I giovani Tropea sono una delle band più promettenti del panorama milanese e, in generale, di quello italiano. Sono solidissimi dal vivo, conoscono bene i loro strumenti – spesso riservano qualche sorpresa a riguardo – e intrattengono il pubblico con una naturalezza tutt’altro che comune. In brevissimo tempo hanno conquistato la critica e la loro città natia e dallo scorso EP si apprestano a esportare la loro musica sui palchi di tutta Italia. Stiamo parlando di un gruppo che suona ancora alla vecchia maniera. Formazione classica: batteria, basso, chitarra e voce, a cui si aggiunge una vastissima gamma di strumenti sul palco che spaziano dal saxofono ai più comuni synth.
Si sono fatti conoscere con Lost in Singapore, primo loro brano approdato su spotify nel 2018. Cantato in inglese, con melodie e suoni di marcata paternità d’oltreoceano, uno tra tutti Mac Demarco, questo brano mette in mostra immediatamente le loro doti. Le influenze non finiscono certo qui: forte e marcata è la ricerca delle melodie la cui origine è da ricercare nel beat rock anni ’60, ma non solo. Lasciano spesso spazio ad un gusto puramente post-punk e a numerosi accenni alla synthwave d’inizio secolo. Il primo EP Your Wonderfull Time esce il 24 gennaio 2020.Appena è reso pubblico si mostra subito come uno dei lavori più validi della scena contemporanea ed è accompagnato da un live di altissimo livello al Circolo Magnolia, gremito di pubblico (caldissimo) che mostra non solo di apprezzare lo show, ma anche di conoscere a memoria ogni singola canzone. È una band che va vista dal vivo per essere apprezzata davvero, ma non sottovalutiamo i loro lavori in studio.
Il 5 giugno i Tropea hanno fatto uscire Technicolor, brano scelto per lanciare il loro secondo EP. Spiccatamente autobiografico, nutrito da venature malinconiche, come la maggior parte dei loro testi, Technicolor risulta colmo di vitalità autentica, un po’ come tutti i loro live. Registrato tra le colline di Serole – in provincia di Asti – è stato prodotto durante il lockdown praticamente su internet, altro caposaldo della cultura musicale legata all’universo Tropea. Hanno riproposto attraverso le loro canzoni esplorazioni profonde della subcultura del web, tanto che si è giunti a parlare di cringe-invasion anche per merito loro. Non che la cosa ci dispiaccia, anzi. La prima novità è il testo ibrido che viene proposto parte in inglese e parte in italiano, quasi fosse un modo per sdrammatizzare un poco le difficoltà del crescere. La seconda è la spiccata vena disco revival su cui è basato il brano, che risulta essere per nulla scontato. Anche se, di questi tempi, il genere ha figliato parecchio, dando vita a progetti più e meno validi. Technicolor è come una sbronza felice, dove si può assaporare la propria vulnerabilità senza doversi nascondere dietro a qualche bugia che ci raccontiamo nel tentativo di proteggerci.
L’EP Might Delete Later dei Tropea risulta essere più complesso e più ricco di sfaccettature rispetto al singolo. Contiene sei tracce di cui cinque inediti. La prima, Last Hour Together riprende i lavori precedenti, immergendoci nel pieno del loro spleen spiccatamente post-punk, aggiungendo così un altro tassello alla loro maturazione artistica. A seguire, come un naturale evolversi degli eventi, giunge Warfair le cui sonorità sono da ritrovare nei maturi anni ’80, ma che ci fa intuire che qualcosa è cambiato. Scende in campo una ricerca più personale, accompagnata dalla sicurezza di sapere dove si vuole andare a parare. Una canzone probabilmente strutturata su più registri che sono stati scomposti più volte, per risultare quindi la più ritmata possibile. Drama Kid invece ci cala nel complesso mondo della nostra fanciullezza, lasciandoci un piacevole senso di oppressione. Oltre al riff ben strutturato, in essa si nasconde la piccola citazione di Another Brike in the Wall dei Pink Floyd che non fa altro che arricchire un brano solido. We Held Loneliness’ Hand è ambiziosa. Forte il primo impatto che si ricollega a quella presa male vissuta con il sorriso cringe tipicamente “tropeiano” e che a memoria va a ripescare numerosi successi anni ’90 – personalmente l’attacco del brano mi ha ricordato un po’ Narcotic. Interessante sperimento che ci segnala un’altra leggera evoluzione nel loro gusto, che per quanto sia mitigato da questa orecchiabilità più datata e sentita, lascia intendere un allargamento degli orizzonti e una presa di coscienza dei propri mezzi. Spazio quindi alla già citata Technicolor che si erge al di sopra di ogni altro brano per accompagnarci all’ultima traccia, Segnore che, beh, è tutta una sorpresa.
Nel suo complesso Might Delete Later nasconde una fragilità autentica, che lascia alla nostra sensibilità il compito di dare forma e contorno a quanto viene detto. Ad ogni ascolto ci trasmette qualcosa di diverso. È un percorso molto personale quello che viene intrapreso nel suo sbocciare. Un punto di partenza più che d’arrivo per il loro processo creativo. L’EP non ha la pretesa di seguire le attuali mode italiane, anzi, pare quasi prenderne le distanze, divenendo più astratto e indefinibile, merito anche di sonorità che raramente calcano i nostri palchi e, per tanto, più autentico.
Might Delete Later dei Tropea, in definitiva, è un voltare pagina, ma senza dimenticare quanto si è appreso dai capitoli precedenti.
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2 risposte a “«MIGHT DELETE LATER» DEI TROPEA È COME UNA SBRONZA FELICE”
[…] quanto riguarda le uscite di quest’anno… italiane i Tropea probabilmente, estere Grimes e Nicolas Jarr, anche se il cuore vorrebbe poter dire gli Strokes. Ad […]
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