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SUMMERTIME, LA SERIE TV NETFLIX CHE SOLO LA MUSICA AVREBBE POTUTO SALVARE

SUMMERTIME

Un pomeriggio verso la fine della fase 1, ho guardato stranita mia sorella quattordicenne che canticchiava Frah Quintale, lei che ha sempre considerato la musica che ascolto senza senso. Lei immediatamente mi ha risposto: «è una canzone di Summertime!» aumentando in questo modo la mia perplessità. Sui social, effettivamente, avevo visto campeggiare il nome di questa serie, Giorgio Poi gli aveva dedicato un post, Colombre una storia e l’interesse saliva come il mercurio dentro a un termometro. Ho fatto le mie ricerche e tutto mi è stato chiaro.

Summertime è una serie tv italiana targata Netflix, prodotta da Cattleya, uscita il 29 aprile che narra di una storia d’amore estiva ambientata sulla costa adriatica.

Ho così deciso di buttarmi sulla sua chiacchierata playlist: in pochi minuti di ascolto mi sono ritrovata a pensare ai bagni al mare, ai concerti sotto le stelle, ai balli sfrenati in mezzo al caldo afoso, alle birre ghiacciate… Questa colonna musicale ha la capacità di immergerti nell’atmosfera delle vacanze estive, è ben costruita e offre degli aspetti davvero interessanti. Innanzitutto, non sono presenti unicamente brani di artisti famosi ma anche pezzi di talenti un po’ più sconosciuti alla massa. Possiamo, inoltre, trovare un bel numero di brani di Giorgio Poi, il quale collabora anche con Francesca Michelin in LEONI, la canzone principale della serie. In più, non c’è neanche una canzone di Tommaso Paradiso! Un’ulteriore conferma della qualità di questa scelta musicale? Io direi di sì.

Da quando un telefilm italiano ha il coraggio di puntare su canzoni che non siano le solite che passano ciclicamente in radio? Possibile che si siano accorti, con qualche anno di ritardo, che utilizzare questo tipo di musica in un teen drama potrebbe ampliare l’utenza interessata?

Viste le domande che mi frullavano in testa, ho ritenuto fosse necessario vedere con i miei stessi occhi, tentando il più possibile di essere imparziale. L’impegno auto-imposto si è dimostrato arduo fin dagli inizi, dato che la serie è liberamente ispirata a Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia e, vi dirò, il liberamente non mi rincuorava affatto.

Summertime è ai livelli della sua playlist? Avrei molto da dire e criticare ma cercherò di limitarmi. La trama è forzata e mediocre, una prevedibile storia d’amore dall’evoluzione insensata tra Summer (Coco Rebecca Edogamhe) e Ale (Ludovico Tersigni).  I dialoghi sono la fiera dei cliché, i personaggi (soprattutto i principali) sono delle vere e proprie caricature e le capacità attoriali non migliorano la situazione. Per carità, sono tutti fisicamente perfetti, forse addirittura troppo facendo mancare spesso un po’ di realismo, ma il problema enorme è lo scarso talento recitativo.  Mi sento di salvare da questa recensione distruttiva solamente Dario (Andrea Lattanzi), il migliore amico del protagonista.

Spesso, inoltre, la musica si perde e viene troncata all’improvviso, quando, invece, lasciandole il giusto spazio potrebbe migliorare il risultato finale. Per concedere a Summertime almeno una lode, vi racconto una delle poche eccezioni: è una scena incantevole quella in cui Sofia (Amanda Campana), l’amica del cuore di Summer, emerge dall’acqua a rallentatore, risalendo la scaletta di un pontile mobile sotto l’irresistibile brano V di Francesco De Leo. È davvero un peccato che non ci sia almeno un’altra scena all’altezza. Ultima nota positiva riscontrabile è il cameo dei Coma Cose che fanno un concertino sulla spiaggia.

La colonna sonora di Summertime viene in questo modo decisamente sprecata, non riuscendo ad esaltare le scene come invece succede in altre serie tv, si veda Dark, 13 o Mortel.

Le canzoni giuste in una serie fanno molto, ma non bastano perché ci deve essere un lavoro di fusione tra musica, movimenti, parole e immagini per poter suscitare le giuste sensazioni.  La colonna musicale deve poter incorniciare le scene che da sole non saprebbero sopravvivere. Insomma, se si piazza la musica a casaccio, la si sveste del suo ruolo di amplificatore emotivo. Senza contare, per di più, che per quanto sia azzeccata la scelta musicale, essa non può dare un senso alla banalità. A Napoli si dice Hai voglia ‘e mettere rum, chi nasce strunz’ nun po’ addivintà babbà e Summertime non lo paragonerei a un delizioso babbà, o no?

Consiglio spassionato: limitatevi ad ascoltare la playlist di Summertime e createvi il vostro telefilm in testa, che forse viene meglio.