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«Sotto il Sole di Riccione» di Netflix: il cinepanettone estivo con Tommaso Paradiso

sotto il sole di riccione

Sotto il Sole di Riccione è il nuovo film targato Netflix. E c’è anche lo zampino di Tommaso Paradiso

Una cosa che, dacché ricordi, mi ha sempre provocato un’irritazione tale da essere in grado di sfociare in nausea nervosa, è l’immaginario dei Cinepanettoni o delle pellicole Abbronzatissime: Jerry Calà, gli anni Ottanta, tette, culi e una tendenza generale alla mancanza di buongusto sono sempre stati gli ingredienti perfetti per farmi rivalutare la mia esistenza su questo pianeta. Da quando Tommaso Paradiso si è trasformato in una macchina da tormentoni ne è diventato il più grande estimatore, ergendoli a suoi massimi riferimenti culturali: dalle tonalità dei videoclip ai Levi’s bianchi, il suo synth pop ha trovato la scenografia giusta per la scalata al successo. 

Da Io non esisto, effettivamente, Tommaso Paradiso, prima coi Thegiornalisti e ora da solista, ne ha fatta di strada – nel bene e nel male: non mi piace essere reazionaria e cultrice del piccolo pubblico ad ogni costo, mi rendo conto che una gran parte della scena musicale è occupata dalla dimensione residuale-marginale che apprezza le hit da abbronzatura e i videoclip in cui Tommaso annusa le sconosciute. Farne parte è, dopotutto, una scelta musicale che non mi sento di contestare soprattutto se fatta bene: Riccione, ad esempio, coi suoi buoni sentimenti e la sua orecchiabilità è un prodotto confezionato alla perfezione per il grande pubblico e per diventare un inno estivo nazionalpopolare, il tormentone per eccellenza dei nostri anni. Tra estetica anni Ottanta, corse alla Baywatch e una generale tendenza narcisistica e autoreferenziale che ha reso i poveri Marco Rissa e Marco Primavera dei soprammobili utili giusto a fare da spalla al baffo aesthetic (a volte, infatti, la realtà supera i video de Le Coliche), i Thegiornalisti hanno sfornato prodotti non più apprezzati dalla vecchia guardia ma che si fanno ben ascoltare dal vasto pubblico.

Tommaso Paradiso, nel frattempo, dopo la data al Circo Massimo decide di lasciare andare quelle che ormai considerava le sue zavorre musicali e si dà alla carriera solista, ricalcando di fatto i vecchi epistemi: Roma, la banalizzazione di un generale sentimento di nostalgia, stanze vuote e tutto l’universo narrativo che aveva costruito con la sua band. La quarantena, poi, non ci aveva fatto male abbastanza e Netflix ha deciso di colpire la nostra credibilità culturale con una perla ispirata al tormentone dei Thegiornalisti: Sotto il sole di Riccione. La serie Summertime, a quanto pare, non sembrava aver raschiato sufficientemente il fondo del barile.

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Sotto il Sole di Riccione, effettivamente, non ha nulla da invidiare ai film anni Ottanta sotto l’ombrellone: un’interessante nota di maschilismo latente in alcuni personaggi, approcci imbarazzanti, dialoghi degni delle frasi sulla Smemoranda (“le cattive ragazze lo sanno riconoscere un bravo ragazzo” riassume perfettamente l’universo discorsivo della pellicola). Ma siamo nel 2020, siamo sicuri che il pubblico si meriti ancora questo? Ma l’esagerazione del gergo giovanile (e i relativi spiegoni fatti al boomer di turno) sono, forse, ancora più irritanti. Uno SKAM Italia che non ce l’ha fatta. Per rendere meglio l’idea, ecco una rappresentazione grafica di Tommy (Matteo Oscar Giuggioli – che vorrei definire il personaggio più piatto, stereotipato ed inutile del film ma, purtroppo, questa battaglia ha diversi contendenti agguerriti) e dei suoi tipici contributi alle conversazioni:

Tommi è un boomer nel corpo di un adolescente che non vuole essere scoperto

Dal punto di vista della colonna sonora, l’egemonia dei Thegiornalisti non basta a salvare una situazione per lo più tragica (come, invece, era successo per Summertime). Verso la conclusione del film, il concerto di fine estate è la celebrazione di Tommaso Paradiso come piace a lui: con le canzoni dei Thegiornalisti, ma senza i Thegiornalisti. Con questo evento che manca di qualsiasi minima regola di sicurezza che neanche nei peggiori festival di Caracas (gente che supera le transenne come se la security non esistesse, che sale sul palco, che prende il microfono a Tommaso) alla fine – spoiler alert! Sotto il Sole di Riccione si conclude proprio in pieno stile Paradiso: il romanticismo vince sempre. E a quanto pare va anche contro qualsiasi logica spazio-temporale: le persone, nel giro di mezza canzone, sono in grado di raggiungere il concerto da qualsiasi parte della città, superare la folla, trovare il proprio gruppo di amici, limonare duro. Scemi noi che se ci va bene ci ritroviamo in fondo a tutti e sempre dietro al tipo alto un metro e novanta che non ci fa vedere nulla. E di limonare, ovviamente, neanche l’ombra. Ma l’amore e Tommaso Paradiso possono tutto.