Esce oggi il nuovo singolo di testacoda, colla. Classe 1994, Lorenzo è un cantautore comasco, ma ormai stabile a Milano. E se non lo conoscete già, questa è l’occasione giusta per gettarvi nei suoi testi che sanno di incertezze e pianti disperati.
Con un synth che ci riporta negli anni ’80 e una malinconia che ci parla di relazioni che non girano per il verso giusto, questo singolo è l’ennesimo tassello della storia raccontata da testacoda. Una storia partita con l’EP morire va di moda e proseguita con è proprio una cattiveria (entrambi del 2019), che racconta di abitudini, giorni di pioggia, futuri esitanti, zero tempo e serrature cambiate. Sbandate che hanno come sfondo una Milano un po’ incerta e un po’, allo steso tempo, rifugio.
Lo abbiamo intervistato per capire un po’ meglio la sua evoluzione e, soprattutto, per chiedergli quando ci fa un disco lungo e triste. Perché noi non vediamo l’ora.

Ciao testacoda, come stai? Come hai passato gli ultimi due mesi?
Sono stato in quarantena e sono uscito solo due volte in 60 giorni ma ne ho approfittato e ho scritto quasi 2 ep
Seguiamo i tuoi passi dai tempi del tuo primo EP Morire va di moda, da quel momento non ti sei mai fermato: 2 EP nel 2019 e svariati singoli nel 2020. Traspare, quindi, una grande urgenza di condividere il tuo lavoro. Quanto conta il momento che stai vivendo nella tua produzione?
Alla fine il momento conta poco perché ho gli stessi problemi da 10 anni, quindi per adesso devo esaurire quelli prima di continuare.
Nella tua musica ci sono varie anime, ti senti più pop, emo, rap, indie?
Mi sento anime!
Nonostante i tuoi testi siano spesso “tristi” e disillusi hai giocato su un ritmo incalzante e uptempo soprattutto negli ultimi singoli che hai pubblicato nonostante i temi che stavi affrontando. Nel nuovo singolo Colla, invece, c’è malinconia a tutto tondo, sia nel testo che nella base. Come mai questa scelta?
È casuale, dipende solo da come sono nel momento in cui sento una strumentale e questa in particolare secondo me è comunque più allegra della media.
C’è più effettistica vocale, più rimandi agli anni 80, synth e vocoder soprattutto nel finale, hai voluto scavare nel Giorgio Moroder che è in te?
Volevo fare del dreampop che tra l’altro adesso fanno tutti quindi sono solo caduto nella moda del momento direi, tra l’altro non conosco neanche una canzone di Giorgio Moroder.
Dal tuo primo singolo ad oggi sei sempre uscito con Digitale 2000, ti ho anche visto 2 volte live sempre con Rokas e i Miei Migliori Complimenti, possiamo dire che siete prima un gruppo di amici e poi una label? É facile conciliare amicizia e musica?
È facile perché la musica non la facciamo insieme a parte rari casi, con Rokas è più una scelta perché, in realtà, ci viene facilissimo fare canzoni insieme. Ma tra amicizia e musica è meglio fare due percorsi ben distinti.
Quando ce lo fai un disco lungo e triste?
Quando firmo per un sacco di euro perché a me i dischi fanno schifo.
Ci consigli tre album da divorare in questi giorni?
Io sto ascoltando Starz, Miss Anthropocene ed Eternal Atake.