L’abbiamo scoperta con Samurai e LOGO (all’anagrafe Giulia di Gregorio) ci ha subito conquistati con i suoni elettro-pop, che non l’hanno abbandonata neanche nel secondo lavoro CDB Crampi di Battaglia. La produzione è una garanzia di qualità firmata Simone Waxlife Lanza.
Tra qualche giorno, il 9 giugno, uscirà il suo nuovo singolo Pugni. Nell’attesa, abbiamo fatto due chiacchiere con LOGO per capire, tra le altre cose, come nasce la sua musica e cosa c’è dietro Margarina Records – che da anni supporta la scena artistica femminile in tutta Italia.
Ciao LOGO! Per conoscerci meglio vorremmo partire delle radici: la tua geografia musicale si sviluppa da Verbania (che è casa tua), passa per Milano con Van Houtens e arriva fino al Sudamerica. In che modo questi passaggi hanno influenzato la musica che stai facendo oggi?
Innanzitutto, Verbania è la patria dei Van Houtens, che poi sono il punto in comune con l’esperienza milanese. Quando ero adolescente c’era una bella scena musicale, soprattutto hip-hop: i grandissimi come Mistaman o Bassi Maestro passavano da lì. Verbania poi ha dato i natali alla Cricca dei Balordi. In generale in quel periodo era abbastanza viva, nonostante le iniziative per i giovani fossero già ostacolate (e ora sono inesistenti). C’era del terreno fertile e c’era una scena che aveva il suo punto di ritrovo al Cantiere, una sala prove e sala concerti… E io ho fatto parte del gruppo che ha ideato il Voodstock, festival di Verbania che ha ospitato Linea77, i Marta sui Tubi… Spostatami a Milano ho fatto la bassista turnista per i Van Houtens. Per quanto Alan abbia sempre cercato di ricreare l’ambiente band, di fatto i pezzi erano suoi. Quindi ad un certo punto ho iniziato a meditare a fare qualcosa di mio perché mi mancava la parte espressiva ed autoriale dello scrivere le canzoni. Poi sono andata in Cile per l’università e lì ho tirato un sospiro di sollievo: a Valparaìso ho trovato una scena musicale vivace con tantissimi artisti (dai graffitari ai pittori). Io e Jonas, un ragazzo tedesco pluristrumentista, abbiamo messo su un duo. Eravamo unici perché cantavamo in inglese e ci facevano suonare tutte le settimane. Rientrata in Italia ho scritto canzoni mie.
Quindi negli anni passati hai costruito il tuo personaggio da solista e la stabilità a Milano ti ha permesso di trovare i collaboratori giusti per esprimerti?
Esatto, il passaggio fondamentale in questa consapevolezza espressiva è stato quello dall’inglese all’italiano. Io ho sempre scritto in inglese perché avevo nel retro cranio un universo punk rock e cercavo quasi di ispirarmici. Nonostante avessi sempre più padronanza dell’inglese, però, quella lingua è diventata limitante per esprimermi davvero. E sono passata all’italiano.
Il tuo primo singolo è Samurai, mentre il mese scorso è uscito CDB Crampi di Battaglia, un brano elettro-pop che parla di sentimenti ma sembra anche una guerra. Stiamo imparando a conoscere il tuo immaginario, ma per ora il tuo amore sembra una lotta anche se (soprattutto nel videoclip in acustico) è piuttosto una lotta intima.
Soprattutto in CDB c’è una guerra personale e uno dei miei temi è proprio la battaglia (personale, relazionale, intima). CDB è proprio una lotta con se stessi, quando non vorremmo provare sentimenti che invece proviamo. Perché, in teoria, non ci sono sentimenti di serie B. Ma alla fine per noi prevalgono l’amore e la rabbia mentre la frustrazione, la noia sono un po’ secondari, non abbastanza romantici.
Dobbiamo aspettarci lo stesso anche nei prossimi lavori?
Assolutamente! Il prossimo singolo Pugni, che esce il 9 giugno, parla del momento zero in cui la rabbia sale. Nel trittico dei tre pezzi, infatti, è proprio primo.

A proposito di battaglie… Sembra che la scena musica italiana, soprattutto quella indie, pecchi un po’ nella componente femminile. Ci parli un po’ di Margarina Records che, invece, dal 2016 supporta proprio la scena delle artiste?
L’argomento è molto delicato e ha molte sfaccettature. Un tempo c’erano pochi spazi per le artiste, ed è così che è nato Margarina – prima a Roma da mia sorella [Silvia Di Gregorio, ndr] e poi è stato portato a Milano. Qui la scena era un po’ più elettronica, ma la sostanza era la stessa: sentivamo il bisogno di dare spazio a della artiste donne. Abbiamo smesso di fare eventi perché qualcosa si sta muovendo e l’evento non basta più. Ora tutte le etichette hanno una “quota rosa”, ma sembrano quasi cavalcare un trend. Per adesso queste quote servono, però quando si smetterà di dire “l’artista donna di quell’etichetta”, avremo raggiunto il risultato migliore.
In questa scena ci sono artiste o artisti con cui vorresti assolutamente organizzare delle collaborazioni?
Ce ne sono alcuni con cui mi piace passare del tempo e spesso per fare delle cose belle bisogna trovarsi, ma non basta. Serve comunque trovare qualcuno con cui fare delle cose interessanti. A livello di scrittura mi trovo molto con Brenneke, abbiamo un linguaggio comune dato forse dal background.
Dici che la provincia non dà scampo?
Esatto! Poi, al di là di questo ho fatto altre collaborazioni. Ho lavorato con Aaron Bautista che è un ragazzo che fa emo-trap. Mi piace molto il suo modo di concepire la musica, nonostante io e lui siamo molto diversi. Il riff iniziale di Pugni, ad esempio, è suo e ha colto l’immaginario sonoro giusto. Il vestito di Pugni, ovviamente, è sempre di Simone Lanza [Waxlife, ndr]. La stessa collaborazione con Simone è uno degli aspetti più interessanti di questo percorso.

A proposito di radici e scena musicale, quali sono i tre artisti che ti hanno portata ad essere LOGO?
Levante, perché da subito mi hanno paragonata a lei. Le famose quote rosa di prima: lei era la reference perché era quella che ce l’aveva fatta. Quindi sono LOGO anche per l’ammirazione e per la voglia di differenziarmi da lei. Poi senza dubbio Cosmo, per il suo modo di scrivere classico ma declinato in chiave ultramoderna. E infine Salmo perché è un artista completo, un duro e puro.
Chiudiamo con il più classico dei cliché: lo cacci un album prossimamente? Noi lo aspettiamo!
Se mettiamo i pezzettini insieme, a settembre avremo un EP di LOGO con quattro pezzi. È tutto programmato e sono brani che fanno parte dello stesso immaginario, con un concetto di introspezione che si lega al mio colore armocromatico [ride, ndr]. Una volta una ragazza che non conoscevo ad un festival mi ha detto che sono inverno deep. Ed effettivamente lo sono anche dentro.