Il rapporto tra una colonna sonora e un film o, per allargare l’analisi, il rapporto di sincronizzazione tra un video e una musica, spesso determina il successo di entrambi. Una sorta di bollino di qualità. Leggere le righe di analisi di Denys Guante su questo argomento, usando come soggetto Summertime (se te lo sei perso è un male, ma puoi recuperarlo qui), mi ha permesso di aprire la mente sulle serie tv Netflix che più hanno lasciato soddisfatta la mia esigenza di guardare e godere di una serie anche ad occhi chiusi. L’idea di immaginare la scena grazie al connubio di voci e musica è un dono che si ripete poche volte. E questa non vuole essere una bibbia, ma l’ondata iniziale e, chissà, potranno esserci nuove puntate e nuovi spunti. Come filtro, un solo dogma, scritto nel fuoco del web proprio nell’articolo di Denys: «La colonna musicale deve poter incorniciare le scene che da sole non saprebbero sopravvivere. Insomma, se si piazza la musica a casaccio, la si sveste del suo ruolo di amplificatore emotivo».
Soggetti selezionati: 13, Dark, Luke Cage, Stranger Things e Skam.
Si parte.
13 Reasons Why
Con 13 ci troviamo di fronte a una di quelle serie che non hanno passato l’esame della terza stagione di Netflix. Spesso è la stessa Netflix a scherzare sull’argomento, come in una puntata della seconda stagione di Dear White People, ma non è questo il punto. Il punto è il capolavoro della prima stagione, la sua colonna sonora, il colpo di angoscia che ogni nota, ogni sguardo, ogni trama e sottotrama lascia al termine di ogni puntata. No, Save The Tape non è una celebrazione di quelle cassette, ma piuttosto mi è sembrato doveroso partire da questo esempio. Mi sforzerò in ogni modo a non spoilerare nulla in questo pezzo, ma diavolo se davvero non avete ancora visto queste serie, la quarantena non è proprio servita a nulla.
Piccola pillola per la trama: Hannah Baker si è uccisa ma prima di farlo ha registrato 13 cassette con le ragioni che l’hanno spinta a compiere questo gesto. Una cassetta per ogni ragione, da far passare da “responsabile” a “responsabile”.
Così come in Summertime, il connubio tra Selena Gomez e un teen drama è a dir poco perfetto. Ma siamo ben lontani dalla banalità. Qui l’asticella si alza a tal punto che la stessa Selena Gomez ne esce rafforzata. Non è solo la musica a dar credibilità allo storytelling, è la serie stessa ed elevare Selena Gomez a qualcosa di più delle semplici canzonette.
Anche un ballo della scuola emerge, si eleva. Si creano i contesti per inserire colonne sonore memorabili, e sfido chiunque a non voler limonare, anche in macchina, sfatti, di fianco a una persona che fino a quel momento non vi aveva conquistato del tutto, se dalla playlist parte The Night We Met di Lord Huron. Con nomi come Joy division e Cure si gioca facile, ma la classe sta nel puntare su nomi che ancora non sono icone, e vincere. A tal riguardo chiedere a una certa Billie Elish per informazione, e della sua Bored. Per concludere questa carrellata di pezzoni inseriti soltanto nella prima stagione, completano l’offerta Into the Black dei Chromatics e A 1000 times di Hamilton Leithauser, letteralmente il brano più ascoltato dell’artista, con oltre 35milioni di ascolti solo su Spotify.
Dark
Il nostro viaggio attraverso Netflix ci porta in Germania, e parliamo della serie dove la domanda non è chi, o come, la domanda è quando?
Come nel caso di 13 siamo nel fortunatissimo anno 2017 e già dalla canzone scelta per la sigla possiamo capire che la produzione ha intenzione di fare tremendamente sul serio. Goodbye degli Apparat, un pezzone che aveva già fatto capolino in modo memorabile nel mondo delle serie tv. In questo caso serve davvero aver visto la puntata e per chi ce l’ha nel bagaglio della memoria, bastano tre note per doversi per forza fermare e dedicarsi un momento per riprendersi. Parliamo di Breaking Bad: Stagione 4, episodio 13, Gustavo Fring. Stop.
Ma come detto, con Dark abbiamo davanti un thriller dove i viaggi nel tempo la fanno da padrone. Per questo la musica è fondamentale non solo per le ambientazioni, ma anche e soprattutto per i contesti temporali. You Spin Me Round (Like a Record) degli Dead or Alive ne è un fortunato esempio. A questo si aggiunge il coinvolgimento di un’artista più volte inserita nelle colonne sonore di film e serie di successo: Agnes Obel, con Familiar (pezzone davvero memorabile) e It’s Happening again. Per chiudere questo piccolo estratto da una delle serie tv più affascinanti della piattaforma, una menzione va a Ben Frost. Se fino ad ora abbiamo parlato di tracce utilizzate all’interno della serie, qui parliamo di un autore che ha scritto brani e musiche originali per le prime due stagioni di Dark. Suoni che viaggiano a frequenze basse, non scomodiamo l’8d che tanto ha fatto discutere, ma mettetevi in cuffia Alles ist Miteinander Verbunden, e poi potremo riparlarne.
Luke Cage
Cambiamo totalmente genere ed entriamo nel mondo Marvel di Netflix e dei suoi supereroi. Ma questa volta entriamo nella dimensione degli eroi minori e nel particolare in quella di Luke Cage. Nulla da dire della trama, Luke Cage appare un personaggio molto simile al Batman di Nolan. Non un eroe che segue i canoni classici, ma l’eroe di cui Harlem ha bisogno. Lasciando da parte gli intrecci con Jessica Jones, Iron Fist, Daredevile il dilemma su chi sia lo spin off di chi, il punto sta sulla colonna sonora e la scelta della musica. Alzi la mano chi non ha mai fatto il tifo per il cattivo. E ora alzi la mano chi non ha mai sognato di far serata all’Harlem’s Paradise del cattivo più stiloso di sempre: Cornell “Cottonmouth” Stokes. L’obiettivo della serie è proprio far emergere il valore socio-culturale di Harlem, trasmesso attraverso la musica. La quasi totalità della colonna sonora è infatti originale e spesso le band suonano direttamente dal palco dell’Harlem’s Paradise, portando la colonna sonora a prendere vita e diventare parte integrante della trama, come si può capire fin dalla prima puntata.
Vi lascio giusto due esempi, giusto per far capire, tornando a Summertime, quello che poteva essere il live dei Coma Cose, ma che non è stato.
Stranger Things
Il sottotitolo potrebbe essere elogio della cultura pop degli anni ‘80 da parte di Netflix. Quanto utilizzato per caratterizzare i personaggi di Hawkins e il sottosopra è davvero uno sforzo senza pari. E no, mi rifiuto di dare cenni alla trama per una serie che è già cult e piuttosto mi concentro su una storia davvero molto memorabile.
Immaginate di essere una band che decide di fare un’elettronica vecchio stile, nel 2010. Una scelta nemmeno così rara, a giudicare dalle produzioni emerse negli ultimi anni, e dal fascino mai sopito dell’analogico su chi lavora in un genere musicale simile. Beh, immaginate di non avere però trovato la chiave di svolta e di essere quasi convinti che ormai è il caso di mettere i sintetizzatori in garage e dedicarsi ad altro. Poi vi squilla il telefono, vi chiedono se state ancora facendo musica perché una vostra canzone inserita in un film un anno prima li ha particolarmente colpiti. A quel punto capite che è un treno troppo importante per correre il rischio di perderlo e gli mandate qualche brano mai pubblicato, fatto in passato.
Quel treno non farà più fermate, neanche per pisciare, e il successo sarà qualcosa di definitivo. Questa è la maxi storia di come la vita dei Survive sia cambiata, o quasi. C’è qualche dettaglio romanzato, ma quel che conta è che quei suoni, originali, che determinano il passaggio dei vari personaggi, come se fosse un film con la colonna sonora di Ennio Morricone, sono uno dei motivi di successo della serie tv che ha riportato agli albori tracce come Never Ending Story, la celeberrima colonna sonora de La storia infinita, un ennesimo cult anni ’80 che rappresenta una pietra miliare della storia dell’epoca e anche un momento esilarante della serie tv dei giorni nostri.
Skam
Il fenomeno Skam parte dalla Norvegia e rappresenta un successo quasi spontaneo. Il quasi è doveroso perchè, se è vero come è vero, che in Norvegia la promozione è stata praticamente nulla e il successo è stato decretato quasi interamente dal passaparola, è altrettanto vero che emerge forte e chiaro uno studio del target di riferimento decisamente capillare. Tradotto: se sai benissimo a chi vuoi parlare e lo fai al meglio, sarà il destinatario ad amplificare il tuo messaggio. E Skam ci è riuscito in pieno, a tal punto da diventare un modello per molti paesi nel mondo. Tra questi c’è anche l’Italia, dove il progetto ha visto una forte collaborazione con Tim Vision, proprio per raggiungere lo stesso target norvegese: quello dei teen.
Lo studio attento, l’analisi e l’approfondimento dei personaggi, arricchito dalle clip extra puntate e dalle chat con i protagonisti (qualcosa di visto anche in occasione della serie tv Braccialetti rossi), non poteva prescindere dalla presenza musicale. Il risultato, degno di nota, è qualcosa di non artefatto ma proprio ben riuscito a completare la missione comunicativa, anche se lascia in bocca quel sapore di tentativo che non ha raggiunto gli stessi effetti dell’originale norvegese.
Quel che resta è una serie Netflix che ha appena visto l’epifania della quarta stagione, dove la colonna sonora, ancora una volta, è molto utile per addentrarsi nella tematica. Sfaccettature decisamente molto diverse tra loro, e pe farvi capire di cosa parlo vi basti sapere che in questa serie convivono I Cani, Will.I.Am, Britney Spears, Lady Gaga, Dark Polo Gang e Renato Zero.
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