmente ti dico Salmo, è un artista a 360°. In Italia a mio parere è sicuramente uno degli artisti che riesce a essere più completo. Un concetto che abbiamo preso e reinterpretato da lui è quello appunto della band che aiuta a creare una diversa atmosfera per quanto riguarda l’aspetto live. Solo che noi non siamo un’artista con la sua band, siamo proprio una Band, punto. Guardando fuori dall’Italia invece un artista a cui guardiamo è Anderson Paak che ci sta dando parecchi spunti.

Ascoltando il disco e osservando la vostra stessa natura di band (e il discorso su Salmo già me lo conferma) mi sono fatto l’idea che il vostro sia un progetto che punti a valorizzarsi sull’aspetto live. E purtroppo ci troviamo in un periodo storico dove i concerti praticamente non esistono. Vi chiedo banalmente come avete affrontato questa situazione e come intendete affrontarla.

Non sbagli. E’ stata una situazione parecchio difficile che ci ha impedito di portare avanti l’aspetto live: impossibilità di andare in sala prove e suonare tra noi, che è fondamentale. Il disco comunque è uscito pure in periodo lockdown perché in ogni caso volevamo che il progetto partisse dal versante digitale per poi nel mentre arrangiare tutta la parte live. Ora come ora in questo periodo di stallo infatti stiamo comunque iniziando a pensare a tutto questo aspetto, a organizzare uno show che non sia il solito rapper col dj, ma un qualcosa veramente di impatto, un vero show insomma. Stiamo lavorando duramente in modo che quando sarà il momento di tornare a spaccare i palchi, noi saremo pronti.

Per concludere vi chiediamo un po’ di ascolti che state facendo ultimamente

Sicuramente ti dico questi due pezzi di Anderson Paak. Sono proprio quel tipo di r’n’b molto chill che è ciò che prediligo e porto avanti. Poi ti direi il disco degli Psicologi, disco veramente ben fatto anche se forse rimasto un po’ troppo di nicchia. Tredici Pietro è uno che ritengo molto valido nella scena rap. E infine ti dico Madame, che è una ragazza giovanissima ma c’ha due coglioni grossi così.